michele emiliano matteo renzi

TUTTI CONTRO RENZI/1 - PITTIBULLO TEME IL COMPLOTTO DELLA MINORANZA PD SUL REFERENDUM PER CANCELLARE LA NORMA CHE PROROGA LE CONCESSIONI PER LE TRIVELLE - GRAN MANOVRATORE DELLA PARTITA “NO TRIV” E’ MICHELE EMILIANO, CHE SOGNA DI SFIDARLO AL PROSSIMO CONGRESSO

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Elisa Calessi per “Libero quotidiano”

 

MICHELE EMILIANO A BARI PER RENZIMICHELE EMILIANO A BARI PER RENZI

Non la chiama preoccupazione. Ma un po' di ansia c'è. La data del 17 aprile, quando si celebrerà il referendum per cancellare la norma che proroga le concessioni agli impianti che estraggono gas o petrolio fino a quando i giacimenti sono produttivi, si è cerchiata di rosso nell' agenda di Matteo Renzi. Un passaggio che, fin qui, non lo impensieriva, comincia a preoccuparlo.

 

Renzi è convinto che, per ora, la maggioranza degli italiani sia disinteressata. E visto che è necessario ottenere il quorum, la battaglia dei "sì" è in salita. A preoccuparlo, però, è la sensazione, via via confermata, che dietro questa battaglia se ne stia giocando un' altra. Tutta politica. Che coinvolge la minoranza interna. E che ha per traguardo ultimo la sua leadership. Partita complicata, ma che ha qualche chance.

RENZI LOTTIRENZI LOTTI

 

Renzi è convinto che il regista di questo tentativo sia Michele Emiliano, presidente della Puglia, una delle nove regioni che ha promosso il referendum. Non è un mistero che Emiliano abbia ambizioni nazionali. Da quando Renzi è segretario è uno di quelli che più ha duellato con lui. Ma finora non è mai riuscito a "capitalizzare" questa contrapposizione. La partita dei No-triv potrebbe dargli l' occasione. Per capire come, bisogna guardare a un' altra battaglia: quella per il congresso del Pd in Puglia. Il 15 maggio si sceglierà, con un congresso se i candidati sono solo due o tramite primarie se sono di più, il segretario regionale. Al momento Emiliano ha in mano, dicono, quasi l' 80% del partito pugliese.

TRIVELLA TUA SORELLATRIVELLA TUA SORELLA

 

Stanno con lui non solo le truppe della minoranza dem, ma anche quasi tutti i renziani. O presunti tali, come maligno alcuni, alludendo alla repentina conversione di molti. Gli unici che restano alternativi a Emiliano sono gli ex lettiani, alcuni renziani e gli ex civitiani. Per fare cappotto, gli manca di avere un suo uomo a capo del partito regionale. Ed è quello che sta provando a fare, imponendo Marco Lacarra, consigliere regionale e suo fedelissimo. Chi prova a contrastare l' operazione, sta cercando di convincere Renzi a puntare su Elena Gentile, europarlamentare ex civatiana. Ma, per ora, i colonnelli del premier puntano su Lacarra. Se Emiliano riesce a far eleggere il suo uomo, ha tutta la Puglia con sè.

 

trivelletrivelle

A questo fortino politico si aggiunge, poi, il trampolino del referendum. In questi mesi, e tornerà a farlo da qui al 17, Emiliano ha girato il Sud per difendere le ragioni del "sì", visto che molti impianti sono al largo delle acque di regioni del Mezzogiorno. Ha utilizzato la battaglia contro le trivelle per ridare forza al fronte del Sud e creare una serie di alleanze. Non solo. Quelle delle trivelle è un tema capace di parlare a quella sinistra, presente nel Pd, sensibile ai richiami dell' ambientalismo dei "no", la stessa che si schierò a favore del referendum sull' acqua pubblica, raggiungendo il quorum. Attorno a questa vicenda si possono unire le ragioni del Sud e quelle di una sinistra anti-renziana.

MICHELE EMILIANO E MATTEO RENZIMICHELE EMILIANO E MATTEO RENZI

 

Se il referendum ottiene il quorum o se i "sì" sono tanti, il premier subirà un colpo. E qui potrebbe iniziare quello che anche tra i fedelissimi del premier chiamano «il rischio della slavina». Dopo due mesi ci sono le elezioni amministrative. Se vanno male, a quel punto Emiliano, diventato il leader dei No-Triv e di una sinistra dem movimentista, potrebbe candidarsi al congresso contro Renzi. Poi ci sarà il referendum costituzionale. Se il premier vi arriva dopo una sconfitta sulle trivelle e con risultati deludenti alle Amministrative, non è eslcuso che ne esca battuto.

 

A quel punto, la partita, infatti, si allergherebbe. In ogni caso, anche se non fosse, Emiliano potrebbe lo stesso sfidarlo. Certo, dovrà vedersela con Roberto Speranza, che al momento punta a essere il competitor di Renzi. Ma se la candidatura di Emiliano cresce, sarà nelle cose il passo indietro. Peraltro il governatore ha carisma, sa essere popolare quanto Renzi. Di quelli in campo, è l' avversario più temibile.

MICHELE EMILIANO E MATTEO RENZIMICHELE EMILIANO E MATTEO RENZI

 

Per il resto, il premier è irritato per come la minoranza sta cavalcando l' ennesima polemica, criticando la decisione del Pd di schierarsi per l' astensione. Oltretutto, dice, «accodandosi ai grillini». Il premier, coi suoi, ha definito «paradossale» questa posizione, ricordando come la proroga sulle concessioni era già presente, e più estesa, nel decreto sulle liberalizzazioni approvato dal governo Monti, quando Bersani era segretario.

 

MICHELE EMILIANO E MATTEO RENZIMICHELE EMILIANO E MATTEO RENZI

Nel 2014, quando passò alla Camera e al Senato, fu votato, ricordano i suoi, da Speranza, allora capogruppo, da Zoggia, da Gotor e da Fornaro, che ora attaccano. Gli stessi che votarano lo Sblocca Italia, ora messo nel mirino dal referendum. Così come si giudica pretestuosa la polemica sull' astensione, ricordando che la usò Marco Pannella nel 1985 nel quesito sulla scala mobile. E persino il Pds nel referendum per estendere l' articolo 18.