consip ielo scafarto woodcock tiziano renzi pignatone

PROCURE IN GUERRA: LA ROMA GARANTISTA PRO-RENZI DI PIGNATONE-IELO ACCUSA IL CARABINIERE DI WOODCOCK DI AVER FALSIFICATO LE INTERCETTAZIONI, QUINDI INCHIESTA TAROCCATA. DA NAPOLI WOODCOCK LO DIFENDE E GLI LASCIA L’INCHIESTA - BELPIETRO: I GIORNALONI CON IL DUCETTO, NESSUNO RICORDA CHE LOTTI E’ INDAGATO? - IMBARAZZANTE SILENZIO DELL’ARMA DEI CARABINIERI: IL CAPITANO SCAFARTO HA INDAGATO SUL COMANDANTE GENERALE DEL SETTE E SALTALAMACCHIA. E NESSUNO DICE NULLA

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

 

1. I PM DELLA CAPITALE CONGELANO L’INCHIESTA

Carlo Bonini e Maria Elena Vincenzi per la Repubblica

 

Non ci voleva un indovino. Ma i due macroscopici falsi del Noe dei carabinieri nell' inchiesta Consip producono in meno di ventiquattro ore il massimo del danno. Riportano all' anno zero l' inchiesta della Procura di Roma, ora irrimediabilmente avvelenata dal sospetto che nella monumentale informativa firmata dal capitano Gianpaolo Scafarto si nascondano altre imposture.

 

SCAFARTOSCAFARTO

E dunque convincono il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Mario Palazzi che non un nuovo passo istruttorio potrà essere fatto nell' esplorare le accuse a carico di Tiziano Renzi e del livello politico-istituzionale dell' inchiesta (a partire dalle posizioni del ministro Lotti per finire a quella del comandante generale dell' Arma Del Sette) prima che non siano concluse le verifiche delegate al Reparto Investigativo dei carabinieri di Roma sul lavoro dei loro colleghi del Noe.

 

Di più. Precipitano i rapporti tra la Procura della Repubblica di Roma e quella di Napoli, che di fatto continuano a lavorare sulle due metà di una stessa mela (gli appalti Consip), al loro minimo sindacale (ammesso ci sia mai stato un massimo), aprendo, nei fatti, un conflitto sordo e non esattamente irrilevante per le sorti dell' accertamento giudiziario della verità.

 

PAOLO IELOPAOLO IELO

Nel giorno infatti in cui Roma battezza come un fellone l' ufficiale dei carabinieri che, per un anno, è stato il motore dell' indagine, Napoli (tutt' ora per altro orfana di un Procuratore capo) gli rinnova di fatto piena fiducia, confermando che il Noe (a partire dal capitano Scafarto) continuerà ad essere il reparto di polizia giudiziaria delegato all' indagine del pm Henry John Woodcock. Come se la faccenda dei falsi fosse irrilevante. E come se la Procura di Napoli non fosse stata a sua volta vittima del lavoro a mano libera del capitano.

 

PIGNATONEPIGNATONE

Per altro, ad amplificare l' effetto kafkiano di quanto si sta consumando nel perimetro dell' indagine Consip si aggiunge, anche solo a raccontarlo nella sua nuda oggettività, il ruolo in commedia dell' Arma dei carabinieri. Accade infatti che un reparto competente per reati ambientali (il Noe) lavori - come consuetudine da anni - per uno stesso pm (Woodcock) su appalti pubblici e reati che con la competenza di quel reparto nulla hanno a che spartire.

 

woodcockwoodcock

Che quel reparto accusi di fuga di notizie nell' inchiesta il Comandante generale dell' Arma (Del Sette) e il comandante della Regione Toscana (Saltalamacchia). Che l' inchiesta punti dritta al più alto livello politico (Palazzo Chigi) e che ad accusare con parole definitive e false l' ex premier Matteo Renzi di «uso familistico dei Servizi segreti» sia un capitano di quel reparto - Scafarto, appunto - che nel suo curriculum da segugio vanta il comando della tenenza di Scafati e quello del nucleo radiomobile di Nocera Inferiore.

 

E ancora. Che quello stesso reparto venga individuato come responsabile della fuga di notizie sugli atti dell' inchiesta nel suo passaggio da Napoli a Roma e che su Scafarto e il Noe, da un mese, sia stato ora chiamato a fare le pulci un ulteriore reparto dell' Arma, il Nucleo investigativo di Roma. Il tutto, appunto, mentre il Noe di Scafarto prosegue serenamente nelle sue indagini con la piena fiducia del pm napoletano Henry Woodcock.

RENZI DEL SETTE eceb71372RENZI DEL SETTE eceb71372

 

Cosa possa partorire un ginepraio di queste proporzioni e quale scia di veleni e paranoia prometta di portarsi dietro non è difficile immaginarlo. Non fosse altro perché tra le verifiche cui saranno sottoposti dalla Procura di Roma gli atti del Noe figurano anche le modalità con cui state raccolte da quel reparto alcune delle testimonianze decisive nel prefigurare il ruolo politico di Palazzo Chigi e dei vertici dell' Arma nel tentativo di sterilizzare l' inchiesta Consip in un momento in cui era ancora di competenza della sola Procura di Napoli. Vale a dire quelle dell' amministratore delegato di Consip Luigi Marroni e del presidente di Publiacqua Filippo Vannoni.

 

SALTALAMACCHIA RENZISALTALAMACCHIA RENZI

Del resto, che il nostro capitano sia un tipo facile ad arronzare e dai modi assai peculiari non sembra storia nuova. Come documentiamo in queste pagine, a Scafarto era già accaduto nell' inchiesta Cpl Concordia di sostituire a piacere il suono incomprensibile di un' intercettazione con una parola di senso compiuto dalla formidabile forza probatoria. Ma, soprattutto, e come avevano avuto già modo di scrivere il 6 marzo scorso in un lungo comunicato stampa Giambattista Vignola, Francesco Carotenuto e Alfredo Sorge, avvocati di Romeo, era stato protagonista con il suo reparto di un' altra curiosa "confusione".

 

TIZIANO RENZI TRAVAGLIOTIZIANO RENZI TRAVAGLIO

In quel caso, nel trascrivere alcune delle conversazioni dell' imprenditore napoletano intercettate nel procedimento che lo riguardava per gli appalti all' ospedale Cardarelli di Napoli, un' innocua parola in lingua inglese era diventata una confessione extragiudiziale di straordinaria suggestione. Uno dei dipendenti del gruppo Romeo, esperto di «cleaning», dunque di servizi di pulizia, era diventato, per assonanza, «esperto di crimini della Romeo» e con questa definizione era stato ripetutamente consegnato alle informative destinate al pm Woodcock.

 

TIZIANO RENZITIZIANO RENZI

Non è dato sapere, al momento, se sul capitano Scafarto qualcuno, nella catena gerarchica del suo reparto, abbia mai ritenuto opportuno gettare un occhio. E, se questo è accaduto, chi abbia avallato tanta disinvoltura. Né è dato sapere (il pm Palazzi intende accertarlo) se l' informativa monstre di 1.000 pagine licenziata il 9 gennaio 2017 con cui si accusavano con la certezza dell' indicativo i Renzi (padre e figlio) abbia avuto anche solo il bene di essere letta dal comandante in capo del Noe, il generale Sergio Pascali, che non più tardi di un mese fa aveva fatto fuoco e fiamme ritenendo un oltraggio la decisione della Procura di Roma di sottrarre a mani così capaci la delega alle indagini su Consip.

 

2. MA E’ DAVVERO UN COMPLOTTO CONTRO IL GIGLIO MAGICO?

Maurizio Belpietro per la Verità

 

BELPIETROBELPIETRO

Per babbo Renzi abbiamo assistito al primo caso nella storia dell' editoria di una smentita data con maggior risalto della notizia. Ma che dico: alcuni giornali la notizia delle indagini a carico del padre dell' ex premier non l' avevano proprio pubblicata, per lo meno in prima pagina, mentre la smentita di ieri ha meritato addirittura l' apertura, ossia il titolo più importante, quello sotto la testata.

 

luigi marroniluigi marroni

Leggere per credere. La Stampa venerdì 17 febbraio aveva ritenuto che l' inchiesta per traffico d' influenze illecite contro il celebre papà non fosse degna di menzione, ma ieri la smentita è apparsa non solo in prima pagina con un titolo a cinque colonne, ma è stata accompagnata da un editoriale dell' ex direttore Marcello Sorgi.

 

Altri esempi? La Repubblica all' avviso di garanzia aveva dedicato un francobollo dal titolo: «I sospetti dei pm su papà Tiziano». Ieri invece apertura a tutta pagina: «L' accusa a Tiziano Renzi falsificata da un carabiniere». Smentita a quattro colonne pure per il Corriere: «False prove nel caso Consip» e riquadrato in taglio basso una e mezza il 17 febbraio, quando uscì la notizia. Del resto non c' è da stupirsi. Se un capitano dei carabinieri è accusato di aver trascritto una frase mettendola in bocca ad Alfredo Romeo invece che a Italo Bocchino e di aver scambiato un vicino di casa per uno spione c' è da allarmarsi e da gridare allo scandalo.

ALFREDO ROMEOALFREDO ROMEO

 

Anzi no, al complotto dei servizi deviati. Nel caso invece in cui il comandante generale dei carabinieri e il comandante della Legione Toscana vengano accusati di aver spifferato le notizie dell' inchiesta a ministri e amici di ministri, allora non c' è di che preoccuparsi del complotto e si può anche omettere la notizia in prima pagina e limitarsi a liquidarla con una breve.

 

In effetti, che attorno alla Consip, ovvero alla centrale acquisti della pubblica amministrazione, girassero un branco di avvoltoi pronti a fare festa con gli appalti dello Stato e a spese del contribuente a chi può importare? A chi può interessare che ci sia stata una fuga di notizie di cui sono sospettati gli alti vertici dell' Arma e un signore che all' epoca stava a Palazzo Chigi con delega sulla maggior parte dei dossier che scottano? A nessuno. Infatti quando Luca Lotti finì indagato, alla vigilia di Natale, La Repubblica liquidò l' affaire con una colonna che conteneva anche la difesa del neo ministro: «Sotto inchiesta Luca Lotti. Io non c' entro, lo chiarirò ai pm».

italo bocchinoitalo bocchino

 

Un po' più piccolo lo spazio riservato dalla Stampa: «Lotti indagato. Sentitemi presto». Notizia non pervenuta invece sulla prima pagina del Corriere. Tuttavia, mentre l' indagine non aveva suscitato alcuna emozione nei cronisti dei giornaloni, ieri come detto si sono scatenati tutti, ipotizzando manovre e trame oscure dei servizi deviati. Può un carabiniere aver sbagliato o essersi fatto prendere la mano e aver scambiato lucciole per lanterne? Ovvio che no. Ci deve essere qualche cosa dietro. Una macchinazione.

 

lotti in senato per la mozione di sfiducialotti in senato per la mozione di sfiducia

Meglio, un' operazione di depistaggio. Il fiato alle trombette del resto era partito subito dopo che le agenzie di stampa avevano battuto la notizia del capitano indagato. Sui social si potevano trovare dichiarazioni come quella di Stefano Menichini, compianto ex direttore di' Europa: «Complotto è una parola impronunciabile. Ma che su Consip abbiano agito apparati dello Stato deviati, mi pare indiscutibile». Ovvio, no? Il complotto non si può dire, ma intanto si dice.

 

Dunque il caso Consip era una manovra per incastrare Matteo Renzi tramite il padre? Le accuse sono cadute come un castello di sabbia e si basavano solo sulle annotazioni del capitano-falsario? No. Le accuse per fuga di notizie sono supportate dalla testimonianza di alcuni esponenti del Giglio magico. Quelle per traffico di influenze illecite da altre testimonianze e pure da biglietti scritti da Alfredo Romeo e recuperati dagli investigatori nei sacchi della spazzatura.

MATTEO E TIZIANO RENZIMATTEO E TIZIANO RENZI

 

Certo, gli indagati sono da ritenersi innocenti fino a che non intervenga un regolare processo e un' eventuale condanna. Tuttavia, così come non si può parlare di colpevoli a prescindere, non si può neppure parlare di assolti a prescindere. Primo perché le prove non le ha ancora esaminate nessun tribunale e secondo perché se la trascrizione di una frase è sbagliata non è detto che lo siano i verbali d' interrogatorio.

 

Una cosa però è certa. Nel Pd e nelle redazioni dei giornali c' è una gran fretta di prosciogliere da ogni accusa la Sacra famiglia. Sarà la Settimana santa, sarà che la via crucis non piace a nessuno, risultato c' è chi è impaziente di vedere la resurrezione di Renzi. Del resto che volete? Il Pd ha casa in largo del Nazareno, Matteo si crede Gesù e, dato che dal 4 dicembre sono passati più di tre giorni, lui preme impaziente per la Pasqua.