"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON……
Estratto dell'articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
VLADIMIR PUTIN DONALD TRUMP XI JINPING - MATRIOSKE
Il primo atto strategico del Cremlino dopo l’aggressione all’Ucraina del 2022 fu il varo di una «dottrina marittima», la cui sostanza riguarda l’Artico. Senza, non si capiscono né le pretese di Donald Trump sulla Groenlandia né la riluttanza di Pechino e Mosca a cooperare contro il cambio climatico. Un passaggio di quel testo mette in chiaro uno dei propositi di Vladimir Putin:
«Sviluppo di una Rotta marittima nordica, sicura tutto l’anno e competitiva per la Federazione russa a livello globale». Quel documento descrive la militarizzazione del tratto di mare fra lo stretto di Bering e la Norvegia, ma anche la posta in gioco commerciale è immensa: il riscaldamento globale permetterà presto a Mosca, che ha le più potenti navi rompighiaccio al mondo, di tenere quella via sempre aperta. Per gli scambi internazionali la differenza sarebbe profonda.
Da Shenzhen ad Amburgo per un portacontainer occorrono 34 giorni, passando da Suez; ma ora a causa degli Houthi i transiti dal Mar Rosso sono crollati a meno del 30% di prima. Molti mercantili preferiscono dunque circumnavigare l’Africa impiegando ormai 48 giorni in media dalla Cina ai porti nordeuropei. La nuova rotta artica invece assicurerebbe lo stesso collegamento in meno della metà del tempo, 23 giorni, a costi inferiori.
XI JINPING VLADIMIR PUTIN DONALD TRUMP - ILLUSTRAZIONE THE NEW YORK TIMES
Il problema è che quella rotta, nella visione del Cremlino, non è per tutti. Le regole di navigazione approvate da Mosca nel 2020 affermano che qualunque vascello estero può entrare e uscire dalla Rotta del Nord solo con un permesso russo. Naturalmente si tratta di una violazione delle regole delle Nazioni Unite, l’ennesima. Ma ora Pechino mira a consolidare la relazione di vassallaggio a cui ha relegato Mosca dall’inizio della guerra.
Già dal 2018 un «Libro bianco» del governo definisce la Cina «uno Stato quasi-artico»: l’obiettivo è ottenere dal Cremlino un diritto esclusivo per trasportare prodotti cinesi verso l’Europa e l’Atlantico a costi imbattibili. La Russia ne otterrebbe una rendita e Pechino spiazzerebbe ancora di più le economie mature. Secondo il linguaggio del governo cinese si aprirebbe così una «Via della Seta polare» fondata sul rapporto privilegiato fra Xi Jinping e Putin.
La potenza asiatica conquisterebbe poi una rotta alternativa per importare gas liquefatto e greggio russi senza temere uno strangolamento occidentale sullo Stretto di Malacca. È questo insieme di mire a far sì che la Russia e soprattutto la Cina restino oggi ambigue nella lotta al cambio climatico. Che a loro non dispiace, purché apra la rotta nordica. [...]
telefonata tra donald trump vladimir putin - vignetta by osho groenlandia trump force one in groenlandiadonald trump xi jimping
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