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Gianni Barbacetto per "Il Fatto Quotidiano"
Non era mai successo a Milano: un giudice dell'indagini preliminari che rifiuta d'archiviare alcune inchieste e una procura generale che le richiama a sé per avocazione, facendo le indagini al posto della procura. à successo sette volte negli ultimi mesi, da aprile a settembre, a proposito di sette indagini di tipo fiscale assegnate al dipartimento che si occupa di reati economici, coordinato dal procuratore aggiunto Francesco Greco.
Per sette volte il gip Andrea Salemme ha rifiutato di concedere l'archiviazione, chiesta dalla procura. La palla è passata allora al sostituto procuratore generale Carmen Manfredda, che ha ritenuto di coordinare le indagini assegnandole alla polizia giudiziaria, dopo aver ritenuto inadeguate quelle svolte della procura.
Nessun nome eccellente, in quei sette fascicoli, ma cifre evase anche considerevoli. Come quelle di una presunta frode fiscale milionaria che sarebbe stata realizzata da un'azienda d'arredamento con sede in Brianza. O come quelle di una contestata frode realizzata attraverso una società estera per un valore attorno ai 15 milioni di euro.
Le inchieste avocate dalla procura generale riguardano tasse non pagate complessivamente per milioni di euro da parte di società sottoposte a verifica fiscale e poi oggetto di denuncia penale alla magistratura presentata dall'ufficio Grandi contribuenti dell'Agenzia delle Entrate.
La procura risponde spiegando che ritiene fisiologica una contestazione che riguarda solo sette casi sui 6 mila fascicoli che il dipartimento tratta ogni anno, con 1.500 decreti penali, massicci recuperi di imposte evase e richieste di archiviazioni che sono inferiori alla media delle archiviazioni totali chieste dalla procura di Milano. "Oltretutto l'agenzia delle entrate", spiega un magistrato, "ci manda accertamenti fiscali che riguardano cinque o sei anni fa, dunque a rischio prescrizione. Occorre fare una selezione per valutare quando sia il caso di indagare e quando il processo sia purtroppo destinato a morire".
Sui casi contestati sono ora comunque in corso nuove indagini che dureranno alcuni mesi, secondo le disposizioni della procura generale che si è sostituita al pm, ritenendo in alcuni casi troppo precipitose le archiviazioni richieste.
Di solito, quando un gip giudica non adeguata la richiesta d'archiviazione, la respinge e ordina al pm nuove indagini. In questi sette casi, invece, è insolitamente intervenuta la procura generale, facendo valere un articolo del codice di procedura penale, raramente utilizzato, che prevede "l'avocazione delle indagini preliminari per mancato esercizio dell'azione penale".
"Di solito ci accusano di essere troppo inquisitori e di far tintinnare eccessivamente le manette, questa volta", sospira un magistrato, "ci dicono invece che siamo troppo di manica larga...".
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