DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
Di Pietro:'Mi hanno mandato a casa, troppe manette'
Giovanna Casadio per “la Repubblica”
antonio di pietro al bagaglino
«Mani Pulite ha prodotto un vuoto: è da lì che sono cominciati i partiti personali a cominciare da me. Ma sono partiti che durano lo spazio di un mattino, io ne sono la prova vivente». Antonio Di Pietro fa autocritica. Ha detto già in tv a " L'aria che tira", di avere costruito il consenso sulla paura delle manette e ora va oltre e ammette che con quell' inchiesta, di cui fu il magistrato- simbolo, si sono distrutte anche le ideologie, aprendo lo spazio alla nascita dei cosiddetti partiti personali.
Di Pietro, lei rinnega Mani Pulite?
«No, non confondiamo. Io rifarei tutto. Ho fatto tanti mestieri, il poliziotto, il magistrato, il politico e non rinnego nulla, meno di tutto Mani Pulite. Ma da magistrato ho condannato delle persone, non un sistema. Quelle persone rappresentavano idee politiche. E alcuni le mettevano in pratica facendo il proprio dovere, come Aldo Moro o Giorgio La Pira, e altri utilizzando il loro ruolo per interessi personali. Faccio un esempio. Un chirurgo fa un intervento senza porsi il problema di chi ha di fronte. Così è il magistrato rispetto alla giustizia. Dietro quei politici c'erano partiti che venivano dalla Resistenza, che hanno dato l' impronta alla nostra Costituzione, partiti che vanno rispettati ».
Però sta facendo autocritica.
«Sto facendo una critica. Dalla fine della Prima Repubblica sarebbero dovute emergere nuove idee e persone che le portassero avanti. Invece da quell' inchiesta è nato un grande vuoto e sono comparsi personaggi rimasti sulla scena politica più per se stessi che per altro, a cominciare da me. Penso a Berlusconi, a Bossi, a Salvini, a Renzi. Lui ha ottenuto il 40% alle europee puntando sull' idea ulivista. Però il personalismo è prevalso e infatti il Pd si è frantumato».
Non ha citato Beppe Grillo, perché?
«A Grillo attribuisco un ruolo fondamentale. In momenti di delusione totale esplode la protesta. Io ricordo bene il Sessantotto, anche se stavo dalla parte della polizia. Grillo ha il merito di avere incanalato la protesta. Di certo adesso i 5Stelle sono a un bivio. Aspetto di vedere la strada che prenderanno, come porteranno avanti un ruolo di governo, per potermi esprimere. Non basta solo dire di no. Comunque la realtà politica attuale nasce sul carisma dei politici e vale perciò un tempo limitato, io ne sono la prova vivente».
Lei si candiderebbe con Grillo?
«Non potrei farlo perché il loro statuto prevede che chi ha fatto politica in altri partiti non si possa candidare. In generale io penso che il principio sia giusto: meglio fare un passo indietro. Io l'ho fatto e ci resto».
Ma per chi voterà alle politiche?
«Sono nato con l'Ulivo e quell'Ulivo oggi ritengo sia incarnato da Mdp di Pierluigi Bersani. Ma andrò a votare dopo essermi accertato che quella vocazione ulivista non sia stata tradita».
È diventato garantista?
«Il conflitto tra garantisti e giustizialisti l'ho sempre trovato fuorviante. Io sono e sono sempre stato per il rispetto della legge».
ANTONIO DI PIETRO SAVERIO BORRELLI GERARDO DAMBROSIO
Cosa penso del decreto del governo Gentiloni sulle intercettazioni?
«Prima lo leggo e poi lo commento, non l'ho letto».
Ma come andrebbero regolamentate le intercettazioni secondo lei?
«Nell'epoca moderna tutti viviamo con il telefonino in mano, anche i delinquenti. Quindi le intercettazioni sono fondamentali, non vanno in alcun modo boicottate. Servono per avere prove di reato, non per gli adulteri o il gossip. Vanno messe a disposizione delle parti processuali nelle loro interezza, perché per una parte potrebbero essere irrilevanti alcuni passaggi, per l'altra invece no. La riduzione in sintesi può dare luogo a interpretazioni diverse».
Nessun bavaglio dunque...
ANTONIO DI PIETRO - FOTO LAPRESSE
«Una cosa è ciò che avviene nel processo, altra quello che ne sta fuori. Ciò che non c'azzecca con la rilevanza istruttoria non ci deve azzeccare con la pubblicazione. Il bisturi del chirurgo serve per l'operazione, non per ammazzare l' anestesista che ha accanto. Non nego il diritto di cronaca, attenzione. Ad esempio, su Consip e il padre di Renzi, Tiziano. Non è il giornalista colpevole, ma chi ha violato la norma rendendo noto un elemento coperto da segreto istruttorio. Manterrei sotto segreto istruttorio tutto ciò che, dopo la disamina, non ha nulla a che vedere con l'inchiesta».
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