DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Jennifer Carlson per “Los Angeles Times”
Sin dagli anni Sessanta la conversazione nazionale sulle armi da fuoco si è risolta, sia nei circoli accademici che politici, in una domanda: le pistole aumentano o riducono il crimine?
La nuova generazione di sociologi ha posto una questione diversa: che rapporto c’è fra le persone e le pistole?
Vogliono capire perché 300 milioni di civili americani possiedono un’arma e perché molti di loro se la portano in giro. Questa cultura di girare armati è relativamente recente, il fenomeno si è allargato con le leggi che in Michigan, Minnesota, Oregon e Pennsylvania permettono a chiunque abbia la fedina penale pulita di ottenere una licenza di porto d’armi. Se la portano anche ai picnic, è diventata una cosa normale perché il crimine può accadere ovunque e in qualsiasi momento. E’ come il portafogli: non si esce mai senza.
Senza una pistola, ci si sente nudi e indifesi. Eppure il Michigan non è nemmeno tra i 10 stati più violenti d’America, tranne Detroit che è eccome tra le città più violente in assoluto. Per chi vive lì il crimine è una realtà quotidiana, ma per gli altri è un problema quasi astratto. Il fascino della pistola non si riduce alla paura del crimine, razionale o irrazionale che sia.
Molti portano le armi in reazione al declino socioeconomico. Mantenere la famiglia oggi è più arduo che mai, i lavori artigianali sono spariti, la forza-lavoro maschile è andata a picco dagli anni settanta, i padri non hanno più ruoli vitali e non possono più garantire il sostentamento né condurre una tranquilla vita in periferia. Si mette in dubbio la loro capacità di provvedere ai bisogni della famiglia e allora il desiderio di proteggere diventa più importante. Portare la pistola è un dovere maschile e l’arma è un veicolo che assicura la protezione dei propri cari.
Tutti gli intervistati si definiscono “brave persone con la pistola”, armati solo per assistere i più vulnerabili. Mentre fanno pratica al poligono o altrove, immaginano lo scenario in cui donne e bambini hanno bisogno del loro aiuto: intervengono mentre una donna è stuprata, una commessa derubata, un bambino rapito. Fanno la parte degli eroi che salvano le damigelle.
Insomma, nell’era post-industriale le armi hanno a che fare con l’insicurezza sociale oltre che con il crimine. Si tratta di una crisi della fiducia nel sogno americano. Per questo ogni tentativo di controllare l’uso delle armi solleva reazioni negative. Le restrizioni sono percepite come un affronto personale dagli uomini che nelle pistole trovano un senso di dovere e anche dignità.
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