POLITIKOM/ LA GIORNATA POLITICA IN 2.500 BATTUTE - RENZI PROCEDE COME UN EUROSTAR: SUL SUO “JOBS ACT” OGGI HA INCASSATO UN VIA LIBERA QUASI SULLA FIDUCIA DA PARTE DEL COMMISSARIO UE AL LAVORO LASZLO ANDOR

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Francesco Bonazzi per Dagospia

C'è vita dalle parti di Enrico Letta. Se Matteo Renzi si è autonominato "badante" del governo, oggi il premier si è vendicato del Rottam'attore con la classica perfidia democristiana. "Renzi è uno stimolo", pare che abbia detto al leader dei Popolari per l'Italia, Andrea Olivero.

E poi, di fronte all'ennesimo schiaffo ricevuto in pochi giorni, ovvero la minaccia di Scelta Civica di non votare l'emendamento sulla Tasi neppure nel caso in cui Palazzo Chigi mettesse la fiducia, il premier ha quasi perso le staffe: "Non accetto diktat e non intendo tirare a campare".

Certo, con tutti che giocano allo schiaffo del soldato con il governo di Mezze Intese ci vorrebbe uno di quei bei moniti di Giorgio Napolitano, ma Letta per primo si è convinto che se il presidente tace da 10 giorni avrà i suoi buoni motivi. Le trattative per un'accelerazione sulla legge elettorale sono condotte in modo serrato proprio da Renzi-stimolo (oggi prime aperture dagli alfanoidi e comprensibile nervosismo in casa Pdl) e Napolitano non può che apprezzare, dopo decine di appelli caduti nel vuoto.

Il problema è che Renzi-stimolo procede come un Eurostar anche sul programma di governo e sul suo "Jobs acts" oggi ha incassato un via libera quasi sulla fiducia da parte del commissario Ue al lavoro Laszlo Andor e del gran capo della Cisl, Bonanni. Mentre la Cgil lo ha rimandato al mittente in attesa di proposte più precise e, a nome del governo, il ministro Giovannini ci è mancato poco che lo bocciasse.

In sostanza, il fin qui poco presente ministro del Lavoro obietta che "molte proposte non sono nuove, altre vanno dettagliate meglio" e, soprattutto, segnala il problema delle coperture e dei costi. In sostanza, si è candidato al "Giovannini chi?".

Anche sul fronte Saccomanni, poi, Renzi-stimolo ha massaggiato a dovere il governo. Il suo fedelissimo Nardella ha auspicato pubblicamente che all'Economia vada un politico, salvo poi spiegare che comunque nessuno ha chiesto la testa dell'ex numero due di Bankitalia e tanto meno un rimpasto. Le parole possono volare, ma l'ennesima doccia scozzese resta un fatto.

In questo clima, sembra allontanarsi il momento del primo incontro dell'anno tra il "badato" Letta e lo "stimolante" Renzi. Secondo alcuni potrebbe svolgersi tra domani e venerdì, se magari prima il sindaco di Firenze concederà almeno un giorno di tregua all'esecutivo. Ma voci in uscita dal Pd sostengono che potrebbe slittare alla prossima settimana, dopo la segreteria del 16.

 

RENZI E LETTArenzi in collegamento da otto e mezzo con dietro la foto di mandela e napolitano Enrico Giovannini SACCOMANNI E DRAGHI