RE GIORGIO PILATO: PRIMA RIMBALZA GLI APPELLI PDL SULLA GRAZIA E POI “CONSIGLIA” LA VIA PARLAMENTARE (UN’AMNISTIA?)

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Marzio Breda per il "Corriere della Sera"

«Si è schiusa una finestra per tempi eccezionali», aveva detto Giorgio Napolitano davanti alle Camere lo scorso 22 aprile, spiegando che accettava il secondo mandato «senza illusioni e tantomeno pretese di amplificazione salvifica delle proprie funzioni» (funzioni che gli hanno comunque permesso, poi, il «miracolo» di tenere a battesimo l'esecutivo di larghe intese). Chissà se ricordavano quelle frasi e in particolare l'aggettivo «salvifico», Renato Schifani e Renato Brunetta, ricevuti ieri per un'ora e venti di udienza al Quirinale.

Scopo dell'incontro - recita un comunicato del Colle - «illustrare le esigenze da soddisfare per un ulteriore consolidamento dell'evoluzione positiva del quadro politico e uno sviluppo della stabilità utile all'azione di governo». Il che, decifrando il fasciatissimo lessico di palazzo, potrebbe esser tradotto con una domanda secca: come garantire l'agibilità politica di Silvio Berlusconi, dopo la condanna della Cassazione? Se la via della grazia è impercorribile (e infatti, a differenza dei giorni scorsi, non è stata nemmeno più evocata), quali altre strade rimangono per non far calare un'eclissi sul leader del centrodestra? Come si fa, insomma, a salvarlo?

Ecco intorno a che cosa dovrebbe esser ruotato il vertice reso possibile dal cambio di strategia adottato dal Cavaliere e apprezzato da Napolitano. In momenti difficili come questi i condizionali sono purtroppo d'obbligo, perché i consiglieri del presidente della Repubblica si comportano alla stregua di quei prigionieri di guerra che si limitavano a declinare nome, grado, numero di matricola e per il resto se ne stavano muti.

Ma, malgrado la consegna del silenzio, qualcosa si può dire, dell'udienza. Anzitutto il dato politico che i capigruppo del Pdl sono andati a rappresentare: ossia la perdita di guida (in questo caso, arci-carismatica) di un partito che ha 10 milioni di elettori. E poi l'ansia di risolvere il problema della sua interdizione, ansia che nell'ultima settimana ha fatto perdere la bussola a parecchi dirigenti, spintisi alla minaccia di travolgere il governo e decretare la fine della legislatura.

L'altro ieri Silvio Berlusconi ha provvidenzialmente corretto la rotta e ora, nella logica del capo dello Stato, più che colpi di testa servono colpi di genio, politicamente parlando. Così, a quanto pare, ha spiegato che non esiste una soluzione istituzionale che passi attraverso il Quirinale forzando magari i limiti delle sue prerogative, come invece pretenderebbero coloro che vagheggiano una commutazione della pena sul modello adottato nella vicenda Sallusti.

Mentre invece potrebbero esserci delle soluzioni politico-parlamentari, magari attraverso la riforma della giustizia. Certo, tutte difficili (per varare un'impervia amnistia, ad esempio, serve la maggioranza dei due terzi in aula), tutte da studiare, tutte da costruire con pazienza, e nella quali ovviamente pesa moltissimo pure il fattore tempo.

Una catena di argomenti, quelli svolti da Napolitano, alla quale se ne potrebbero incrociare altre, sulle eventuali intenzioni del Cavaliere e dei suoi legali per scontare la propria pena. Per capirci: gli convengono di più, per non sparire completamente dalla scena, i domiciliari o i servizi sociali? Ancora: davvero si crede che, con atteggiamenti di esasperata e sfrontata arroganza si possano coinvolgere le altre forze politiche nella ricerca di una soluzione?

E intanto che succede all'esecutivo Letta, nato «senza alternative»? Dove può sfociare la sua missione per mettere in sicurezza il Paese e consentirgli di seguire la scia della ripresa già in corso? Ecco alcuni dei nodi sul tavolo della discussione tra il capo dello Stato e Brunetta e Schifani.

Uno scenario di problemi dinanzi al quale tutti, il centrodestra ma anche il centrosinistra, dovrebbero riflettere con responsabilità. Lui stesso non rinuncerà a prendersi le proprie, tanto è vero che con un comunicato in serata il Quirinale fa sapere che il presidente esamina «con attenzione» tutti gli aspetti delle questioni prospettate.

 

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