DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
DAGONOTA
Dopo l’orgia giustizialista di Mani pulite che ha alimentato il fuoco del populismo che covava sotto la brace di un sistema politico e istituzionale già in crisi d’identità, la credibilità del nostro sistema giudiziario e del suo organo di controllo (Csm) sono ai minimi storici.
Un populismo al suo “tramonto” anche se sulla “Repubblica” Ezio Mauro nel registrarne la novità l’addebita alla caduta del leaderismo straccione di Berlusconi e Beppe Grillo. Ma il populismo è figlio anche delle forche innalzate a Montecitorio dalla Lega di Bossi e dall’attacco tout court ai partiti e alla sua Casta epicamente esaltate dai giornali dei poteri marci. I partner più affidabili del pool di Mani pulite il cui “eroe”, Antonio Di Pietro, era il più ruspante e acclamato dalla folla in quell’osceno circo mediatico-giudiziario.
GHERARDO COLOMBO - ANTONIO DI PIETRO - PIERCAMILLO DAVIGO
La patologia (grave) che ha colpito la giustizia italiana non riguarda soltanto la lentezza dei processi, le lotte tra correnti (o logge) ai suoi massimi vertici, le guerre interne alle procure e neppure gli errori nel mandare in galera gli innocenti prima di un regolare processo. Un sistema quest’ultimo tanto caro al Puffo della Valtellina, il manettaro Piercamillo Davigo.
La questione riguarda soprattutto come l’opinione pubblica percepisce il funzionamento di un sistema giudiziario che - sia pure codice alla mano -, nello stesso giorno lascia libero Giovanni Brusca, il killer della strage di Capaci, e in corte d’Assise condanna per disastro ambientale gli ex padroni dell’Ilva (i Riva) a oltre 20 di galera. Cioè poco meno dei 25 anni scontati dal boss mafioso che sciolse, prima di collaborare con gli inquirenti, un bambino nell’acido.
E se non bastasse, in queste stesse ore assistiamo a Verbania al braccio di ferro tra il procuratore che indaga sulla strage della funivia di Stresa (14 morti) e il giudice delle indagini preliminari. Il primo arresta i tre tecnici, tra essi un reo confesso che dice di aver manomesso l’impianto; il secondo lascia andare due indagati perché le accuse raccolte dal Pm sono soltanto delle “suggestioni”.
INCIDENTE FUNIVIA STRESA MOTTARONE
Già, ma quali? La funivia del Mottarone è caduta per qualche fatalità o per il cavo spezzato a causa della cattiva manutenzione? E le povere vittime sono soltanto “suggestioni” di chi assiste all’ultimo atto che assomiglia a una farsa in toga? Ah saperlo…
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