DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
Carlo Antonio Biscotto per il “Fatto quotidiano”
barcone di immigrati foto di Massimo Sestini per Marina Militare
L’ondata di islamofobia che percorre l’Europa non ha risparmiato nemmeno la Svezia, la nazione delle porte aperte agli immigrati, delle politiche di accoglienza, della convivenza pacifica tra razze e culture. Il giorno di Natale, il Centro islamico Dawa di Eskilstuna è stato dato alle fiamme mentre all’interno si trovavano 70 persone in preghiera. Per fortuna non ci sono stati né morti né feriti. L’incendio al Centro islamico Dawa è stato il terzo degli ultimi dieci giorni contro le moschee svedesi.
“Abbiamo lasciato il nostro Paese come profughi. Non cercavamo da mangiare né volevamo privilegi di sorta. Ci stava a cuore solo la sicurezza”, ha detto Abdirahman Farah Warsame, imam della moschea di Eskilstuna, originario della Somalia. “Purtroppo anche la sensazione di essere al sicuro qui in Svezia se n’è andata insieme alle fiamme. La società svedese si sta rivoltando contro di noi”.
La miscela esplosiva costituita dalla guerra in Siria e dall’instabilità nel Corno d’Africa e nel Medio Oriente in generale, ha creato una ondata inarrestabile di migranti che cercano rifugio in Europa alimentando nel vecchio continente, irrazionali sentimenti di odio verso gli immigrati: odio che si dirige prevalentemente contro la comunità islamica di cui si teme il fanatismo religioso .
In tutti i Paesi europei sono allo studio misure più severe in materia di controllo delle frontiere e la paura di una immigrazione incontrollata ha contribuito alle fortune dei partiti di estrema destra in Gran Bretagna, Danimarca, Francia e Ungheria. Le autorità tedesche hanno denunciato oltre 70 attentati contro le moschee tra il 2012 e il 2014 e la polizia britannica sottolinea l’incremento dei reati commessi contro cittadini musulmani, i cosiddetti “crimini da odio”.
Ordinaria amministrazione, verrebbe da dire. Ma in Svezia la xenofobia e l’islamofobia erano sentimenti relativamente sconosciuti fino a pochissimo tempo fa. Ancora oggi la larghissima maggioranza degli svedesi è favorevole alle politiche di accoglienza nei confronti degli immigrati e dei profughi che risalgono a scelte politiche fatte ormai 65 anni fa.
Gli analisti ritengono che vi sia una motivazione precisa dietro la serie di intimidazioni agli islamici: una strana “coincidenza” fra le violenze e l’accordo fra i partiti svedesi per evitare elezioni anticipate e tenere a distanza il partito xenofobo dei Democratici Svedesi, che alle ultime elezioni aveva più che raddoppiato (da 20 a 49) i deputati al Riksdag.
Venerdì scorso migliaia di svedesi si sono spontaneamente riuniti dinanzi al Palazzo reale di Stoccolma e in altre città del Paese in segno di solidarietà con la comunità musulmana, colpita il giorno prima dall’ennesimo attentato contro una moschea, questa volta un lancio di bottiglie molotov a Uppsala.
Ogni giorno i notiziari e i quotidiani danno notizia di sbarchi di clandestini sulle coste del Mediterraneo e la leggendaria tolleranza degli svedesi viene messa a dura prova. La Svezia, stando ai dati forniti dall’Istituto sulla Migrazione di Washington, è il terzo Paese europeo, dopo la Germania e la Francia, come numero di richiedenti asilo e il secondo, dopo Malta, se si tiene conto del numero degli abitanti.
Nel 2013 la Svezia, che conta 9,5 milioni di abitanti, ha ricevuto 54mila richieste di asilo: nel 2014 la cifra è ancora approssimativa ma si calcola quasi il doppio: più di Regno Unito e Italia. Il conflitto siriano ha fatto esplodere il numero dei richiedenti asilo e, di conseguenza, ha gettato benzina sul fuoco contribuendo al clamoroso risultato elettorale dei Democratici svedesi, una formazione di estrema destra che con 20 seggi è entrata per la prima volta in Parlamento, nello scorso settembre.
La presenza dei Democratici svedesi in Parlamento ha aperto il dibattito su questioni considerate acquisite e non più negoziabili , quali l’assistenza sanitaria a tutti gli stranieri per ragioni umanitarie. Ora tutti i diritti degli immigrati vengono messi in discussione. Il professor Adrian Groglopo, che insegna scienze sociali all’Università di Goteborg, studia da dieci anni il fenomeno della discriminazione nella società svedese ed è giunto alla conclusione che in Svezia esiste di fatto la segregazione e che il successo politico dei Democratici ha sdoganato il razzismo rendendolo socialmente accettabile.
cupola moschea seyyedcaleidoscopi nella moschea iraniana
“Sono tempi duri in Svezia. Oggi si sentono discorsi un tempo impensabili. Si fanno apertamente affermazioni razziste. È crollato ogni genere di tabù, come se ci fosse stato un silenzioso colpo di Stato”, conclude con amarezza.
Ultimi Dagoreport
L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA…
DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
DAGOREPORT - COME ANDRÀ A FINIRE LO PSICODRAMMA MASOCHISTICO DEL CENTRO-SINISTRA IN VISTA DELLE…
“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
DAGOREPORT - NEL GRAN RISIKO BANCARIO, L’UNICA COSA CERTA È CHE MONTE DEI PASCHI DI SIENA È ORA…