DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E…
Ugo Magri per “la Stampa”
MOAVERO DI MAIO SALVINI CONTE MATTARELLA
Senza squilli di tromba, evitando anzi di darne pubblicità, il presidente della Repubblica è ritornato a Roma. Non che mancassero i telefoni nella palazzina dell' Ammiragliato, a La Maddalena, dove Mattarella sperava di trascorrere le vacanze. Ma ieri la confusione ha toccato livelli record, e dunque il Capo dello Stato ha ritenuto opportuno anticipare il rientro, programmato per lunedì.
Forse approfitterà della Capitale deserta (o della quiete di Castelporziano) per incontrare qualche protagonista. Contatti che sarebbero utilissimi, assicura chi è di casa al Quirinale, perché dai nostri eroi «ci si può aspettare tutto e il contrario di tutto»: un giorno il ribaltone M5S-Pd e il giorno dopo un rilancio a sorpresa del patto giallo-verde.
Nemmeno è chiaro cosa potrà succedere martedì in Senato. Alle ore 15 Conte farà il suo discorso sulla crisi politica, qui non ci piove; ma vai a sapere se le sue comunicazioni verranno messe ai voti oppure, un attimo prima che ciò avvenga, l'"Avvocato del popolo" salirà sul Colle a dimettersi. Più probabile la seconda delle due perché, se il premier sfidasse la Lega a votargli contro, quasi certamente Salvini lo esaudirebbe; ma una volta bocciato dal Parlamento, Conte non potrebbe più tornare in pista in un secondo momento. Tutto fa pensare che, sentito cosa dirà in Aula la Lega, il capo del governo getterà direttamente la spugna, nella speranza di risorgere poi.
NIENTE COLPI DI MANO
CONTE SALVINI DI MAIO MOAVERO MATTARELLA
Tra i Cinque stelle qualcuno si illude che il presidente possa rinviare Conte davanti alle Camere, minacciando di sciogliere le Camere nel caso venga silurato. In questo modo, si getterebbero le basi di qualche ribaltone parlamentare. Ma non è affatto aria che Mattarella si presti a forzature simili. Qualunque nuova maggioranza dovrà vedere la luce nelle sedi proprie, incominciando dalle consultazioni.
Possibile che si tengano già il 21 agosto, e che in 48 ore siano esaurite. A quel punto, delle due l' una: o la crisi si confermerà senza sbocchi, nel qual caso Mattarella scioglierà le Camere forse già entro la fine della prossima settimana; oppure una nuova maggioranza M5S-Pd verrà allo scoperto. Se così fosse, e quei due partiti chiedessero qualche altro giorno di tempo per perfezionare i loro accordi, il capo dello Stato difficilmente negherebbe una tale opportunità.
Anche perché ormai (purtroppo) non c' è più questa dannata fretta di tirare le somme: chi ha fatto due conti col calendario esclude che votando il 27 ottobre prossimo, cioè nella prima domenica elettorale utile, sarebbe possibile approvare la legge di bilancio entro il 31 dicembre. Si andrebbe comunque all' esercizio provvisorio. E scatterebbe pure l' aumento automatico dell' Iva, che verrebbe bloccato solo se il futuro governo nascesse appena in tempo per rinviarlo, anche tramite decreto-legge.
Insomma: se nelle consultazioni si manifestasse una maggioranza M5S-Pd, Mattarella potrebbe esercitare tutta la pazienza del caso. Idem qualora Salvini tornasse sui suoi passi e facesse pace con Di Maio: ipotesi che, per quanto possa sembrare «da manicomio», nei palazzi altolocati ieri sera non veniva per niente esclusa.
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