DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA…
Flaminia Bussotti per Il Messaggero
Caos nella Spd: lo scenario di una nuova grande coalizione con Angela Merkel ha scatenato una rivolta. Presentato come un successo, il documento negoziato in una maratona non stop con la Cdu-Csu, non va giù alla pancia del partito e per il leader Spd Martin Schulz, che ha tempo fino al congresso straordinario il 21 per convincere la base riottosa, si apre una settimana di passione.
Di errori, a detta di molti, ne ha fatti parecchi incluso quello di indire un congresso straordinario per votare sul pre-accordo su una Groko (se passa gli iscritti saranno poi comunque chiamati a votare sull' accordo di governo) e per tentare di serrare i ranghi si è lanciato in un'opera di persuasione nei vari Länder. Ieri sera e oggi è in tour nel Nord-Reno-Vestfalia, il Land più popoloso e un tempo rosso (ora è passato a Cdu e liberali) e quello che invierà il maggior numero di delegati al congresso domenica a Bonn: circa 140 su 600 delegati. Se il documento di 28 pagine negoziato con i cristiano democratici verrà bocciato, Schulz dovrà dimettersi e per lui difficile immaginare poi un futuro politico che sia Germania o Europa.
Il congresso regionale Spd in Sassonia-Anhlat ha bocciato l'intesa. Poco male dato che il Land invia solo 7 delegati al congresso ma è la spia di un malumore diffuso. Da molte parti, anche al vertice, si solo levate voci di scontento: chi dice che è stato strappato poco, chi pretende di rinegoziare in sede di colloqui di governo, chi è arrivato a proporre di bloccare la legislatura dopo due anni e procedere a una revisione dell'accordo.
Finora la direzione Spd sembrava essersi schierata compatta dietro Schulz per la Groko. Nel frattempo si mostrano le prime crepe anche fra i big: Ralf Stegner, ala sinistra e uno dei vice-presidenti Spd, ha detto alla Bild ieri che «il risultato dei colloqui esplorativi può essere solo la base per negoziati di governo». Stegner continua a dirsi scettico sulla Groko ma crede che al congresso ci sarà una maggioranza a favore.
Sul fronte opposto, fra coloro prima contro la grande coalizione e ora favorevoli, due pezzi da novanta del partito: la governatrice della Renania-Palatinato, Malu Dreyer, e la capogruppo al Bundestag, Andra Nahles, una che non le manda a dire e che è sbottata. Il «risultato viene fatto a pezzi da chi era già contro la grande coalizione indipendentemente da quello che avremmo comunque negoziato», «questo non lo accetto, mi ribello», ha detto elencando fra i successi la stabilizzazione del volume delle pensioni fino al 2025 e il finanziamento paritetico dei contributi sanitari di datori di lavoro e lavoratori.
Per la Dreyer il documento porta la firma Spd ma è chiaro che si può strappare di più: «Una cosa sono i colloqui e un'altra i negoziati di governo», ha detto. L' oppositore più agguerrito è il capo dell'organizzazione giovanile Spd, Juso, Kevin Kühnert, promotore dell'iniziativa No-Gro-Ko. Al di là della direzione «c'è un dibattito molto controverso nella Spd», «non scommetterei sull'esito del congresso», ha detto.
GLI ALLEATI
Da Cdu e Csu, le cui direzioni hanno invece dato il via libera ai negoziati per la Groko, è arrivato uno stop alla Spd: «Non si può fare marcia indietro su ciò che è stato raggiunto consensualmente e presentato anche al pubblico», ha messo in chiaro il capogruppo dell'Unione, Volker Kauder: «Anche noi abbiamo fatto concessioni, non solo la Spd». La corsa contro il tempo continua: qualcuno fa notare che alle elezioni a settembre la Spd non ha vinto bensì subito la peggiore sconfitta dal dopoguerra (20,5%). Se salta il banco tutti a casa (Schulz di sicuro) e nuove elezioni che per la Spd potrebbero chiudersi con un risultato ancora peggiore, sotto il 20%, in gara con i populisti dell'AfD che dal 13% potrebbero schizzare al 15%.
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