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Maurizio Molinari per “La Stampa”
Con un raid aereo contro un edificio nel campo profughi di Jabalya l’esercito israeliano ha eliminato Danyal Mansour, uno dei comandanti più efficienti e spietati della Jihad islamica palestinese. Il più importante incarico di Mansour era la guida delle unità di intelligence della Jihad nel Nord di Gaza, ovvero l’area da dove partono la maggioranza degli attacchi contro Israele. Ciò significa che c’è la sua mente dietro la stretta cooperazione con Hamas nella realizzazione dei tunnel per infiltrarsi in profondità dentro Israele al fine di compiere attacchi, come anche di raccogliere informazioni per future operazioni.
Mansour ha avuto nelle ultime settimane anche l’incarico di coordinare i lanci di razzi a lungo raggio contro Israele da parte della Jihad islamica, proprio come aveva fatto durante il conflitto dell’autunno 2012 e i notevoli miglioramenti intervenuti da allora lasciano intendere l’efficienza che è riuscito a ottenere dalle proprie unità. Circondato da fedelissimi, abile nel risultare invisibile e spietato nella caccia alle spie, Mansour era anche altro: uno degli uomini di fiducia di Teheran a Gaza.
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Nella Striscia di Gaza, dove il governo è nelle mani di Hamas, la Jihad islamica palestinese è infatti l’interlocutore privilegiato dell’Iran e in particolare della «Forza Al Quds», incaricata di far arrivare armi e istruttori per colpire meglio Israele. Da giorni si rincorrono a Gerusalemme voci su una presenza di cellule iraniane a Gaza: si tratterebbe di uomini della «Forza Al Quds» che avrebbero aiutato Hamas e Jihad a perfezionare i lanci di razzi e mortai. Il ministro della Difesa, Moshe Yaalon, ha scelto di non confermare nè smentire tali indiscrezioni, sottolineando però che «l’arsenale di Hamas ha una matrice iraniana».
Ciò significa che Mansour era uno dei leader locali di cui gli iraniani si fidavano di più. Ma il fatto di essere stato eliminato nel bel mezzo del campo profughi di Jabalya in un appartamento che, secondo lo Shin Beth, «usava come casa» significa che qualcuno potrebbe averlo tradito, indicando ai droni il nascondiglio dove si rifugiava, in una delle zone più densamente popolate di Gaza. L’ipotesi del tradimento può spiegare anche perché i droni lo hanno «visto» mentre era fuori dai tunnel che proteggono i leader politici e militari di Gaza.
funerale di una donna cristiana uccisa a gaza
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