salvini di maio troika

PER OSTACOLARE IL GOVERNO LEGA-M5S SI STA MUOVENDO TUTTO L’EURO-POTERE - PRIMA I DUE VICEPRESIDENTI DELLA COMMISSIONE, DOMBROVSKIS E KATAINEN, “INVITANO” L’ITALIA A RIDURRE IL DEBITO PUBBLICO E A RISPETTARE I VINCOLI UE - POI AVRAMOPOULOS PRETENDE CHE L’ITALIA NON CAMBI LA POLITICA SULL’IMMIGRAZIONE E INFINE LA LEGNATA DI OXFORD ECONOMICS: “CON LE PROPOSTE LEGA-M5S IL DEFICIT SALIREBBE AL 5,5% DEL PIL”

Jyrki Katainen

1 - MIGRANTI E CONTI PUBBLICI: BRUXELLES BACCHETTA L’ITALIA IN VISTA DEL GOVERNO SU SPONDA LEGHISTA

Marco Bresolin per www.lastampa.it

 

È sui migranti il primo, piccato, botta e risposta tra Bruxelles e la stanza in cui sono in corso le trattative per formare un governo, su sponda leghista. Ma un doppio avvertimento Ue arriva anche sul fronte dei conti pubblici. Con i due vicepresidenti della Commissione, Valdis Dombrovskis e Jyrki Katainen, che invitano l’Italia a ridurre il debito pubblico e quindi a rispettare i vincoli Ue. «Senza eccezioni». 

 

Lo scontro sull’immigrazione ha visto come protagonisti il commissario greco Dimitris Avramopoulos e Matteo Salvini. Il primo - ribadendo la necessità di chiudere l’accordo sulla riforma di Dublino entro giugno - ha invitato il nuovo governo a «non cambiare la linea politica sull’immigrazione» e lo ha detto riferendosi ai salvataggi in mare che in questi anni sono continuati nel canale di Sicilia e che - come ha più volte ripetuto Jean-Claude Juncker - hanno «salvato l’onore dell’Europa».  

DOMBROVSKIS

 

Un avvertimento a chi invece punta a blindare i confini. Parole che hanno subito fatto fischiare le orecchie a Matteo Salvini, che non ha perso tempo per replicare alla «ennesima e inaccettabile interferenza di non eletti».  

 

Il leader leghista, riferendosi alla richiesta di Avramopoulos, ha aggiunto: «Noi abbiamo accolto e mantenuto anche troppo. Ora è il momento della legalità, della sicurezza e dei respingimenti». 

 

Un doppio affondo, però, è arrivato sul fronte dei conti pubblici da due pesi massimi della Commissione europea. Prima il vicepresidente Valdis Dombrovskis ha messo in guardia dai rischi a cui l’Italia potrebbe andare incontro se non osservasse politiche di bilancio prudenti: «L’approccio alla stabilità finanziaria del nuovo governo - ha detto il commissario con delega all’Euro in mattinata - deve essere quello di rimanere nel corso attuale, riducendo gradualmente il deficit e il debito». Che, ha ricordato, «è il secondo della zona euro».  

DIMITRIS AVRAMOPOULOS

 

Qualche ora più tardi è intervenuto il suo collega Jyrki Katainen, che con Dombrovskis condivide la fama di «falco«. E le sue parole sono state ancora più nette: «Le regole del Patto di Stabilità di applicano a tutti gli Stati e non ho segnali che la Commissione concederà delle eccezioni».  

 

Tradotto: i vincoli economici vanno rispettati. E se qualcuno pensasse di poterli cambiare, come chiedono le due forze che stanno provando a dar vita a una nuova maggioranza in Italia, Katainen avverte: «Le decisioni sul Patto le prende il Consiglio e non vedo segnali che gli Stati vogliano cambiare le regole o fare eccezioni per qualcuno». Tradotto: se pensate di venire a Bruxelles per rivoluzionare le regole del gioco, auguri. 

 

2 - OXFORD ECONOMICS, CON LE PROPOSTE LEGA-M5S IL DEFICIT SALIREBBE AL 5,5% DEL PIL

Nicola Lillo per www.lastampa.it

SALVINI DI MAIO

Le misure che la Lega e il Movimento 5 Stelle stanno concordando per formare il governo, sempre che riescano ad arrivare a un accordo sul nome del premier, farebbero schizzare il deficit dei conti pubblici al 5,5 per cento del Pil nel 2019. E’ quanto scrive in un report Oxford Economics, uno dei più importanti enti al mondo di previsioni economiche che lavora anche per i governi, aggiungendo però che le proposte saranno «annacquate per rimanere al di sotto del limite di disavanzo del 3 per cento fissato dall’Ue». La ragione di questa riduzione starebbe - secondo il report firmato dall’economista Nicola Nobile - nelle clausole di salvaguardia dell’Iva, nell’opposizione del presidente Mattarella e nella possibile reazione dei mercati.

 

I tre punti principali concordati tra i due partiti (reddito di cittadinanza, taglio delle tasse e superamento della Fornero) costerebbero 100 miliardi l’anno 

 

luigi di maio salvini

In base alle proposte dei due partiti, il deficit sarebbe insomma ben al di sopra del limite previsto dall’Unione europea e anche se si volesse rimanere sotto al 3 per cento, si tratterebbe di una percentuale non in linea con i vincoli europei: lo scenario di base prevede infatti un deficit all’1,3 per cento. Proprio oggi su questo punto è arrivato un doppio avvertimento da Bruxelles, con i due vicepresidenti della Commissione, Valdis Dombrovskis e Jyrki Katainen, che invitano l’Italia a rispettare i parametri stabiliti «senza eccezioni».

 

murale salvini di maio

Nel report di Oxford Economics si legge inoltre che i tre punti principali concordati tra i due partiti - il reddito di cittadinanza, il taglio delle tasse e il superamento della Fornero - costerebbero 100 miliardi l’anno: una situazione che condurrebbe «a un drastico deterioramento del disavanzo di bilancio con il deficit, stimato dal nostro modello economico globale, al 5,5% nel 2019». Secondo le stime dell’ente, il reddito di cittadinanza costerebbe 30 miliardi, la flat tax circa 60 e la rivisitazione della legge sulle pensioni altri 15 miliardi. In più servirebbero 31 miliardi nel biennio 2019-2020 per fermare l’aumento automatico dell’Iva fino al 25 per cento.

 

SERGIO MATTARELLA

Questa spesa porterebbe a una crescita boom del Pil del 3 per cento nel 2019 e del 2 per cento nel 2020, contro l’1,4 per cento atteso per il prossimo anno: ma non si tratterebbe, secondo Oxford Economics, di una crescita duratura, in quanto andrebbe affrontato in primo luogo il problema del debito pubblico, il secondo più alto dell’eurozona. L’aumento vertiginoso della spesa porterebbe infatti l’Italia a «far fronte a tassi d’interesse significativamente più elevati in quanto i mercati avranno dubbi sulla sostenibilità della posizione fiscale del Paese». L’ente descrive comunque la «poca voglia di fare riforme» ed è convinto che «non miglioreranno né il debito pubblico, né la bassa crescita della produttività».