
DAGOREPORT - CHE LA CULTURA POLITICA DEI FRATELLINI D’ITALIA SIA RIMASTA AL SALTO NEL “CERCHIO DI…
Alessandra Arachi per il "Corriere della Sera"
Un vero e proprio ammutinamento. Per lo più in casa. Nel suo Molise. Antonio Di Pietro non fa in tempo a godersi gli strascichi della festa del suo partito a Vasto che deve correre a Termoli. Quantomeno: correre ai ripari. L'intero circolo del suo partito lì a Termoli ha ammainato la bandiera dell'Italia dei Valori. E ha abbandonato in blocco il partito. Con una motivazione alquanto pesante: «Di Pietro è come Bossi e anche come Berlusconi. Sono accomunati dalla stessa concezione familistica e privatistica della politica», è scritto in una nota che non ha in calce le singole firme, ma un'unica firma, quella dell'intero circolo.
Cosa è successo? Ai membri dell'Idv di Termoli non è andato giù il nome di Cristiano Di Pietro, primogenito dell'ex-magistrato, piazzato nelle liste per le prossime elezioni regionali in Molise, il 15 e il 16 ottobre. Non hanno esitato: «Esprimiamo il nostro più risentito dissenso a tale candidatura», l'esordio. Poi l'affondo: «Questa concezione della politica è la stessa concezione familistica e/o privatistica che presumibilmente ha mosso il capo della Lega Nord Umberto Bossi a candidare e a far eleggere il figlio al consiglio regionale della Lombardia, o il presidente del Pdl Silvio Berlusconi a candidare e far eleggere Nicole Minetti nello stesso consiglio».
Parole che accendono l'animo di Antonio Di Pietro. Il leader dell'Idv legge la nota di Termoli a distanza e sbotta. Non ci sta: «Mio figlio Cristiano? Non è come il figlio di Umberto Bossi che qualcuno ha messo lì, così, dal nulla. Mio figlio Cristiano sono dieci anni che fa politica, attiva, sul campo».
Prende fiato e rilancia: «Sono dieci anni che Cristiano fa politica e lo ha fatto partendo dal basso, e salendo uno ad uno tutti i gradini, dal consiglio comunale a quello provinciale e facendosi votare sulla persona e non comparendo mai in nessun listino bloccato. E ancora oggi continua ad attaccare i manifesti e a raccogliere le firme ai banchetti, come sta facendo in queste ore al banchetto di Santa Croce in Magliano, in Molise, per il referendum elettorale».
Di Pietro è convinto: «Questa protesta nasce perché a Termoli volevano che mettessi in lista Vincenzo Greco, il notaio, mentre io ho preferito non mettere in competizione il notaio Greco con Antonio D'Ambrosio, ma l'ho lasciato in lista nel proporzionale. Questa competizione sì che avrebbe potuto avvantaggiare Cristiano, visto che indeboliva candidati forti».
E anche Pierpaolo Nagni, segretario regionale dell'Idv in Molise, appoggia la tesi del leader. Ma dal circolo di Termoli rilanciano decisi: non è soltanto la discesa in campo di Cristiano Di Pietro che ha scatenato l'ammutinamento, ma anche proprio la composizione della lista regionale. Scrivono: «à una lista che è stata fatta apposta con candidati deboli per favorire l'elezione del figlio del leader. Avevamo chiesto personalità che avrebbero portato voti e qualità , poi vediamo che si accolgono esponenti di altri partiti, come uno dei candidati alle primarie del Pd».
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