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Mariolina Iossa per il "Corriere della Sera"
Il Garante delle Comunicazioni boccia Fazio e Annunziata, perché nei loro rispettivi programmi, Che tempo che fa e In mezz'ora , non hanno garantito nel 2012-2013 una pari presenza di esponenti del Pdl rispetto a quelli di altre coalizioni. Ordina, di conseguenza, alla Rai di procedere ad un «riequilibrio» per il prossimo ciclo di trasmissioni. Promuove invece Floris e il suo Ballarò , giudicato non lesivo dei principi di pluralismo.
Così si è conclusa l'istruttoria dell'Agcom, partita dopo un esposto di Renato Brunetta contro Fazio e Annunziata, considerati dal capogruppo del Pdl alla Camera troppo ossequiosi verso il Pd. Qualche giorno dopo Brunetta aveva attaccato anche Floris, chiedendo che il suo programma venisse chiuso. Ma mentre su Floris ha avuto torto, per gli altri due è scattato l'ammonimento. «Deve finire il tempo di Telekabul, Fazio riponga la bandiera rossa», esulta su Twitter il presidente Pdl a Montecitorio, che prima aveva parlato di «vittoria mia e di tutto il partito».
Brunetta ha poi annunciato di aver presentato un nuovo esposto all'Agcom e un'interrogazione parlamentare alla Commissione di vigilanza Rai per «denunciare la violazione del pluralismo dell'informazione del programma Agorà , in onda su Raitre». Non pago, se l'è poi presa con il direttore generale della Rai, «colpevole» di aver detto nell'audizione alla Camera del 25 giugno che «pluralismo non significa usare il bilancino». «Sarei curioso di sapere che cosa ha da dire adesso Gubitosi. Il suo bilancino evidentemente era tarato male, se ne faccia una ragione. Forse qualcuno dalle parti di viale Mazzini dovrebbe chiedere scusa».
Anche i senatori del Pdl esultano. L'Agcom, dicono, «ha posto fine ad una palese violazione del pluralismo», violazione che testimonia «la condiscendenza dei vertici della Rai di fronte ad un'ormai certificata faziosità di certe trasmissioni». La pensa allo stesso modo Augusto Minzolini, ex direttore del Tg1, ora senatore del Pdl e componente della vigilanza Rai. Dice: «In Rai continua ad essere prevalente una certa cultura di sinistra che da sempre esercita una forte egemonia sulla tv pubblica».
Se il Pdl si schiera compatto con Brunetta, nessuna voce si leva dal Pd. Il direttore generale della Tv pubblica Luigi Gubitosi non replica ma con un comunicato la Rai «prende atto con soddisfazione che l'Agcom ha riconosciuto il rispetto del pluralismo del Servizio Pubblico previsto dalla legge e dal contratto di servizio». L'Azienda, prosegue la nota, «continuerà a impegnarsi per garantire la piena attuazione del pluralismo in tutte le Reti e Testate, pur salvaguardando l'autonomia editoriale dei direttori e dei conduttori. La Rai osserverà , come sempre, il provvedimento dell'Autorità riservandosi di valutarne le motivazioni».
Quanto ai diretti interessati, Fabio Fazio vuole leggere le motivazioni dell'Agcom prima di fare commenti, Lucia Annunziata tiene invece a precisare alcuni punti, non fosse altro per prendersi la libertà di «dare anche la mia versione visto che chiesi informalmente alla Commissione di vigilanza di essere ascoltata ma questo non è accaduto. L'Agcom è un'istituzione che controlla e quindi va benissimo, obbedirò. Ma qui tutti discutono dei giornalisti però non permettono ai giornalisti di discutere di se stessi».
Annunziata si chiede di quale squilibrio si stia mai parlando, «forse Serra e Profumo sono stati considerati in quota Pd? Forse lo sono stati considerati Monti e Riccardi? Come si fa a fare informazione se qualunque personaggio viene considerato in quota di partito, banchieri, intellettuali, direttori di giornale, figure istituzionali?»
Non è solo questo che amareggia la giornalista. «Le regole della par condicio le conosco benissimo perché sono state riscritte quando ero presidente della Rai. Durante le quattro settimane che precedono le elezioni, che poi sono quelle nelle quali si deve essere imparziali fino all'osso, io ho sospeso âIn mezz'ora' e ho allestito quattro puntate dove ho invitato gli esponenti delle coalizioni.
Berlusconi è stato mio ospite per due ore e 6 minuti, ha parlato quasi sempre lui, da solo, perché non si era portato nessuno della sua squadra. Il Movimento Cinquestelle non volle partecipare. Dopo il voto, ho invitato tre volte Verdini che ha declinato l'invito, due volte Schifani che ha fatto altrettanto e una volta lo stesso Brunetta che mi rispose: "Mi fa piacere ma questa domenica preferisco di no".
Era la giornata della manifestazione di Brescia. Alfano l'ho invitato diverse volte, alla fine è venuto. Dunque, ripeto, di quale squilibrio si sta parlando? Gubitosi mi ha chiesto d'ora in avanti di invitare tutti formalmente con una mail ed è quello che farò».
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