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Roberto Sommella per "Milano Finanza"
Norma salva-eredità del Cavaliere, atto terzo. Dopo i primi due tentativi di rivedere la complessa materia del diritto societario naufragati nelle pieghe di decreti mai nati del precedente governo e anche da quello attuale, l'esecutivo Monti prova a rimettere in pista una revisione della divisione dei patrimoni.
E lo fa, alla chetichella, in un articolo (il 53 della bozza per l'esattezza) del decreto sviluppo che potrebbe agevolare la suddivisione dei gioielli di famiglia a cominciare dall'impresa, utilizzando anche figure di tutor esterni simili a quella del mitico Vittorio Valletta in Fiat. Si tratta di una necessità avvertita in molte aziende italiane ma che evidentemente, se dovesse essere approvata la norma nei prossimi Consigli dei ministri, fa venire in mente il caso di Silvio Berlusconi, preso tra la politica e il futuro del suo impero, da dividere tra due diverse generazioni di figli avuti da due matrimoni.
Sarà che Andreotti ha insegnato che a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca, ma alcuni osservatori hanno aggrottato le ciglia leggendo il seguente passaggio della norma inserita nel mega-testo Sviluppo predisposto dal ministro Corrado Passera. Si tratta di una modifica del Codice Civile (art.768 bis) denominata Patto di famiglia.
«L'assegnatario dell'azienda o delle partecipazioni societarie può anche ricevere la titolarità dei beni alla scadenza di un termine o al verificarvi di una condizione sospensiva non retroattiva, anche successivi alla morte dell'imprenditore o del titolare di partecipazioni societarie. In tal caso l'imprenditore o il titolare di partecipazioni societarie nomina nel contratto un terzo, al quale si applicano le disposizioni di cui al quinto e al sesto comma di questo articolo.
L'assegnatario», prosegue la norma, «può anche essere designato da un terzo nominato dall'imprenditore o dal titolare di partecipazioni societarie, tra più persone, indicate dall'imprenditore o dal titolare di partecipazioni societarie ovvero appartenenti a determinate categorie, indicate dallo stesso imprenditore o titolare di partecipazioni societarie, nei limiti posti dall'articolo 784, primo comma».
Che significa? Lo spiega bene la relazione tecnica. «L'identificazione psicologica dell'imprenditore con la propria impresa rende spesso difficile il trasferimento della stessa prima della morte. Il comma aggiunto consente di designare l'assegnatario per il tempo in cui l'imprenditore avrà cessato di vivere, o al verificarsi di determinati termini o condizioni (lauree o tirocini dell'assegnatario, raggiungimento di una determinata età dello stesso; attesa della maturità della seconda generazione, qualora l'imprenditore ritenga non preparato il discendente più vicino)», ragiona l'anonimo relatore. E in alcuni casi, può peraltro «tornare utile l'amministrazione intermedia di un manager che gode della fiducia dell'imprenditore e che potrebbe ricevere istruzioni per l'individuazione del definitivo assegnatario dell'impresa».
In pratica si tratta di istituire la figura giuridica di una personalità esterna all'azienda un po' come nel caso appunto di Valletta, storico amministratore delegato della Fiat e trait d'union tra il senatore Giovanni Agnelli e l'Avvocato. Anche Berlusconi deciderà di affidarsi a un manager (Fedele Confalonieri?) in attesa di valutare nelle mani di chi mettere le aziende di famiglia (tv, assicurazioni, calcio) tra i figli Marina, Piersilvio, Eleonora, Barbara e Luigi? Difficile dirlo, ma la scelta della guida futura di un'azienda di famiglia è un problema molto sentito in Italia anche fuori dai cancelli di Arcore e ben oltre le Alpi.
Sulla scorta infatti dell'esperienza dei sistemi giuridici di common law e in particolare dei trustees incaricati di effettuare il passaggio generazionale dell'azienda mediante la costituzione in trust delle partecipazioni societarie, le regole di una parte della norma salva-eredità disciplinano tra la morte dell'imprenditore e la designazione del beneficiario: il regime proprietario dell'azienda e delle partecipazioni societarie; e le obbligazioni di cui il manager sarà onerato. Resta però il problema che una tale costruzione regga con il diritto ereditario attuale.
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