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Liana Milella per “la Repubblica”
Si chiama legge Costa, quella sulla diffamazione. E proprio da Enrico Costa, il vice ministro della Giustizia, ieri sono arrivate le ultime difficoltà. Vuole che siano cancellati gli inasprimenti sulle liti temerarie in sede civile. Il Pd è contrario e cerca un compromesso. Ma lui insiste, via quelle liti o salta tutto.
Vigilia al cardiopalmo per la legge che cancella definitivamente il carcere per il giornalista che diffama, sostituito da multe assai pesanti, e bilanciato da obblighi di rettifica altrettanto severi. Dentro la stampa tv e online, ma fuori i blog. Via anche la minaccia del diritto all’oblio sul web. New entry la norma a tutela di chi scrive per giornali che poi falliscono e che avrà diritto di essere considerato un creditore privilegiato.
Luci e ombre. Un Pd soddisfatto del lavoro compiuto. «È una legge equilibrata che risponde ai canoni delle sentenze della Ue e s’inserisce nel filone giuridicamente innovativo di una giustizia riparativa e non soltanto punitiva» dice la presidente Pd della commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti. «Bisogna che il Senato la approvi in due mesi così com’è» chiede il relatore, anche lui Pd, Walter Verini.
Ma adesso tutto dipende dall’ultima impuntatura di Costa e di Ncd. Di prima mattina, oggi, ci saranno le ultime trattative. Poi in aula. La legge, se l’accordo si trova sull’ultimo ostacolo, potrebbe superare lo scoglio di Montecitorio per l’ora di pranzo.
Tutto si gioca su poche righe all’articolo 5. Non va giù agli alfaniani che, in caso di lite civile con una forte richiesta di denaro, il giudice possa riconoscere «una somma in via equitativa non superiore alla metà dell’oggetto della domanda risarcitoria ». Il Pd si sforza di trovare un compromesso, per cui il giudice dovrà tenere conto «in particolare della domanda di risarcimento».
Ma Ncd non demorde. Vuole che la norma salti del tutto per tre ragioni: esisterebbe già nel codice civile; il (presunto) privilegio non può valere solo per la categoria dei giornalisti, ma se passa deve valere per tutti. Ma soprattutto Ncd la considera «un’intimidazione» nei confronti di chi intende muovere la contestazione e si troverebbe frenato dal presentarla. A voler fare un pronostico tutto lascia pensare che il Pd dovrebbe spuntarla con la formulazione generica che anche Donatella Ferranti ritiene accettabile.
Da oggi, se la legge passa, i giornalisti faranno i conti con una nuova e ferrea regola, quella della rettifica obbligatoria, senza commento e senza risposta, che potrà evitare una successiva causa. Ma anche con un sistema di multe stringente. Un minimo di 5mila euro, anche per una diffamazione semplice, con un tetto a 10mila. Ma, di fronte a una notizia volutamente falsa, ecco il tetto di 50mila.
MILENA GABANELLI NELLA REDAZIONE DI REPORT FOTO LUCIANO VITI PER SETTE
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