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Andrea Garibaldi per il “Corriere della Sera”
Miguel Gotor Flavio Zanonato Davide Zoggia
Sul percorso della minoranza del Partito democratico c’è un caso «personale»: i senatori si troveranno a votare contro un emendamento firmato da una collega da sempre al fianco di molti di loro, Anna Finocchiaro. E la via d’uscita è: «Niente, proprio niente di personale».
«Mi dispiace molto non essere stavolta sulla sua stessa lunghezza d’onda, poiché ho con lei un’intesa umana e intellettuale», dice la senatrice Doris Lo Moro, magistrato (come Finocchiaro) ed ex sindaco di Lamezia Terme. L’emendamento finale che mette in fila tutti i punti dell’«Italicum», la nuova legge elettorale, è firmato da Finocchiaro, dalemiana e bersaniana, insomma vicina a buona parte dei ventinove dissidenti che contestano la legge, voluta dal segretario Pd e premier Renzi. A nome degli altri, due giorni fa Walter Tocci ha detto: «Non parteciperò al voto sul maxiemendamento. Il non voto è un silenzio che parla...».
«Non è un voto contro Anna — spiega Miguel Gotor —. È un voto contro il merito della questione. L’emendamento Finocchiaro è conseguenza dell’emendamento Esposito, bocciato da un gruppo di senatori democratici (29 in tutto). Noi siamo contrari a una futura Camera con il 60 per cento di “nominati”».
Ed ecco ancora la senatrice Lo Moro: «Non so quanto l’emendamento Finocchiaro traduca il suo pensiero. È stato sicuramente concordato con Palazzo Chigi. Di certo, il dibattito in commissione Affari costituzionali è stato di livello elevato, grazie anche al presidente Finocchiaro. Io sono sicura che fra me, Anna e Renzi ci sarebbe un comune sentire sulla legge elettorale. Solo che si è cercato un accordo al di là del Pd...».
Fedele Confalonieri e Anna Finocchiaro
Come ogni cosa in questo periodo, anche il voto sull’emendamento Finocchiaro si incrocia con l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Molti dei «ribelli» Pd tengono a «separare nettamente» la questione Quirinale dalla legge elettorale: «Non è che andremo a vedere cosa hanno firmato o cosa hanno votato i candidati al Quirinale», sostiene uno dei dissenzienti, che non vuole apparire.
Dice Gotor che sulla Presidenza della Repubblica si deve prima di tutto partire dal Pd «nel suo insieme»: «Da parte nostra c’è piena disponibilità a una soluzione unitaria e sarebbe molto importante eleggere un presidente nelle prime tre votazioni, che fosse rappresentativo delle principali forze politiche, di maggioranza e di opposizione. Dentro questo quadro non avrei nulla da eccepire sul nome di Anna Finocchiaro, che ho imparato a stimare umanamente e professionalmente, lavorando con lei in commissione».
giuliano amato anna finocchiaro
Secondo Gotor, «sbaglia Civati a inseguire disegni minoritari destinati al fallimento». Civati, che fa parte della minoranza, ma è deputato, vuole un candidato presidente non Nazareno, non frutto di un accordo Renzi-Berlusconi. E il senatore di minoranza Corradino Mineo si allinea: «Non voteremo una persona che cammini alcuni passi indietro al “Sindaco d’Italia”, Renzi, o una persona che abbia cambiali da pagare a Berlusconi».
vignetta FINOCCHIARO RENZI BARALDI
agaribaldi@corriere.it
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