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F.B. per il "Corriere della Sera"
Al processo contro Silvio Berlusconi e Valter Lavitola per la compravendita dei senatori organizzata, secondo l'accusa, dal centrodestra per far cadere il governo Prodi, hanno deposto ieri in tribunale a Napoli l'ex senatore Paolo Rossi e la senatrice Anna Finocchiaro.
Particolarmente rilevante la testimonianza di Rossi che, confermando quanto già emerso durante la fase investigativa condotta della Procura di Napoli, ha raccontato di aver ricevuto offerte economiche anche apparentemente consistenti. «In cambio del mio passaggio al centrodestra - ha raccontato Rossi ai giudici - l'ex senatore Antonio Tomassini mi offrì una somma di denaro che, mi disse, non avrebbe cambiato la vita del presidente Berlusconi, ma la mia sì».
Rossi ha riferito di aver ricevuto un invito a casa da Tomassini, che lui conosceva bene per la pregressa militanza nella Democrazia cristiana e perché Tomassini era il ginecologo di sua moglie. Pensò, ha spiegato, che si trattasse di un incontro per motivi politici, magari legati alle questioni amministrative di Varese, la città di entrambi. Invece l'argomento era tutt'altro.
«Mi disse che il governo Prodi non aveva futuro e che per Berlusconi era assolutamente fondamentale tornare a fare il presidente del Consiglio, perché era una cosa che sentiva molto». Quindi gli spiegò che sarebbero potuti partire anche immediatamente per la Sardegna per incontrare Berlusconi che si trovava a Villa Certosa e stabilire il prezzo dell'accordo».
La senatrice Finocchiaro ha invece spiegato alla corte che a suo parere il cambio di casacca di Sergio De Gregorio, che dall'Italia dei Valori passò con il centrodestra (ha ammesso di essere stato pagato per questo da Berlusconi e ha già patteggiato la sua pena scegliendo di essere processato con rito abbreviato), fu «molto grave», perché a differenza di altri cambi di casacca che già si erano verificati, in quel caso lei capì subito che la scelta non era politica ma di altra natura. E infatti parlò pubblicamente in Senato di «corruzione giudiziaria».
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