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Maurizio Molinari per "La Stampa"
Una regista come staffetta, Wikileaks per proteggere i segreti sottratti all'intelligence Usa e Julian Assange nelle vesti di combattivo portavoce: sono le mosse cui si affida Edward Snowden nel tentativo di rompere l'impasse che lo vede bloccato nella zona transiti dell'aeroporto di Mosca con un passaporto americano annullato che gli ostacola qualsiasi movimento.
A suggerire che Snowden abbia una staffetta per far pubblicare le informazioni top secret che imbarazzano l'Amministrazione Obama è l'articolo dello «Spiegel» sullo spionaggio Usa nelle sedi dell'Ue, perché il primo dei quattro co-autori è Laura Poitras, la regista che ha realizzato il video con l'intervista di Snowden a Hong Kong pubblicato sul sito Internet del «The Guardian».
Da allora si sono perse le sue tracce, nessuno sa bene dove sia ed è riapparsa grazie allo scoop. La newyorkese Poitras è una regista politicamente impegnata: candidata all'Oscar nel 2006 con una pellicola sull'occupazione dell'Iraq, sta terminando «The Program», film-denuncia contro la guerra al terrorismo che sembra la copia del caso-Snowden perché è basato sulla testimonianza di William Banney, un veterano della Nsa che svela un sistema di spionaggio super-segreto.
La novità del ruolo di Poitras, 49 anni, sta nel fatto che finora Snowden aveva gestito di persona i rapporti con i giornali cui ha consegnato materiale classificato - «The Guardian», «The Washington Post» e «The South China Morning Post» - mentre adesso, impossibilitato a farlo dall'aeroporto di Mosca, l'ha scelta come persona di fiducia per aprire un nuovo fronte di pressione sugli Stati Uniti.
E l'obiettivo è stato scelto con cura perché la Germania è la nazione leader dell'Ue con un governo in piena campagna elettorale: dunque poco incline ad accettare violazioni della sovranità . Nessuno può dire come Snowden sia riuscito a far avere a Poitras i documenti per l'articolo che lei ha co-firmato su «Der Spiegel» ma nell'intervista rilasciata ieri alla tv Abc Julian Assange è sembrato rivendicare alla sua Wikileaks il merito del blitz.
«Non c'è alcun modo di bloccare il processo di pubblicazione del materiale - ha detto Assange collegato dall'ambasciata dell'Ecuador a Londra, dove si trova da oltre un anno -. Sono state adottate grandi precauzioni per far sì che Snowden non possa essere obbligato a porre fine alla pubblicazione dei documenti».
Da qui l'ipotesi che Wikileaks sia riuscita a creare un canale diretto con Snowden, recapitando alla regista il materiale che ha innescato la tempesta diplomatica fra Berlino e Washington. A confermare il ruolo di Assange c'è quanto dice alla Abc, descrivendo l'approccio di Snowden alla battaglia legale: «L'asilo è un diritto internazionale e la telefonata di Joe Biden a Correa per impedirlo in Ecuador è inaccettabile», «siamo in contatto con il padre di Snowden», «non ci sono mandati internazionali di cattura», «ogni cittadino ha diritto al passaporto e annullarlo a Snowden è stato vergognoso», «Snowden non può tornare in America per il mio stesso motivo, ci aspetterebbe una condanna certa al 99,97 per cento da parte di un tribunale della Virginia influenzato dalla Cia».
Snowden vuole riuscire a ottenere asilo. L'interrogativo resta il «dove», in quanto l'idea di Assange di fargli avere una lettera-salvacondotto dal consolato dell'Ecuador a Londra è stata bocciata proprio dal presidente Correa, con «sanzioni» per il console autore di «un grave errore». Correa però aggiunge che «se Snowden raggiungerà una nostra ambasciata» la richiesta di asilo potrebbe essere esaminata. Da qui l'ipotesi che Wikileaks cerchi di riuscire nell'apparentemente impossibile missione di far arrivare Snowden in qualche maniera dall'aeroporto all'ambasciata dell'Ecuador a Mosca.
Sembra la trama di un thriller della Guerra Fredda ma l'avversario di Washington questa volta sono i super-hacker del XXI secolo. E proprio come avveniva durante la Guerra Fredda, la battaglia è anche di immagine. Se il Segretario di Stato americano John Kerry accusa Snowden di «aver messo a rischio la vita di cittadini americani con le sue rivelazioni di programmi top secret», Assange replica: «Lo spionaggio massiccio dei cittadini da parte di Obama è assai peggio di quanto fece Richard Nixon» finendo nella morsa del Watergate.
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