DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER…
Francesco Alberti per “il Corriere della Sera”
Appena iniziata, è già finita, triturata nella morsa guelfi-ghibellini di una contesa infinita. Festa di nozze con veleni nella progressista Bologna gay-friendly , che da ieri, sulla scia di una direttiva del sindaco pd Virginio Merola, ha aperto l’archivio dello stato civile alla trascrizione dei matrimoni omosessuali celebrati all’estero, ritrovandosi però addosso il niet del prefetto Ennio Mario Sodano che ha chiesto «di procedere alla revoca della disposizione atteso che il nostro ordinamento non ammette tale trascrizione».
Scontro annunciato, perfino calcolato, sin da quando, nel luglio scorso, il sindaco Merola — seguendo l’esempio di Fano e di Napoli — mise in campo l’ordinanza, immaginando gli strali. Puntualmente arrivati: la Curia, tramite il giurista Paolo Cavano, prima ha parlato di «grave forzatura della legge dettata solo da ragioni di visibilità politica» e poi, con il vicario Giovanni Silvagni, ha ribadito che «il matrimonio è un dato antropologico non modificabile a piacimento del legislatore».
Ora siamo alla resa dei conti. Merola non intende indietreggiare: «È una battaglia di civiltà, non revocherò il provvedimento: se lo riterrà opportuno, intervenga il prefetto. È evidente che esiste una discordanza tra le norme europee e quelle italiane e ciò dovrebbe convincere il Parlamento ad approvare una legge che dia certezza del diritto».
Bologna, come cantava Guccini, sarà anche «una signora dai fianchi un po’ molli», ma su certe trincee — e tra queste i cosiddetti temi sensibili — ci sale ancora. Le Due Torri sono da sempre avamposto per il movimento dei diritti che attorno al Cassero (30 anni di vita nel 2015) riunisce una comunità gay di 18 mila persone.
Indifferenti al divieto prefettizio, 4 coppie gay sposate all’estero hanno ieri trascritto la loro unione nel registro comunale. Le prime sono state Rebecca Hetherington ed Eleonora Tadolini, seguite da Sergio Lo Giudice e Michele Giarratano, che si sono sposati 3 anni fa a Oslo e negli Usa hanno ottenuto un figlio da una madre surrogata.
Lo Giudice, ex capogruppo pd in Comune e attualmente senatore, ha definito «inutile» l’intervento del prefetto: «È chiaro che la trascrizione non comporta alcun riconoscimento giuridico, ma rappresenta la presa d’atto che queste nozze sono avvenute e ciò, con buona pace del prefetto, non può essere messo in discussione» .
Sull’altra barricata, gli alfaniani di Ncd: «È grave che il sindaco, abusando del suo ruolo, illuda le persone» ha affermato Valentina Castaldini che in luglio ha inoltrato un esposto al prefetto, mentre Forza Italia minaccia di denunciare Merola alla Corte dei Conti. Sul fronte opposto, ironizza il presidente onorario dell’Arcigay, Franco Grillini: «Il prefetto ricordi che è un esponente di uno Stato laico, non il cardinale Sodano». E pure il premier ci finisce in mezzo: «Caro Renzi — si chiede Nichi Vendola —, ma settembre non doveva essere il mese dei diritti civili?» .
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