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(ANSA) - "Ne ho ammazzati tre", sospettati di rapimento e stupro, per dare l'esempio e far vedere alla polizia come si facesse. Il giustiziere di criminali e spacciatori non è il protagonista di una fiction di quart'ordine ma il presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte, che ammette di aver fatto fuori tre persone quando era sindaco della città meridionale di Davao e lo ribadisce alla Bbc anche dopo che il suo portavoce ha cercato di minimizzare.
"Andavo in giro a Davao con una grande moto, per pattugliare le strade, in cerca di problemi. Cercavo lo scontro, così avrei potuto uccidere" si era vantato Duterte qualche giorno fa, parlando a un gruppo di imprenditori nel palazzo presidenziale, e tenendo a precisare che nel 2015 "a Davao l'ho fatto (uccidere) personalmente, proprio per mostrare agli agenti, ai ragazzi, che se potevo farlo io potevano farlo anche loro".
Dopo che la notizia ha fatto il giro del mondo, il portavoce della presidenza Martin Andanar, ha tentato di salvare la faccia a Duterte, che si e' guadagnato la fama di repressore brutale della criminalità ed è stato accusato di sponsorizzare gli squadroni della morte nei vent'anni in cui è stato sindaco di Davao. "E' lo stile del presidente - ha detto alla Bbc il portavoce - non dobbiamo prendere queste affermazioni alla lettera. Le dobbiamo prendere seriamente, ma non alla lettera".
Tentativo inutile, perché qualche ora dopo Duterte ha ribadito quello che aveva già detto, liquidando invece come "falsità" le notizie secondo le quali avrebbe ucciso persone inginocchiate e con le mani legate dietro la schiena. La lotta ai narcotrafficanti, ha aggiunto, andrà avanti "fino all'ultimo giorno del mio mandato". Con i suoi metodi, naturalmente, e forte dell'endorsement di Donald Trump, che pochi giorni fa gli ha augurato che la sua campagna antidroga abbia "successo" e lo ha invitato alla Casa Bianca l'anno prossimo.
Sono quasi 6.000 le persone uccise dalla polizia, vigilantes e mercenari vari dall'elezione di Duterte alla presidenza delle Filippine nel maggio scorso. Il presidente ha poi respinto le accuse di essere egli stesso drogato, pur ammettendo di aver usato occasionalmente un potente antidolorifico, il Fentanyl, contro l'emicrania e dolori di schiena.
la prigione di quezon nelle filippine 8
Anche questa volta è arrivato in soccorso il fedele portavoce, negando che il presidente sia stato colpito da effetti collaterali del Fentanyl, che possono creare confusione e stati di allucinazione. Intanto si comincia a parlare di impeachment contro il presunto presidente-assassino. In prima fila, la senatrice Leila de Lima, convinta oppositrice di Duterte.
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