costamagna gallia

UNA POLTRONA (ROTTA) PER DUE A CASSA DEPOSITI E PRESTITI – SE LA CONTENDONO LA COPPIA SCOPPIATA COSTAMAGNA&GALLIA CHE LITIGANO SU TUTTO NEL TENTATIVO DI SERVIRE AL MEGLIO IL PREMIER CAZZARO - RENZI CHIEDE A PADOAN DI FARE IL PACIERE (O UNO DEI DUE LO SBATTE FUORI) - A PARIGI BOLLORE’ HA RACCONTATO CHE NEL SUO INCONTRO A PALAZZO CHIGI IL DUCETTO DI RIGNANO SULL’ARNO SI E’ PRESENTATO INSIEME AL PRESIDENTE DI CDP, CLAUDIO COSTAMAGNA

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DAGOREPORT

Un anno di convivenza difficile per la coppia (scoppiata) di banchieri Costamagna&Gallia che il premier cazzaro Renzi ha chiamato a guidare il carrozzone pubblico Cassa Depositi e Prestiti (Cdp). Ma che adesso vorrebbe rispedire uno dei due altrove a causa della litigiosità dei due galli-banchieri nel pollaio pubblico.

 

Se i risultati economici della piccola Iri, immaginata a palazzo Chigi dal Giglio tragico per fare i loro affari, non sono brillanti - il 2015 è stato chiuso in rosso per 900 milioni, contro i 2,2 miliardi di utili del 2014 -, le prospettive appaiono altrettanto difficili per Jalissa della finanza, piegati ai voleri del ducetto di Rignano sull’Arno e dal suo fidato e arrogante sottosegretario Luca Lotti(zzatore).

 

fabio gallia claudio costamagna piercarlo padoanfabio gallia claudio costamagna piercarlo padoan

Tant’è che per settimane il ceo Fabio Gallia si è autocandidato (sui giornali) alla successione di Ghizzoni a Unicredit nonostante le manie di grandezza e gli insuccessi che hanno accompagnato il suo precedente lavoro in BnlParibas. Incontrando i sindacati, il nuovo amministratore delegato dell’istituto italo-francese, Andrea Munari, aveva subito rilevato di aver ricevuto in dote dal suo predecessore soltanto 900 milioni di svalutazioni.

 

Alla fine, le divisioni tra i due amministratori della Cassa-rotta hanno fatto perdere le staffe pure all’imbelle e mite ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Al momento di dover rinnovare gli incarichi nella controllata Sace i separati in Cassa si sono presentati al Tesoro con due diversi candidati. “Ma questi sono degli irresponsabili”, si sarebbe sfogato con i suoi collaboratori Padoan. Così il premier ha avuto vita facile per promuovere su quella poltrona un altro cocco di mamma del Giglio tragico: Marco Simoni.

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Per non dire poi della trattativa per la cessione di Metroweb ceduta all’Enel di Starace - via Cassa -, nonostante l’offerta di Telecom-Tim  fosse migliore. E non soltanto economicamente: 806 milioni Cdp contro gli 820 di Tim. Uno scambio improprio tra società pubbliche che ha fatto storcere la bocca ai Commissari europei.

 

vincent bollore dal financial timesvincent bollore dal financial times

Ma tutta la partita sulla banda larga è stata giocata con carte taroccate da parte della banda Renzi. Almeno queste sono le accuse che piovono dal mondo della finanza internazionale. A Parigi ricordano ancora quando, convocato a Palazzo Chigi, il socio francese di Tim, Vincente Bolloré, si è trovato di fronte non soltanto al premier cazzaro, ma pure il presidente di Cdp, Claudio Costamagna. Il patron di Vivendi, primo azionista dell’ex monopolista pubblico delle telecomunicazioni, non si aspettava che l’arbitro del match (Renzi) si presentasse all’incontro sottobraccio al capitano della squadra avversaria (Costamagna).

fabio gallia claudio costamagna piercarlo padoan fabio gallia claudio costamagna piercarlo padoan RECCHI ARANUD DE PUYFONTAINE CATTANEORECCHI ARANUD DE PUYFONTAINE CATTANEO

 

Un’eco su com’è stata “maltrattata” Tim, uno degli ultimi player italiano, si è avuta anche al Quirinale dove la scorsa settimana sono stati ricevuti il suo presidente, Giuseppe Recchi, e l’amministratore delegato, Flavio Cattaneo. «Parteciperemo a tutte le gare per la banda ultralarga nelle aree C e D anche se dopo l'ingresso di Enel nel settore è importante che esista un contesto regolatorio uguale per tutti...”, ha ripetuto Recchi al Capo dello Stato Sergio Mattarella.