DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA…
Barbara Acquaviti per “il Messaggero”
Per ora, ci sono cinque proposte. Non esiste ancora, invece, un testo base, ovvero quello che facendo la sintesi delle diverse opzioni sul campo - funge da canovaccio di lavoro in Parlamento. Potrebbe arrivare la settimana prossima. Ma la Conferenza episcopale italiana, evidentemente, non ha bisogno di aspettare.
LA POLEMICA
Le norme contro l'omotransfobia, all'esame della commissione Giustizia della Camera, per i vescovi semplicemente non servono, perché l'ordinamento giuridico dicono - già tutela dalle discriminazioni, anche quelle di genere. Di più: per la Cei il rischio è quello di una deriva «liberticida». Insomma, è l'obiezione degli alti prelati, con una legge di questo tipo potrebbe diventare un «reato di opinione» anche dire che «la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma». Il timore è che la legge si trasformi in un'arma del cosiddetto pensiero unico contro esternazioni che sono proprie del sentire cattolico.
Va detto che era stato lo stesso papa Francesco, in Amoris laetitia, a sottolineare che «nessuna persona deve essere discriminata sulla base del proprio orientamento sessuale». Per la Cei, tuttavia, il rischio è che le cinque proposte finiscano per generare un nuovo problema nel tentativo di risolverne un altro.
I TESTI
26 4 2019 boldrini in manifestazione
Ma cosa c'è nei testi depositati alla Camera che genera in loro questo timore? In tutto, si tratta di cinque disegni di legge a prima firma Boldrini (Pd), Scalfarotto (Iv), Perantoni (M5s), Bartolozzi (Fi) e Zan (Pd), che è anche il relatore. Il lavoro parlamentare parte dal presupposto che ci sia un vuoto normativo da colmare. Si propone, dunque, di intervenire sugli articoli 604 bis e 604 ter del codice penale con l'idea di inserire l'orientamento sessuale e l'identità di genere all'interno dell'attuale impianto giuridico in materia di reati e discorsi d'odio. In pratica, un allargamento della cosiddetta legge Mancino.
La politica, come sempre in questo tipo di materie, si divide. Plaude, per lo più, l'opposizione. Il relatore, Alessandro Zan, si dice sorpreso dall'intervento della Cei e assicura che «non c'è nessuna limitazione della libertà di espressione o censura o bavaglio». La presidente della commissione Giustizia, la grillina Francesca Businarolo, sottolinea come «affermare che esistono già adeguati presidi per contrastare questo fenomeno significa non voler prendere atto di una dura realtà di discriminazione nei confronti della quale noi sentiamo la responsabilità politica ed etica di intervenire».
Anche la dem Laura Boldrini sottolinea come la legge in discussione «ha per obiettivo non le opinioni e la libertà di espressione, come afferma erroneamente la nota della Cei, ma gli atti discriminatori o violenti e l'istigazione a commettere questi reati come condotte motivate dal genere».
LA DIVISIONE
Nel Pd, tuttavia, si confrontano due anime, una delle quali, di ispirazione cattolica, è molto sensibile ai richiami dei vescovi e non vuole rinunciare ad essere punto di riferimento delle istanze della Chiesa all'interno dell'arco parlamentare. «La Cei – spiega il capogruppo dem in commissione Giustizia, Alfredo Bazoli – pone dei paletti e io penso che siano ragionevoli. Si tratta di una preoccupazione legittima a cui rispondo che ne siamo perfettamente consapevoli e non abbiamo alcuna intenzione di muoverci in quella direzione».
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