DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1. UN KO AL SECONDO TURNO E RENZI PERDE PESO SULLA SCENA MONDIALE
Adalberto Signore per “il Giornale”
Mentre Matteo Renzi sceglie San Pietroburgo per tenersi quanto più possibile lontano da Roma e dalle vicende italiane e cioè dai risultati per lui molto incerti dei ballottaggi di domani la politica internazionale è proprio sulla Capitale e sull' Italia che punta i suoi riflettori, in attesa di capire se e come l' antipolitica grillina conquisterà la città eterna e non solo.
D' altra parte, non è un mistero che Virginia Raggi la candidata al Campidoglio dei Cinque stelle sia stata una sorta di superstar della stampa estera fin dal primo turno, con il Financial Times che ha parlato del voto romano come di un «rimprovero populista a Renzi».
È dunque per certi versi nelle cose che il livello di attenzione resti alto, per il valore simbolico di Roma che all' estero non è solo la capitale del Paese ma anche della cristianità. E per il fatto che l' onda grillina potrebbe straripare fino a Torino dove sono in molti a parlare di partita «apertissima» tra Piero Fassino e Chiara Appendino.
Insomma, il timore che dall' Italia domani sera possa arrivare una forte sterzata anti establishment c' è. Anche in vista del voto di giovedì prossimo, quando i cittadini della Gran Bretagna saranno chiamati a votare il referendum sulla Brexit (ovvero dovranno decidere se voglio restare o no nell' Ue). Il rischio, secondo molte cancellerie europee, è quello di una sorta di effetto domino che finisca per paralizzare le istituzioni europee.
Uno scenario peraltro prospettato recentemente proprio da Nigel Farage, leader euroscettico dello Ukip. «Il 19 giugno i Cinque stelle eleggono il sindaco di Roma e cambiano l' Italia. Il 23 giugno la Gran Bretagna esce dall' Ue e cambia l' Europa. Così Grillo e io spiegava la scorsa settimana in un' intervista al Corriere della Sera distruggeremo la vecchia Unione europea, perché dopo di noi gli altri Paesi del Nord se ne andranno uno dopo l' altro».
Renzi, in verità, pare vederla diversamente. Tanto che al Business forum di San Pietroburgo dice che nel caso di uscita dall' Ue «chi rischia di più sono i cittadini inglesi e non quelli europei». A parole, perché sono mesi che a via XX Settembre il ministro dell' Economia Pier Carlo Padoan ha predisposto un piano proprio per far fronte alla Brexit.
Insomma, Farage avrà magari peccato di «ottimismo», ma certo il timore di un effetto a catena serpeggia da settimane. Ne sanno qualcosa sia a Palazzo Chigi che alla Farnesina, visto che il tema è all' ordine del giorno dei colloqui informali con le varie diplomazie europee. Per Renzi, insomma, il pericolo è che questa tornata amministrativa lo riconsegni alla scena internazionale con un' immagine ben diversa da quella del giovane e vincente rottamatore. Non solo per la probabile sconfitta a Roma, notizia come detto che farebbe in un attimo il giro del mondo. Ma anche perché dopo oltre due anni di governo sarebbe su di lui che ricadrebbe la responsabilità dell' avanzata grillina.
roberto giachetti virginia raggi
Anche in quest' ottica, dunque, pesa il risultato di Torino. È improbabile, certo, ma se davvero Appendino dovesse spuntarla sull' ultimo segretario dei Ds (quello che nel 2007 li portò a confluire nel Pd) l' uno-due sarebbe pesante. E all' estero quello di parlare un inglese per così dire «poco fluente» non sarebbe più il principale problema di Renzi.
2. LE AMMINISTRATIVE PROVA GENERALE PER IL REFERENDUM
MATTEO RENZI ROBERTO GIACHETTI FOTO LAPRESSE
Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”
Le Amministrative non sono una faccenda locale, sono la porta che introduce a un nuovo mondo. Certo, bisognerà aspettare il referendum per varcare la porta, sarà quello il voto che potrà mutare il volto del Palazzo e del Paese.
Ma i ballottaggi non saranno ininfluenti, perché il variegato fronte che si oppone a Renzi userà l' appuntamento di domani (anche) come prova generale per capire se è in grado di coalizzarsi in vista dell' appuntamento di ottobre: ogni città persa dal Pd sarà quindi un gol che il leader del Pd dovrà rimontare nella partita referendaria. Perciò le Amministrative sono la porta che affaccia sul nuovo mondo, anche se in quel mondo la politica in parte c' è già entrata.
In tre anni infatti è cambiato tutto: dove c' era Bersani oggi c' è Renzi, dove c' era Berlusconi non potrà più esserci Berlusconi, dove c' era Grillo forse ci sarà Di Maio, dove c' era Maroni oggi c' è Salvini, dove c' era Fini oggi c' è la Meloni, dove c' era Monti c' è un vuoto che Alfano vorrebbe riempire. Il ricambio generazionale insomma c' è stato, ma ora l' effetto vertigine sta riempiendo d' ansia le giornate dei parlamentari: appena uno su otto - hanno tra loro calcolato - tornerà nella prossima legislatura.
roberto giachetti virginia raggi
Non solo la riforma costituzionale praticherebbe il taglio di un terzo dei seggi, con la trasformazione del Senato: tra premio di maggioranza imposto dall' Italicum, l' inevitabile cambio dei rapporti di forza dei partiti e il fisiologico rinnovamento nelle candidature, il volo per Roma-Montecitorio è già dato in overbooking. E i tentativi di trovar posto con manovre last minute, prive di respiro politico, non varranno per farsi spazio. Com' è diversa la prospettiva dei peones rispetto a quella di Renzi, che si è incaricato di spingere il sistema verso il nuovo mondo con un' operazione che non ha precedenti: mai, dai tempi della Costituente, sono cambiate allo stesso tempo la Carta e la legge elettorale.
Era inevitabile la reazione di chi avversa il disegno renziano, e le Amministrative si stanno rivelando il terreno ideale per mettere in difficoltà il premier: a Napoli ha già subito un gol; su un altro si scommette pure a Roma; a Torino e soprattutto a Milano i candidati del Pd devono affrontare dei supplementari che sono tutto fuorché semplici «calci di rigore». Non sarebbe però corretto sommare i voti per de Magistris, la Raggi e la Appendino (Parisi farà storia a sé) come altrettanti voti per il No al referendum, per questo bisogna tener da conto ciò che sottolinea sempre Renzi, secondo cui «gli elettori sanno fare zapping».
Ma tanto il leader del Pd era consapevole delle difficoltà, che ha provato mediaticamente a spostare l' attenzione dal voto per le Comunali. Finendo però per sovra-esporsi. Persino nella sua stretta cerchia ormai lo riconoscono: «Ma no, Matteo riesce a stare in silenzio anche per tre ore...». Ecco un' altra novità di quel nuovo mondo che ancora non c' è ma intanto si appalesa. Sulla comunicazione il premier ha un approccio diverso rispetto all' uomo che in un ventennio l' ha radicalmente cambiata.
Renzi sta sempre sulla scena per attirare l' attenzione, Berlusconi invece dalla scena a volte si estraniava per restarci. Quando si eclissava per alcune settimane e leggeva sui giornali «Il silenzio del Cavaliere», se ne compiaceva: le pause erano studiate, servivano a suscitare aspettative.
Non sarà facile per il leader del Pd continuare ad alimentarle di qui a inizio (o fine) ottobre, anche se per allora confida che il voto delle Amministrative sarà stato metabolizzato. Il punto è che le Comunali hanno già avuto un effetto che è andato oltre la sfida per i campanili: è stato un altro passo verso il nuovo mondo, trasformando ancora - se possibile - ciò che era il centro-sinistra, ciò che era il centro-destra e persino ciò che saranno i Cinquestelle.
E il referendum si propone come l' ultimo e più vorticoso giro di centrifuga, un appuntamento che avrà vincitori e vinti, ma che non necessariamente anticiperà l' esito della sfida successiva: le Politiche. I precedenti stanno lì a testimoniarlo: il caso forse più eclatante è quello di Mario Segni, che con i suoi referendum elettorali agli inizi degli anni Novanta aprì la strada verso un nuovo mondo. Ma da quel mondo alla fine restò escluso.
C' è qualcuno ancora che considera i ballottaggi un fatto locale?
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