PER CONSOLARE LA FINOCCHIARO CON IL SUPER “MINISTERO PER IL MEZZOGIORNO”, RENZI DEVE SFILARE A DELRIO LA DELEGA AI FONDI EUROPEI - MA NON BASTANO I SOLDI PER RILANCIARE IL SUD: SERVONO IDEE

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

1. RENZI PENSA A UN MINISTERO PER IL SUD CON LA CASSAFORTE DEI FONDI EUROPEI

Paolo Baroni per “la Stampa

 

vignetta FINOCCHIARO RENZI BARALDI vignetta FINOCCHIARO RENZI BARALDI

L’ultima idea di Matteo Renzi è quella di cogliere al balzo l’occasione e, visto che c’è da sostituire una ministra, trasformare gli Affari regionali nel ministero per il Mezzogiorno a cui verrebbe affidata pure la gestione dei fondi europei. Un pacchetto consistente di miliardi (il solo piano 2007-2013 ne valeva quasi 100) fino ad ora ritenuto altamente strategico, perché è da queste risorse che dipendono gran parte dei nuovi investimenti (dalle grandi opere alla banda larga) e per questo tenuto ben stretto da palazzo Chigi. 
 

IN POLE C’È UNA GIOVANE 
Al posto di Maria Carmela Lanzetta dimessasi non senza polemiche nei giorni scorsi dagli Affari regionali, dovrebbe andare un’altra donna. «Esce una entra una», ha spiegato l’altra sera il premier durante Porta a porta. Anche in questa occasione Renzi vorrebbe valorizzare una nuova leva del pd, una giovane.

ABBRACCIO BOSCHI FINOCCHIAROABBRACCIO BOSCHI FINOCCHIARO

 

Per questo, al momento, i nomi più accreditati per il nuovo dicastero sono due: Valentina Paris, avellinese, attuale responsabile Enti locali nella segreteria Pd in quota Giovani turchi, e l’umbra Anna Ascani, area Letta. Ma si parla anche di Anna Finocchiaro, Enza Bruno Bossio, Stefania Covello, Magda Culotta.
 

FINOCCHIARO FINOCCHIARO

DAL CARROZZONE ALL’AGENZIA
Per ora il progetto, che ha molto il sapore di prima Repubblica ed occhieggia al boom economico degli anni Sessanta, è appena abbozzato e non è detto che il sottosegretario Graziano Delrio, a cui nel frattempo è finita questa delega così pesante, si faccia sfilare di buon grado un portafoglio tanto ricco.

 

Se invece l’operazione andasse in porto si ritornerebbe in qualche modo alla struttura dell’ultimo governo Berlusconi, con Raffaele Fitto titolare sia degli affari regionali che del Mezzogiorno (ma non della cassa che invece veniva gestita da Tremonti).

 

Mentre risale al 1992 (governo Amato) l’abolizione del ministero per il Mezzogiorno che in quell’anno venne accorpato al Bilancio. Il periodo d’oro risale però alla metà degli anni ’80 quando per effetto della legge 64 disponeva della bellezza di circa 120mila miliardi di lire dell’epoca.

matteo renzi graziano delriomatteo renzi graziano delrio

 

Dopo lo scioglimento le competenze sulle aree del Sud sono finite nel grande calderone del ministero dell’Economia e le funzioni attribuite ad uno specifico Dipartimento, che in seguito è passato sotto l’ala dello Sviluppo economico. Più di recente è stato poi trasformato in «Agenzia per la coesione» sotto la direzione di palazzo Chigi.

 

L’ultimo bilancio dell’attività è lusinghiero: a fine 2014 su 52 programmi operativi ben 49 avevano raggiunto i target previsti e la spesa dei fondi strutturali europei ha superato il 70% toccando quota 33 miliardi, 1,9 in più dell’ammontare in scadenza.
 

melfi-fiatmelfi-fiat

TOUR D’ASCOLTO
Ora si cambia, o si cerca di allungare ulteriormente il passo. Si punta direttamente sul Mezzogiorno nella convinzione che una parte importante della ripresa del Paese possa essere generata qui. Non è un caso che in parallelo Renzi pensi così ad un tour tra la gente che potrebbe partire da Melfi e toccare poi Piombino. L’idea è quella di incontrare i cittadini e confrontarsi, sia nei luoghi della crisi come in quelli della ripartenza del Paese.
@paoloxbaroni

 

2. NON BASTA CAMBIARE UNA TARGHETTA

Paolo Baroni per “la Stampa” 

 

È vero che il Mezzogiorno è stato per troppo tempo lasciato solo, e che qui più che nel resto d’Italia la crisi ha picchiato molto duramente. La disoccupazione reale viaggia oltre il 30%, quella giovanile in molte aree supera anche il 50, i giovani continuano ad emigrare in massa, mentre le famiglie che restano continuano a non fare figli. Come dice la Svimez nel suo ultimo rapporto, con le industrie al collasso e l’occupazione tornata ai livelli degli anni Settanta, al Sud si rischia una vera e propria «desertificazione umana e industriale».
 

PORTO PIOMBINO PORTO PIOMBINO

Una attenzione in più è insomma dovuta, anzi serve un vero sforzo straordinario perché è opinione comune che l’Italia si risolleva solo se riparte anche il nostro Mezzogiorno. 
Ma non basta cambiare etichetta ad un dicastero per cambiare la situazione, occorrono idee e progetti che sappiano guardare lontano, risorse sufficienti per farle marciare, persone preparate in grado di gestire una macchina tanto complessa. 
 

Non servono operazioni di facciata, e men che meno la riedizione di strumenti che già in passato si sono rivelati poi fallimentari, dalla famigerata «Cassa del mezzogiorno» alla più recente Banca del Sud.