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Dino Martirano per “il Corriere della Sera”
piero grasso con moglie inaugurazione anno scolastico 2013
Al 18° scrutinio finito nel nulla — e con la prospettiva che anche il 19°, in programma oggi alle 13, si concluda con una fumata nera — l’elezione dei due giudici costituzionali si arricchisce di un tormentone. Quello che, suo malgrado, sta trascinando nell’arena il presidente del Senato, Pietro Grasso: «I voti espressi per me alla Corte sono a metà tra una provocazione e uno scherzo. E la Consulta non merita né l’una né l’altro...», risponde la seconda carica dello Stato.
Grasso, dunque, liquida non senza fastidio i 94 voti (dichiarati da Lega e M5S) espressi ieri nel segreto dell’urna a suo favore. Ma la «provocazione» di votare un non candidato (che vuole restare ai vertici del Senato) potrebbe continuare anche oggi e addirittura crescere, anche perché non c’è ancora un accordo «vero» tra FI e Pd. E al di là delle battute di Roberto Calderoli (Lega), che ha ingaggiato un duello a colpi di regolamento contro il presidente, al Senato si registrano troppi ammiccamenti bipartisan.
«Da un vicepresidente — avrebbe detto Grasso a Calderoli, all’ufficio di presidenza che ha deciso le sanzioni per i tumulti dell’ 8 ottobre in Aula — mi sarei aspettato maggiore collaborazione per far funzionare il Senato». Dentro FI, sensibile all’argomento «Grasso eletto alla Corte suo malgrado», si sono fatti avanti Francesco Nitto Palma e Ciro Falanga, entrambi puniti dall’ufficio di presidenza per i disordini in Aula. «Non comprendo perché il presidente Grasso, cui non difetta l’autostima, per come è possibile vedere ogni volta che presiede, ritenga che quei voti siano solo uno scherzo o una provocazione», ha ironizzato Palma. E Falanga ha aggiunto: «Ho votato per Grasso, lo rifarò. I 90 voti sono una giustificata e istintiva reazione».
Se Grasso non vuole andare alla Corte nessuno potrà mai mandarcelo, con l’intento di liberare la poltrona più prestigiosa del Senato: « Non sum dignus », ha risposto in aula il presidente a Stefano Candiani (Lega) che per primo aveva lanciato la sua «non candidatura». Ma Grasso deve guardare anche all’interno del suo partito, il Pd, dove alcuni settori da tempo gli riserverebbero critiche. «La Corte è un’istituzione troppo seria per poter sopportare che qualcuno giochi o, peggio, cerchi di costruire malintesi», ha detto Rosa Maria Di Giorgi, incaricata dal gruppo di fare muro intorno a Grasso.
Francesco Nitto Palma
CIRO FALANGA
E Francesco Russo (Pd) ha aggiunto che «il presidente del Senato dovrebbe esser tenuto lontano dalle polemiche di giornata». Per la Consulta e per il membro laico del Csm, dunque, si rivota oggi alle 13. Pd e Fi daranno indicazione di votare scheda bianca. «Se invece gli azzurri forniranno un nome credibile (il tecnico Guzzetta o il politico La Loggia, ndr ) — dice il segretario d’Aula del Pd Ettore Rosato — il nostro candidato è e rimane Luciano Violante».
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