DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”
Contrariamente ai pronostici di qualche giorno fa al gruppo pd di palazzo Madama è filato tutto liscio come l' olio, mentre è alla Camera, dove si profila uno scontro Debora Serracchiani-Marianna Madia, che i dem si sono divisi. E infatti ieri i senatori hanno eletto la loro presidente: Simona Malpezzi, di Base riformista. Votata da tutti con grande convinzione, l' ex sottosegretaria ai rapporti con il Parlamento (ovviamente ha dovuto dimettersi) ha ricevuto subito il grazie di Enrico Letta.
L' unico che ha preferito non partecipare al voto è stato Luigi Zanda. L' ex capogruppo però non ha disertato lo scrutinio in polemica con Malpezzi, bensì con Andrea Marcucci: «Avrebbe dovuto fare come Delrio, invece l' ha trascinata per le lunghe e questo non ha fatto bene né al gruppo né al partito. E poi ho trovato veramente poco elegante il fatto che abbia voluto candidare lui Malpezzi».
Comunque, al Senato l' atmosfera nel gruppo dem ieri era molto distesa. Malpezzi nel suo discorso, dopo aver tenuto a precisare che «il Pd ha bisogno di tante aree di pensiero», ha dichiarato: «Io non voglio solo essere la presidente di tutti, ma anche una presidente che intende dare forma e sostanza a una leadership femminile».
Dunque alla fine al Senato non ci sono state le lacerazioni temute, che erano state suffragate da alcune fake news che circolavano a palazzo Madama. Come quella secondo cui il Nazareno spingeva per Roberta Pinotti. In realtà Letta si è voluto tenere lontano dalle dinamiche interne al gruppo. Malpezzi lascia vuoto il posto di sottosegretaria che potrebbe essere occupato da un' altra esponente di Base riformista vicina alle posizioni di Luca Lotti: Caterina Bini.
marianna madia debora serracchiani raffaele cantone foto di bacco
Alla Camera, invece, si voterà martedì prossimo su due candidature: quelle di Debora Serracchiani e Marianna Madia. Certo, di qui a martedì si potrebbe anche arrivare a una soluzione unitaria, ma non è affatto detto. E, del resto, lo stesso Letta ha voluto ricordare che «unità non è unanimità»: «Non c' è niente di male - ha sottolineato il segretario - se i gruppi si confrontano e competono su un nome». Serracchiani, stando ai rumors della Camera, è la candidata appoggiata da Graziano Delrio.
Se venisse eletta dovrebbe dimettersi dalla presidenza della Commissione lavoro. Partito democratico e Movimento 5 stelle hanno siglato un patto di ferro per affidare nuovamente a un dem la guida di quell' organismo. Ieri pomeriggio si è sparsa la voce che Forza Italia, che non ha nessuna delle presidenze delle commissioni permanenti, sarebbe interessata a quel posto, ma i numeri sono dalla parte dei dem e dei grillini.
E ieri Letta, dopo aver partecipato all' assemblea dei senatori, ha preso parte alla riunione dei deputati, dove ha parlato, sottolineando che il Pd non sarà mai «un partito di leadership uniche che decidono tutto da sole» e rivolgendo un ennesimo appello alle correnti: «È giusto avere anime diverse, ma non dobbiamo essere una federazione di partiti».
Per evidenziare il suo rispetto verso l' autonomia dei gruppi, Letta ha raccontato: «Mi sono arrivati dei messaggi che dicevano decidi tu chi tra Madia e Serracchiani. Ho risposto dicendo che non voglio decidere, anche un confronto democratico tra più candidature sarà positivo. Un po' di sana competizione fa bene».
Sul fronte esterno il segretario del Pd sta spingendo al massimo per la costruzione di una coalizione in grado di competere con il centrodestra alle prossime amministrative.
Ma i 5 stelle non vogliono Matteo Renzi e Matteo Renzi - e Carlo Calenda - non vogliono i 5 stelle. Situazione di stallo anche sulla legge elettorale. Letta vedrà Matteo Salvini e Giorgia Meloni che sono favorevoli al maggioritario, ma è improbabile che strappi su questo con l' alleato grillino che è ancora posizionato sul proporzionale.
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