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Annalisa Cuzzocrea per "la Repubblica"
Cita Kennedy, il presidente della Vigilanza Rai Sergio Zavoli. Parla di un ottimismo «senza illusioni» che lo ha aiutato a condurre la nave in porto anche quando il viaggio si era fatto «periglioso e inquietante». Lo fa dopo che la commissione è finalmente riuscita a nominare i 7 componenti del cda Rai. Sostiene che «qualcosa non sarà più come prima nel rapporto tra una politica malintesa e l'azienda».
Nonostante la forzatura con cui Renato Schifani ha sostituito il dissidente pdl Paolo Amato. Nonostante il radicale Marco Beltrandi lo accusi di aver avallato quella decisione «illegittima ». Nonostante lo scontro tra la seconda e la terza carica dello Stato non si sia affatto sopito.
La votazione è andata come previsto: Pasquale Viespoli, subentrato ad Amato come rappresentante del gruppo Coesione e Territorio, non ha fatto mancare il suo voto all'ex consigliere Agcom Antonio Pilati, considerato l'ispiratore della legge Gasparri. Il Pdl, grazie alla Lega, ha eletto poi l'ex europarlamentare di Forza Italia Luisa Todini e gli uscenti Antonio Verro e Guglielmo Rositani. Il Pd ha mantenuto la promessa fatta alle associazioni nominando l'ex pm di Mani pulite Gherardo Colombo e la giornalista e scrittrice Benedetta Tobagi.
L'Udc ha confermato il "suo" Rodolfo de Laurentiis. Flavia Nardelli è rimasta fuori, ultima arrivata con quattro voti. L'assemblea degli azionisti ha ratificato i sette nomi, cui ha aggiunto il consigliere scelto dal Tesoro, Marco Pinto, e la presidente Anna Maria Tarantola. Su di lei, la Vigilanza voterà la settimana prossima: servono i due terzi. Solo dopo, il cda potrà nominare il direttore generale indicato da Monti, Luigi Gubitosi.
Non è su questo, però, che i nuovi consiglieri del centrodestra potrebbero fare le bizze. Quello che al Pdl non va giù sono le maggiori deleghe che Monti ha voluto affidare alla presidente: la possibilità di decidere, senza passare per il cda, sui nuovi contratti fino a 10 milioni, e su tutte le nomine dei dirigenti di primo e secondo livello «non editoriali». «Mi sembra difficile che si possa fare senza una legge», dicono sia Gasparri che Romani.
Nel frattempo, Schifani è dovuto intervenire in aula su richiesta di Pd, Idv e Terzo Polo. La sostituzione di Amato è stata legittima, dice, e non è avvenuta a seggi aperti ma tra una votazione e l'altra. «Una spiegazione che può valere in un tribunale di provincia», gli ha ribattuto il senatore pd Luigi Zanda, accusandolo: «Lei non asseconda l'interesse di Berlusconi leader politico, cui deve tutto, ma di Berlusconi come impresario televisivo».
Torna alla carica anche Fini, che a SkyTg24 dice: «Il presidente del Senato si è comportato come l'arbitro che assegna un rigore sbagliato per far vincere la squadra del cuore». Gli va contro Alfano: «Scenda dal pulpito, doveva dimettersi due anni fa».
La polemica politica è destinata a scemare. Restano i problemi della Rai, cui fanno cenno entrambe le neoelette, Luisa Todini e Benedetta Tobagi.
L'imprenditrice promette: «Mi impegnerò da subito per dare il mio contributo sotto l'aspetto dei livelli qualitativi e dei risultati economici». Impegno garantito anche dalla giornalista: «Credo che quello che è successo in Vigilanza dia la misura di grande complessità dei problemi della Rai. Il lavoro da affrontare sarà difficile».
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