DAGOREPORT - A.A.A. ATTENZIONE ALLA MONETA: RITORNA MINACCIOSA SULLA SCENA GEOPOLITICA DEL MONDO -…
Marco Demarco per il Corriere della Sera
«Senso del dovere». «Dedizione incondizionata per le istituzioni». «Partecipazione alla battaglia per la legalità». Franco Roberti, magistrato pluri-decorato ora in pensione, spiega che c' è tutto questo nella recente decisione di accettare la nomina ad assessore regionale alla sicurezza di Vincenzo De Luca.
Ma nella scelta dell'ex procuratore nazionale anti-mafia, già Procuratore a Salerno, c' è anche altro. In particolare, c' è una buona dose di coraggio nello sfidare le perplessità sollevate da una parte dell' opinione pubblica. Che si chiede: così non si mette a rischio l' immagine della magistratura, la sua terzietà?
IL DITO MEDIO DI VINCENZO DE LUCA AI GRILLINI
In sostanza, può un ex procuratore di Salerno, che ha indagato De Luca quando era sindaco, diventarne poi il principale collaboratore? L' interessato non ha dubbi: «Non vedo l' inopportunità. Attualmente non ho incarichi e non ho mai frequentato il governatore». La questione, però, è carica di implicazioni. Sabato scorso, i pm salernitani hanno chiesto per l' ex sindaco De Luca una condanna a due anni e 2 mesi.
I reati sono l' abuso d' ufficio, il falso ideologico e la lottizzazione abusiva. E l'inchiesta fu aperta proprio al tempo di Roberti. Riguarda il Crescent, il monumentale complesso edilizio progettato da Riccardo Bofill, simbolo, per alcuni, del rinnovamento architetto-nico della città; per altri, di una spregiudicata aggressione al paesaggio. Quest' ultima è appunto l' ipotesi avanzata dai pm.
La scelta di Roberti arriva ora come uno scossone e può essere letta solo in due modi. O è un implicito ridimensionamento dell' intera vicenda giudiziaria, con annessa polemica nei confronti degli ex colleghi. O è una lezione estrema di garantismo, nel senso che nei fatti (e non solo in teoria) Roberti vuole dimostrare che nessuno è colpevole prima della condanna. Ma in questo caso, eccoci precipitati nel labirinto Italia.
Se la richiesta dei pm dovesse essere accolta, l' immediata conseguenza sarebbe la sospensione di De Luca per effetto della legge Severino. Avremmo così una istituzione «decapitata», sebbene in un tempo differito, proprio da chi avrebbe voluto «servirla». Un paradosso. E forse anche l' esito di una imprudenza.
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