UN PROBLEMA IN PIÙ PER LA MERKEL A 5 MESI DAL VOTO: ONDATA DI SCIOPERI PER SALARI PIÙ ALTI

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S.T. per "la Repubblica"

Gli scioperi aumentano, specie quelli improvvisi. Ma l'obiettivo non è salvare il posto di lavoro che qui per i grandi comparti è blindato. Incrociano le braccia per soldi. Non stiamo descrivendo l'Italia o un altro paese mediterraneo. Questa, come sparava ieri in prima pagina l'autorevole Frankfurter Allgemeine, è la Germania d'oggi: la voglia di scioperare come strumento di pressing sul padronato per ottenere più soldi, cresce; ha contagiato i "Cipputi più felici del mondo", i laboriosi operai tedeschi abituati da mezzo secolo alla moderazione reciproca della cogestione.

É un altro pianeta, rispetto alle proteste dei disperati, disoccupati e nuovi poveri a Sud delle Alpi e dei Pirenei, ma anche in Francia. «Ora basta con anni di moderazione e rinunce sul fronte retributivo, se l'economia del paese va ancora bene è giusto che anche chi produce prosperità ed export abbia la sua parte». Questo è il discorso dei massimi leader sindacali, da Berthold Huber, che guida IgMetall, la centrale dei metalmeccanici ritenuta il più forte sindacato del mondo, a Ver.Di, l'organizzazione dei lavoratori dei servizi.

Alla Lufthansa, un giorno di blocco del traffico aereo è bastato per ottenere un aumento retributivo del 5,2%, quasi tre volte l'inflazione. Alla Mercedes, il vertice in difficoltà per i problemi di mercato affronta il no a ogni misura di risparmio sui costi. Sembra quasi, commentano osservatori negli ambienti finanziari di Francoforte, che i sindacati abbiano
fatto propria l'esortazione rivolta ad Angela Merkel dall'Fmi e da molti partner: aumentare la domanda in Germania per rilanciare l'economia europea.

Il trend è così forte che gli imprenditori gridano al pericolo. «Auspichiamo che i legislatori ridefiniscano il raggio d'azione e la competenza de sindacati delle varie branche professionali, altrimenti questi scioperi che violano il principio del contratto unico branca per branca ci costeranno sempre di più», ha detto il presidente dell'Unione dei datori di lavoro, Dieter Hundt (ascoltatissimo dal governo Merkel) alla Frankfurter.

Ma tutto indica che il suo monito non basti a convincere i politici, a cinque mesi dalle elezioni: né la Cancelliera né le opposizioni di sinistra hanno intenzione di inimicarsi quel serbatoio di voti enorme che qui è ancora la classe operaia.

«Che i padroni non s'illudano, nei prossimi giorni sullo sfondo della vertenza metalmeccanici arriveranno numerosi scioperi d'avvertimento», ha avvertito Huber, leader IgMetall, nel comizio più importante del Primo maggio.

Lui, noto per la tradizionale tendenza al compromesso tra parti sociali in nome dell'economia, ha dissotterrato l'ascia di guerra. Alcuni scioperi hanno fermato aziende metalmeccaniche già mercoledì, e Ver.Di prepara azioni che bloccheranno il comparto assicurativo. La pace sociale garantita, proprio perché la Germania è ricca e lo sono anche i suoi lavoratori, può trasformarsi qui da realtà in ricordo.

 

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