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1. AEREO SINAI: CREMLINO, CHARLIE HEBDO È 'SACRILIEGO'
vignette charlie hebdo sul disastro aereo russo nel sinai
(ANSA) - Il portavoce del presidente russo Vladimir Putin ha definito un "sacrilegio" vignette che compaiono oggi sulla rivista satirica francese 'Charlie Hebdo' a proposito del disastro aereo nel Sinai. Le vignette "non hanno a che fare né con la democrazia" né con la libertà "di espressione", ha detto il portavoce, Dmitri Peskov, citato da Interfax.
vignette charlie hebdo sul disastro aereo russo nel sinai
Il portavoce del Cremlino ha poi definito 'Charlie Hebdo' "una testata assai controversa" e ha aggiunto che "molti non la accettano e si sentono offesi dalle sue pubblicazioni". "Un giornale come questo - ha proseguito Peskov - probabilmente sarebbe assolutamente inappropriato nel nostro sistema sociale, nel nostro paese multinazionale e multiconfessionale". Il portavoce di Putin ha infine dichiarato di aver "cercato assieme ai colleghi" delle vignette sui redattori di 'Charlie Hebdo' "uccisi dai terroristi" ma di non essere riuscito a trovarle: "se sono state pubblicate - ha affermato - anche questo è un sacrilegio".
2. LA PORTAVOCE DI LAVROV: ''QUALCUNO È ANCORA CHARLIE?''
Da www.ilgiornale.it - Anche Maria Zakharova, la portavoce del Ministero degli Affari Esteri di Mosca, è intervenuta sulla vicenda commentando sul suo profilo Facebook: “qualcuno è ancora Charlie?”, riferendosi, chiaramente alla campagna promossa in seguito all’attentato che colpì, lo scorso 7 gennaio, la redazione del giornale satirico a rue Nicolas-Appert, nell’undicesimo arrondissement parigino, dove un commando di due uomini legati all’Islam radicale uccisero dodici vignettisti. “Mosca è in attesa di una spiegazione”, “perché non hanno fatto vignette sulle loro vittime”, sono solo alcune delle frasi di sdegno che stanno circolando in queste ore sui profili Twitter degli utenti russi.
3. A MARCIARE A PARIGI PER ''CHARLIE HEBDO'' C'ERA ANCHE IL MINISTRO DEGLI ESTERI RUSSO, SERGEY LAVROV
Dall'articolo di Stefano Montefiori per il "Corriere della Sera'' del 13 gennaio 2015
(...)
la marcia per charlie hebdo a parigi
Tra mille scritte «Je suis Charlie» c’erano pure il ministro degli Esteri russo Lavrov, il premier ungherese Viktor Orbán, il premier turco Davutoglu, il presidente del Gabon, Ali Bongo. Non esattamente i migliori amici dei giornalisti.
«E perché non Bashar al Assad?», si è allora chiesta su Twitter la reporter di Le Monde Marion Van Renterghem, inaugurando l’hashtag di grande successo # PauvreCharlie , povero Charlie. In molti hanno chiesto l’arrivo del nordcoreano Kim Jong-un, o lamentato la spiacevole assenza del dittatore cileno Augusto Pinochet (morto nove anni fa).
marcia a parigi per charlie
CHARLIE HEBDO AYLAN 3
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