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Da Milano Franz Brambilla Perego per Dagospia
1 - PENATI E IL PROFESSORE
Forse aveva visto giusto Giulio Sapelli, il Professore. Austero e rigoroso accademico di storia economica, ordinario alla Statale di Milano, stazza fisica imponente quanto la sua cultura ed erudizione, tra la fine degli anni '90 e i primi anni 2000 è stato uno dei maitres à penser più vicini a Massimo D'Alema. Che lo aveva fatto nominare in alcuni dei più prestigiosi consigli di amministrazione, tra cui Eni (1996-2002), FS Holding (2000-2004), Unicredit Banca d'Impresa (2001-2009), Meta (2003-2005) e altri.
Dal 2006 al 2007 è stato presidente di Asam, la holding di partecipazioni della Provincia di Milano in pancia alla quale stavano (e stanno) le quote di Serravalle, la-madre-di-tutte-le-autostrade. La nomina venne proposta dall'allora presidente della Provincia di Milano Filippo Penati, alla cui linea politica - in quanto dalemiano - Sapelli era vicino. Ma la consonanza politica non basta; Sapelli, che non ha un carattere proprio docile e non è tipo da limitarsi a spingere il bottone a comando, è uno che va come un carrarmato a fondo delle cose.
Poco dopo la nomina in Asam qualcosa comincia a lasciarlo perplesso: in particolare un robusto debito con Banca Intesa, e la gestione della Serravalle. Richieste di charimenti, piani strategici per ridurre il debito grazie a dismissioni e interventi sui costi gestionali. Niente da fare, il muro.
Nel 2007 il cda di Asam decade e Sapelli se ne va. Togliendo il saluto a Penati e compagnia. Da allora è fuori dal giro, tornato ai suoi studi universitari che lo vedono anche visining professor nei più prestigiosi atenei di tutto il mondo.
Noi che siamo curiosi di natura rivolgiamo una preghiera al Professor Sapelli: dato che ha una collaborazione regolare con il Corriere Economia del lunedi, per il quale scrive serissimi articoli di storia e politica economica, perché non racconta come sono andate le cose in Asam/Serravalle? Dal punto di vista amministrativo e manageriale. L'aspetto giudiziario è altra cosa.
E NO, A CESARE QUEL CHE Ã DI CESARE, A FILIPPO QUEL CHE Ã DI FILIPPO
Adesso la strana coppia Pisapia (sindaco)-Podestà (presidente della provincia di Milano) presenta a cittadini e istituzioni una grande idea: una città metropolitana di fatto in attesa che lo diventi di diritto. Secondo quanto riferisce l'Agi, Comune e Provincia di Milano hanno cominciato a sedersi intorno allo stesso tavolo per intraprendere un percorso di condivisione sui temi che naturalmente oltrepassano i confini politici e convenzionali tra i diversi Comuni per cercare di volta in volta un approccio allargato.
Una strategia che, secondo quanto spiegato dal sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, porta il duplice vantaggio di una maggiore efficienza pubblica e di risparmi di risorse da destinare al miglioramento dei servizi ai cittadini.
L'incontro avvenuto a Palazzo Marino tra l'inquilino e il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà , è stato dunque, a detta del sindaco, "molto importante perchè - ha spiegato - abbiamo creato le condizioni perchè la città metropolitana parta veramente in modo che in tempi ragionevolmente brevi si possa arrivare a far sì che ci sia una città metropolitana di fatto per arrivare a quella che auspichiamo possa essere nel 2016 una realta', una citta' metropolitana di diritto. Abbiamo già approvato un percorso comune - ha proseguito Pisapia -, convocheremo tutti i sindaci della citta' metropolitana".
Tutto bello, tutto giusto, tutto ragionevole. Manca solo un particolare, la citazione del copyright. Il detentore dei diritti di uso del progetto politico sulla città metropolitana milanese si chiama Penati, Filippo Penati, sì, proprio lui, quel losco figuro che passava le nottate con i suoi complici a contare le banconote delle tangenti di Sesto (sic vox populi...).
La memoria dei politici è corta, ma anche quella dei giornalisti milanesi. I quali dovrebbero ricordarsi che il tema della città metropolitana era al primo posto nel programma politico di Penati alle provinciali del 2009. Tema al quale il candidato rivale Podestà rispondeva con pernacchie.
Ah, così va il mondo, così va la politica. Che Penati non sia uno stinco di santo sarà anche vero, ma certo non era un politico di serie B. Tanto che i due dioscuri che si sono divisi le sue spoglie nel territorio meneghino ne succhiano le intuizioni come Dracula succhiava il sangue alle fanciulle dal lungo collo bianco. Nel silenzio della stampa locale.
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