DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
greta e vanessa atterrano a roma gentiloni le accoglie 5
1. SOLDI E FACCENDIERI, GLI OSTACOLI SUPERATI DA CALIPARI IN IRAQ
Lorenzo Cremonesi per “Il Corriere della Sera”
Due problemi, tra i tanti, intralciavano il lavoro che Nicola Calipari conduceva in Iraq per i servizi italiani nel tentativo di riportare a casa Simona Torretta e Simona Pari in quella difficile fine estate del 2004. C’è da supporre che questioni simili abbiano segnato oggi l’attività degli 007 per salvare le due ragazze in Siria. Il primo erano i tanti falsi mediatori, faccendieri che sostenevano di conoscere i rapitori e poter aiutare nella trattativa.
GRETA RAMELLI E VANESSA MARZULLO
Per Calipari e la sua squadra, ma prima di lui per la cellula del Sismi a Bagdad, erano una dispersiva e dispendiosa difficoltà. Dovevano trovare il canale giusto in mezzo alla pletora di questuanti e imbroglioni. Stavano perdendo tempo prezioso. E i costi lievitavano. Tutti esigevano acconti, magari «solo» 5 o 10 o 20.000 euro, ma la somma era una cifra notevole. «Pescavano» sino a quando potevano, poi sparivano.
Greta Ramelli 21 anni- una dei 6 italiani rapiti
Allora ero inviato per il Corriere a Bagdad e fui coinvolto per il fatto che alcuni personaggi rilevanti di Falluja mi avevano proposto la loro cooperazione. Calipari mi tenne con lui nell’ultima settimana prima della liberazione delle ragazze, il 28 settembre 2004 (erano state rapite il 7 settembre).
«È utile per verificare notizie che abbiamo già» diceva. Il suo coraggio era straordinario. Partiva solo, jeans e giacca di pelle nera, per zone off limits controllate dalla guerriglia qaedista. Aveva una pistola e due o tre caricatori sotto la camicia. Ma sapeva che sarebbero serviti a poco. In camera teneva una valigia con i milioni di dollari in contanti. Una seconda questione era costituita dagli alleati americani e inglesi, che da sempre hanno una politica contraria al pagamento dei riscatti.
Segreto di Stato berlusconi e pollari
Ogni giorno venivano nella palazzina della cellula italiana a Camp Liberty, la base Usa presso l’aeroporto di Bagdad, mostrando foto di dove sostenevano potessero trovarsi prigioniere le «due Simone». Ricordo la gigantografia di un edificio nella zona di Abu Ghraib. Insistevano per un blitz armato.
Calipari si consultava al telefono con il suo superiore, il capo del Sismi Nicolò Pollari, e a volte con dirigenti del governo Berlusconi, tra cui Gianni Letta. La risposta era un «no» secco. Non si poteva rischiare la vita delle ragazze. Gli americani allora chiudevano un occhio. Lasciavano fare. Per loro era più importante che l’Italia restasse nella coalizione, piuttosto che la rottura su una questione di principio che vedeva Roma e Washington su posizioni opposte.
l'auto dove viaggiava calipari
2. SCOPPIA LA POLEMICA SUL RISCATTO. GENTILONI: “CONTRARI A PAGARE”
Francesco Grignetti e Amedeo La Mattina per “La Stampa”
C’erano solo 66 deputati ad ascoltare il ministro Gentiloni sulla liberazione di Greta e Vanessa. Pochissimi anche i deputati di Forza Italia, Lega e 5 Stelle che hanno accusato il governo di avere pagato un riscatto. Salvini lo ha pure quantificato in 12 milioni («se è vero, sarebbe uno scandalo»).
Così, tra finta ingenuità e ipocrisia, ieri alle 13 a Montecitorio c’era chi si aspettava la confessione del responsabile della Farnesina. Ovviamente Gentiloni ha detto quello che tutti i ministri, di destra e di sinistra, raccontano in queste circostanze. «Ho letto ricostruzioni prive di reale fondamento e in alcuni casi veicolate da gruppi terroristici. Siamo contrari al pagamento di ogni tipo di riscatto».
La linea di tutti i governi
Anche il governo Berlusconi, con Maroni ministro dell’Interno, ha preso le stesse decisioni, muovendo gli 007. Così furono liberate in Iraq nel 2004 e nel 2005 le due Simone e la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena. Lo ha fatto notare il deputato Pd Michele Anzaldi in Transatlantico dopo l’intervento di Gianluca Pini in aula. L’esponente della Lega aveva appena detto che chi ha pagato un riscatto ha compiuto un reato. «Se questa questione non è chiarita presenteremo un esposto in Procura».
Gentiloni ha invece precisato che l’Italia ha operato nella linea seguita dai governi precedenti. «Non è la linea del nostro governo: è la linea dell’Italia». L’opposizione non è rimasta soddisfatta. Non lo è stata Fi che considera il pagamento dei riscatti un finanziamento dei terroristi (Gasparri, Bernini e Napoli): «elusiva» l’informativa del ministro. Per i 5 Stelle è stata un’informativa «inutile, sconvolgente».
VITTORIO FELTRI MAURIZIO BELPIETRO
«Ci dica se avete pagato o no un riscatto», ha urlato in aula Maria Edera Spadoni. Nessuno ha osato dire che Vanessa e Greta se la sono cercata, ma è una critica che aleggia sempre in queste circostanze. Certo, secondo Gentiloni le due ragazze sono state «imprudenti», ma va apprezzata la loro generosità e il loro coraggio.
«Qualità che ho visto in tanti campi profughi. L’Italia ha bisogno di loro. Credo che il Parlamento debba ringraziare questa generosità e questo coraggio, che naturalmente devono coordinarsi con l’azione dello Stato», ha detto il ministro, ricordando che nessuno dei sequestrati ha mai informato la Farnesina del loro ingresso in Siria.
FLAVIO TOSI E SIMONA VILLANOVA IN COMPAGNIA DI LUCA ZAIA jpegVanessa Marzullo
L’obiettivo erano i soldi
Il governo ha seguito ogni passo delle trattative condotte dai nostri servizi segreti per la liberazione di Greta e Vanessa e ha sempre saputo che la gestione del sequestro era inquinata da molta propaganda. Le due ragazze, a dispetto di quanto si è detto a un certo punto, non sono mai state nelle mani dell’Isis. E neppure del gruppo qaedista al-Nusra, il più indiziato ieri di essere coinvolto nel rapimento. Tutt’altro. I servizi segreti hanno sempre saputo di trovarsi di fronte una banda di malavitosi con una blanda coloritura di islamico.
Greta Ramelli (S) e Vanessa Marzullo
Così non per caso diceva ieri il ministro Gentiloni: «Risulta arduo stabilire il confine tra gruppi criminali e di matrice religiosa». E per fortuna: se gli interlocutori del nostro governo fossero stati i tagliagole islamici, la storia rischiava di essere ben più drammatica. Anche la gestione del sequestro, con i carcerieri sempre a volto coperto, e senza grandi contatti con gli ostaggi, racconta di un rapimento a scopo economico e non ideologico-religioso.
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