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DAGOREPORT – GETTATA DALLO SCIROCCATO TRUMP NEL CESTINO DELL'IRRILEVANZA, MELONI ARRANCA IMPOTENTE, E SI SPACCA PURE LA FAMIGLIA BERLUSCONI: ALL’EUROPEISTA MARINA SI CONTRAPPONE IL TRUMPIANO ZIO PAOLO (TRA I DUE C’È STATO UN BOTTA E RISPOSTA TELEFONICO CON CAZZIATONE DELLA NIPOTINA: MA TU, CHI RAPPRESENTI?) – UNICO MINISTRO DEGLI ESTERI EUROPEO AD ESSERE IGNORATO DAL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO MARCO RUBIO, TAJANI E' IMPOTENTE DAVANTI ALLE SBANDATE ANTI-UE DI SALVINI (IN COMPAGNIA DI MARINE LE PEN) E AL CAMALEONTISMO-BOOMERANG DELLA ''GIORGIA DEI DUE MONDI", FINITA "ESPULSA'' DALL'ASSE MACRON-MERZ-TUSK – E QUANDO RICICCIA LA QUESTIONE DEL MES (L'ITALIA E' L'UNICO DEI 27 PAESI EU CHE NON L'HA RATIFICATO), SI APRE UNA NUOVA CREPA TRA FORZA ITALIA E LEGA – L’ASSALTO DI “LIBERO” E “TEMPO” A URSULA VON DER LEYEN (IL MELONIZZATO ANGELUCCI È TORNATO SALVINIANO?) - UNICA SODDISFAZIONE: FINCHE' L'ALTERNATIVA SI CHIAMA ELLY SCHLEIN, GIUSEPPE CONTE E FRATOIANNI-BONELLI, IL GOVERNO DUCIONI CAMPA TRANQUILLO...

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MARINA PIER SILVIO E PAOLO BERLUSCONI

Dopo le parole durissime di Marina Berlusconi contro Donald Trump (“Sono preoccupata per quello che fa, e quelle che erano solo preoccupazioni si sono trasformate in realtà. Sono bastati davvero pochi giorni per infliggere un colpo durissimo alla credibilità dell’America e quindi dell’Occidente”), un importante esponente di Forza Italia ha contattato Paolo Berlusconi, sollecitando un suo intervento “alternativo” a quello della Cavaliera.

 

ANTONIO TAJANI - URSULA VON DER LEYEN - MANFRED WEBER - DONALD TUSK

 

 

Il fratello di Silvio, non avendo altro da fare, si è incautamente esposto, marcando una distanza dalle parole della nipotina: “Io non sono uno che vede tutto nero o tutto bianco, vedo anche il grigio. Sia su Putin che su Trump vedo che esiste il grigio. Ma le voglio troppo bene per essere in disaccordo con lei”.

 

La primogenita del Cav si è piuttosto infastidita (eufemismo) dall’esternazione dello zio, piovuta dal cielo, visto che il Berlusconi minore è lontano dalla vita e dalla gestione di Forza Italia. Davanti a cotanta sfacciataggine, Marina ha alzato il telefono e ha rifilato allo zio una rampogna stizzita.

 

marina berlusconi forza italia

Della serie: Ma tu, chi rappresenti? Forza Italia c’est moi.

 

Dopo lo shampoo al Berlusconino, Marina ha contattato l'inetto Tajani, ribadendo che la rotta del partito non dovrà mai allontanarsi dal Governo dell’Ue, e da una linea marcatamente europeista.

 

Il ministro degli Esteri, vice presidente del Partito Popolare Europeo, è stato ben lieto di accogliere la comanda, essendo anch’egli piuttosto infastidito con le posizioni internazionali del Governo, che hanno reso ancora più irrilevante il suo ruolo alla Farnesina.

 

DONALD TRUMP GIORGIA MELONI

Prova ne è stata la sua esclusione dal giro di telefonate del Segretario di Stato Usa, Marco Rubio, sull’Ucraina: sono stati chiamati tutti i principali omologhi europei (i ministri degli Esteri di Regno Unito, Francia, Germania, Polonia, insieme all’Alto rappresentante della politica estera Ue Kaja Kallas), ma non il capo della diplomazia italiana.

 

E se agli occhi di Washington l’Italia è solo una ridente espressione geografica, nemmeno delle più importanti, anche in Europa non si tocca palla. Forza Italia, membro del Ppe, sostiene convintamente la maggioranza Ursula, mentre Salvini, in sodalizio con la sua amica Marine Le Pen, non fa che bombardare i vertici Ue.

 

Durante la giornata finale della Scuola di formazione politica della Lega va in scena il 'duetto' tra i leader dei Patrioti europei contro quell'Europa che per Salvini è "in mano a lobbisti, finanzieri, affaristi, immigrazionisti, fondamentalisti ambientalisti". La stessa Ue che secondo Marine Le Pen è invece "antidemocratica" e "sfrutta con cinismo abietto ogni crisi".

marine le pen matteo salvini a san pietro

 

Sul tema del riarmo, a Salvini è partito l’embolo: "C’è l'impressione, però, che c'è qualcuno a cui convenga, a Parigi, a Berlino, a Bruxelles, che le guerre proseguano". La critica alla Commissione europea è il cuore di tutto il discorso di Le Pen. "Oggi l'atteggiamento della Commissione europea è grave. Vedo nelle derive della von der Leyen, incoraggiate dai governi francese e tedesco, un peggioramento del destino del nostro continente, per il principio della sovranità nazionale. Oggi siamo entrati nell'epoca di una costruzione a marcia forzata di un vero e proprio stato centralizzato", denuncia il competitor di Macron.

 

Una frattura che oltre a creare imbarazzo a Forza Italia, indispettisce gli europoteri di Bruxelles, convinti che il governo Meloni non possa rappresentare un interlocutore affidabile.

 

L’ennesimo banco di prova dell’ambiguità dell’esecutivo sulle euro-faccende sarà il Mes. In questi giorni si è riaperto il dibattito sull’approvazione del Meccanismo europeo di stabilità (l’Italia è l’unico dei 27 Paesi dell’area Euro che non ha dato l’ok), con l’appello dei ministri delle Finanze dell’Eurogruppo a Giancaro Giorgetti.

 

SALVINI CONTRO L EURO

Matteo Salvini ha ribadito il no della Lega (“Non lo ratificheremo mai”), da sempre contraria al Mes, considerato un “cappio al collo” dell’Italia. Forza Italia, invece, ne auspica l’approvazione, per evitare, in caso di crisi finanziaria, di lasciare le banche europee senza il paracadute previsto dal nuovo trattato.

 

Nelle divisioni interne alla maggioranza di Governo, va registrato l’attacco a penne sguainate dei quotidiani del deputato della Lega, Antonio Angelucci, a Ursula von der Leyen.

 

libero e il tempo contro ursula von der leyen

Questa mattina, sia “Libero” che “il Tempo” aprivano le loro edizioni cartacee con articoli contro la presidente della Commissione Ue accusandola di prendere l’aereo, a spese dei contribuenti europei, anche per viaggi di breve durata, in barba ai “sacrifici” richiesti ai cittadini in nome della svolta ecologica del “Green Deal”.

 

Le cannonate giornalistiche stupiscono, perché l’onorevole Angelucci, eletto nelle file della Lega, si era via via sganciato da Salvini per sposare la causa del melonismo senza limitismo.

 

giorgia meloni con antonio e giampaolo angelucci festa 80 anni il tempo

E dunque sorprende che dai suoi giornali partano verso Ursula dei siluri che sembrano far contento più il segretario del Carroccio, e il suo euroscetticismo, che la presidente del Consiglio, che con von der Leyen deve interfacciarsi praticamente per tutto.

 

Nonostante le crepe nella maggioranza, ben occultate da quotidiani e telegiornali, l’opposizione non riesce ad approfittarne, sempre impegnata com’è a dividersi e a combattere le battaglie sbagliate.

 

L’ultima è quella sul referendum. Elly Schlein, infatti, non s’è resa conto di aver schierato il Partito democratico in una campagna referendari  destinata al fallimento (difficile che si raggiunga il quorum) e che porterà invece molta acqua al mulino di Maurizio Landini.

elly schlein maurizio landini

 

Il segretario della Cgil potrà intestarsi come vittoria personale i milioni di voti ottenuti dai quesiti, pur in assenza di quorum, mentre la segretaria dem avrà messo il nasone su una sconfitta politica, portando il partito a sbriciolarsi, visto che il Jobs act è pur figlio del Pd, per quanto renziano…