ATTACCO ALLA STATO! I GRILLINI NON VENGONO A ROMA SOLO A TESTIMONIARE IL LORO AFFETTO PER LA PORCHETTA – ALLARME A “REPUBBLICA”: “I PARLAMENTARI A 5 STELLE AVVERTONO CHE NON SI TIRERANNO INDIETRO DAVANTI AI POSTI CHE GLI SPETTANO: LE PRESIDENZE DEL COPASIR, DELLA VIGILANZA RAI, E PERCHÉ NO, DI UNO DEI DUE RAMI DEL PARLAMENTO”…

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Annalisa Cuzzocrea per "la Repubblica"

Non hanno intenzione di andare a Roma a fare testimonianza, i parlamentari a 5 stelle. Ripetono i temi su cui daranno battaglia, avvertono che non si tireranno indietro davanti ai posti che gli spettano: le presidenze del Copasir, della Vigilanza Rai, e perché no, di uno dei due rami del Parlamento. Dicono che saranno responsabili, ma di accordi col Pd - per ora - non vogliono sentir parlare.

In queste ore si sentono al telefono, scambiano e mail, cercano di trovare soluzioni per le cose più immediate. Si sono divisi il regolamento parlamentare per studiarlo bene. Hanno fatto dei seminari con professori di Diritto Costituzionale. E presto si vedranno: 109 deputati, 54 senatori, forse già questo fine settimana a Roma insieme a Beppe Grillo. Ci sono molte decisioni da prendere. Che una di queste possa essere un eventuale appoggio al governo di Bersani, è una cosa su cui tutti sono a dir poco scettici. «Le alleanze, le intese, fanno parte della vecchia politica».

Eppure ieri Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, è andato a trovare il primo cittadino bolognese, il democratico Virginio Merola. Pd e Movimento si parlano, almeno a livello locale, e non solo in Sicilia. Una via di dialogo è stata aperta, ma a sentire lo staff del sindaco 5 stelle, non si tratta di niente che abbia a che vedere con le elezioni politiche. Pizzarotti non ne avrebbe alcun titolo, e non gli interessa averne. Sarà Grillo ad andare al Quirinale per le consultazioni con Giorgio Napolitano, da lui schernito ogni giorno nello tsunami tour come "‘o guaglione".

Nel caso ci fosse da trattare col centrosinistra, è probabile che sarebbe sempre lui a farlo, in quanto "garante" - guai a dire leader - del Movimento. Così, per ora, le truppe ripetono il mantra che le ha condotte fin qui. «Un accordo col Pd sarà possibile solo davanti ai singoli provvedimenti» dice Giulia Sarti, 26 anni. «Guarderemo le singole proposte di legge, non faremo accordi preventivi per tenere in piedi un governo che dal giorno dopo potrà permettersi di far qualsiasi cosa. Niente deleghe in bianco».

«Noi - spiega la capolista alla Camera in Emilia Romagna - arriviamo con una logica diversa, se vorranno fare le cose che servono, ci saremo, ma vogliamo vederle già scritte». Non c'è da fidarsi di Bersani? «Sono gli italiani che non si fidano più, sono anni che ci dicono: ‘Lo facciamo, lo facciamo', e poi nulla. Abbiamo appena fatto un comunicato: al primo punto del nostro programma mettiamo il conflitto di interessi».

Praticamente identica la visione di un altro futuro deputato: Alfonso Bonafede, avvocato, già candidato a sindaco di Firenze contro Renzi (prese il 2 per cento) risponde a titolo personale sulla possibilità di un accordo. E dice: «Secondo me non c'è. Ovviamente su questi punti ci confronteremo sia con gli altri parlamentari che in rete con i cittadini, ma la gente ci ha votato perché siamo diversi, non possiamo stringere alleanze, roba da vecchia politica».

Il Pd però non ha i numeri per formare un governo, al Senato. «Facciano col Pdl, facciano come vogliono. Non è che un governo di solo centrosinistra sarebbe molto meglio di quello che verrà fuori dall'inciucio con Berlusconi». «Da noi si usa non avere capi», dice Vito Crimi, neo senatore lombardo. «Ci incontreremo a breve e collegialmente decideremo sulle varie proposte. Oppure, se la situazione è complessa, rivolgendoci agli iscritti al portale».

Sarà per il manualino di diritto parlamentare che tiene sul comodino, ma Crimi ha le idee chiare: «Si è data troppa importanza al potere esecutivo in questi anni, e invece deve essere il Parlamento a legiferare, noi faremo le nostre proposte e lì cercheremo di farle passare».

Ma come farà, Bersani, ad avere la fiducia a Palazzo Madama? Massimo Arpini, imprenditore informatico che vive ad Incisa in Val d'Arno, futuro deputato, un'idea ce l'avrebbe che assomiglia all'appoggio esterno: «Potremmo uscire dall'aula, fare in modo che abbia la fiducia senza essere noi a concedergliela. Poi però sono sicuro che le nostre proposte arriveranno prima di quelle del Pd».

Rivendica, Arpini, il diritto alla presidenza di una Camera, all'Antimafia, al Copasir, la Vigilanza Rai. Roberto Fico, capolista in Campania, è più cauto: «Per prima cosa dovremo eleggere i nostri capigruppo di Camera e Senato. Di eventuali accordi col Pd dobbiamo parlare tutti quanti insieme, ma lo spirito che ci ha contraddistinto è quello di un Paese nuovo. Noi andremo solo sui contenuti, perché in questi anni li abbiamo visti passarsi la palla. Non dimenticherò mai Violante che dice: ‘Abbiamo garantito le tv a Berlusconi'. In nome di chi? In nome di cosa?».

 

GIULIA SARTIALFONSO BONAFEDEMARTA GRANDE GRILLINA A OTTO E MEZZObeppe grillo incazzoso camera dei deputati