DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Paolo Baroni per "la Stampa"
ursula von der leyen mario draghi di fronte al teatro 5 di cinecitta 22
Lo possiamo chiamare "l'acconto di Ferragosto". Firmati nei giorni scorsi i due contratti, quello sui contributi a fondo perduto (i grants) e quello sui prestiti (i loans) entro la settimana, una volta sbrigate le ultime pratiche burocratiche, Bruxelles trasferirà all'Italia un primo acconto sui fondi che sono stati assegnati al nostro Paese.
Si tratta di ben 24, 9 miliardi, in pratica quasi una manovra finanziaria nelle stagioni pre-Covid che il governo utilizzerà soprattutto per finanziare una serie di progetti già avviati (nel digitale, nel settore dei trasporti, nelle città, nel campo dello sport, ecc.) in modo da non perdere tempo e sostituire prestiti in essere coi fondi certamente più convenienti che arrivano via Ue.
Insomma si inizia davvero a fare sul serio: la macchina del Recovery plan sta per partire.
Di qui al 2026, quando il programma dovrà essere completato, bisognerà realizzare ben 151 differenti progetti ed in parallelo mettere in campo le cosiddette riforme abilitanti, interventi a costo zero che dalla pa alla giustizia (interventi ormai già definiti), dal fisco alla concorrenza al mercato del lavoro serviranno ad aumentare la competitività del Paese.
Una sfida importante, che chiama in causa il nostro Paese ma segna anche una svolta storica nelle politiche europee, come ha sottolineando ieri il Capo dello Stato rievocando la tragedia di Marcinelle di cui ieri ricorreva il 65esimo anniversario. «L'Unione Europea, edificata sulla base di valori condivisi e di norme e istituzioni comuni, ha saputo trovare in sé energie per aiutare i popoli degli Stati membri nel difficoltoso cammino di uscita dalla pandemia.
sergio mattarella all altare della patria 2 giugno 2021
Gli ambiziosi traguardi che ci siamo prefissati nei piani di rilancio e resilienza - ha ammonito Mattarella - non potranno essere raggiunti senza un responsabile sforzo, individuale e collettivo».
L'impegno di tutti, ma innanzitutto l'impegno del governo che in queste settimane ha messo a punto una serie di interventi che consentono di avviare il Pnrr come la semplificazione delle norme sugli appalti, in modo da avere tempi certi nella realizzazione delle opere, la riforma della Pa, le nuove regole sui concorsi e quindi l'assunzione dei mille esperti che dovranno collaborare alla governance del piano.
Adesso mancano solo due atti, due decreti del presidente del Consiglio per insediare la segreteria tecnica e istituire il tavolo di consultazione con parti sociali ed enti locali. Poi, dopo la pausa estiva, toccherà sbloccare l'impasse sulle riforme, a partire da fisco e concorrenza.
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