DAGONEWS
matteo salvini come donald trump
''Torno dagli USA con una carica eccezionale''. Questa frase non di circostanza è stata pronunciata da Salvini appena tornato dal viaggio a Washington, e ha causato non poche preoccupazioni in Italia, da Palazzo Chigi al Quirinale, e in Europa.
Facciamo un passo indietro. Al Capitone è stata apparecchiata una visita nella capitale americana degna di un capo di Stato, di un premier, o almeno di un ministro degli Esteri, dunque totalmente irrituale. Il vicepresidente Mike Pence e il Segretario di Stato Mike Pompeo di solito non parlano di politica internazionale con il titolare degli Interni, anzi manco lo incontrano.
matteo salvini mike pence
Pence si è spinto a parlare di alleanze e di fedeltà atlantica, chiedendo a Salvini di chiarire la sua posizione, non solo sulla Russia (tasto dolente) ma anche sull'Unione Europea. Matteo si è lanciato in una netta critica dell'attuale assetto comunitario: troppo burocratizzato, troppi poteri a Bruxelles che hanno svuotato gli stati membri delle loro prerogative sovrane.
SALVINI E MIKE POMPEO
Un Salvini totalmente appiattito sulla posizione americana contro l'Europa, che ha parlato anche di Orbàn e della sua speranza di vederlo uscire dal PPE per costruire un'alleanza con lui e Marine Le Pen. Quella Le Pen cui Macron ha giurato una guerra senza frontiere, apparentemente intenzionato a non riconoscerle alcuna legittimità politica (in realtà gli serve come l'aria per consolidare il suo traballante ruolo di paladino degli anti-populisti).
trump e merkel 2
Durante la commemorazione del D-Day in Francia, ''Manù'' ha detto a Trump che chi si schiera con la Le Pen si schiera contro la Francia (pur essendo, quello della duciona d'Oltralpe, il primo partito...)
Quando si è parlato di Putin, il vicepremier si è trovato in difficoltà: la Lega è stata da sempre – e continua a esserlo – contro le sanzioni alla Russia. Diciamo che se l'è cavata ribadendo che, se messo di fronte a una scelta tra i due blocchi, non avrebbe dubbio a schierare l'Italia con gli USA.
macron e trump d day in normandia
Torniamo alla ''carica eccezionale''. Da dove arriva? Cosa è cambiato in Salvini dopo il viaggio? Oltre all'irritazione ''istituzionale'' di Conte e Mattarella, scippati delle rispettive competenze, anche nei gruppi parlamentari dei 5 Stelle si è avvertito un certo nervosismo. Le posizioni salviniane sulla Cina e la Via della Seta, sulla Russia e sul Venezuela, nonché la spinta sulla Flat Tax e sui minibot, vanno tutte in direzione contraria al M5S, dritte dritte verso lo strappo.
macron e trump d day in normandia
A tastare il polso del cerchio magico di Di Maio, questa ''carica'' è un segnale di possibile crisi di governo, e l'accordo che i due avevano appena rimesso in piedi torna pericolosamente a ballare. Non è che Salvini l'americano punta ad andare al voto a settembre forte del sostegno di Trump? Magari alleandosi solo con Fratelli d'Italia per raggiungere il 40%, trovare una maggioranza e spingere su una manovra tutta in deficit fatta di flat tax e shock fiscale?
Il leghista ringalluzzito dal sostegno atlantico pensa che dare retta alla linea soft di Mattarella, Conte, Tria – e ormai pure Di Maio –, sia garanzia di sconfitta a Bruxelles, su tutti i fronti: niente flessibilità sui conti, niente commissario europeo di peso, e rischio sempre attuale di procedura d'infrazione. E la procedura, in barba a tutti i celodurismi, alla Lega farebbe perdere consensi, trattandosi di miliardi buttati senza avere niente in cambio.
MARIO DRAGHI E GIOVANNI TRIA
Un Salvini che indossa l'elmetto-toupet e cavalca l'alleato Trump per alimentare la guerra contro gli eurocrati a scopo elettorale, fa incazzare ancora di più Macron e Merkel (nemica giurata del puzzone americano), ma l'ipotesi trova conferma nei tweet ''da paura'' e mai visti prima che ieri Trump ha sparato contro Draghi, citato personalmente come autore di politiche ''scorrette'' che favoriscono l'Europa, in particolare la scorrettissima Germania, a danno degli Stati Uniti.
Mario Draghi just announced more stimulus could come, which immediately dropped the Euro against the Dollar, making it unfairly easier for them to compete against the USA. They have been getting away with this for years, along with China and others.
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 18 giugno 2019
German DAX way up due to stimulus remarks from Mario Draghi. Very unfair to the United States!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 18 giugno 2019
matteo salvini giancarlo giorgetti
Questo atteggiamento ultra-trumpiano di Salvini ha però scosso anche i suoi, visto che il puzzone arancione non è famoso per le promesse mantenute, a meno che non siano di strettissima convenienza politica (la sua). L'opzione ''rottura subito'', con Mattarella costretto a sciogliere le camere e voto dopo l'estate, sta mandando nel pallone il leader felpato, tentato dalla strategia del ''chi mena per primo, mena due volte''.
Giorgetti gli ha opposto un ''ma'' di non poco conto: ma se si va al voto subito, chi va a trattare per le cariche in Europa, dalla Commissione alla BCE? Se ci va Conte, premier in proroga di un governo dimissionario, non conta una cippa. ''Conte'' – ha risposto Salvini – ''non conta una cippa a prescindere''.
matteo salvini luigi di maio
Ovviamente, se si sciogliessero le camere nelle prossime settimane e si andasse a una campagna elettorale-lampo, a Bruxelles ci sarebbe sempre la stessa Commissione, con gli stessi Moscovici (smanioso di farsi riconfermare, tra l'altro), Juncker e Dombrovskis. Che sarebbero ben lieti di puntare tutte le munizioni che gli rimangono per sparare contro l'Italia, spaventando i famigerati mercati e regalandoci un altro agosto di quelli da brivido (remember 2011?).
conte e tria
Il Quirinale, l'unico a tenere i rapporti con le cancellerie europee non sovraniste, è decisamente preoccupato dall'atteggiamento trumpiano del vicepremier, perché in un colpo solo è in grado di tagliare i fragili fili che Conte e Tria tessono con l'Europa. L'endorsement da Washington viene visto come un modo per mettere zizzania nella già riottosa Europa, e sgambettare Merkel e Macron, proprio come ha fatto la Cina con la Via della Seta, e come aveva tentato di fare Putin in passato facendo schierare molti leghisti e grillini contro le sanzioni europee e americane. L'Italia insomma resta il solito burattino utile ai giochi di potenze più grandi. Riuscirà il Capitone a sfruttare questa occasione o finirà per essere sfruttato?
tria moscovici 4 MOSCOVICI E DOMBROVSKIS BOCCIANO LA MANOVRA ITALIANA