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Maria Elena Vincenzi per "la Repubblica"
Un viaggio all'estero in cambio di qualche ricetta. Un assegno in cambio di una terapia. Un Ipad in cambio di un nuovo paziente. Ormoni della crescita che venivano consigliati in dosi maggiori di quelle necessarie, quando non addirittura senza alcuna esigenza, anche ai bambini. Sono ottanta gli indagati dell'inchiesta "Do ut des", condotta dai carabinieri del Nas coordinati dalle procure di Rimini e Busto Arsizio.
Tra questi, 67 medici di strutture pubbliche e private, pediatri, nefrologi ed endocrinologi, 12 dirigenti e informatori della casa farmaceutica Sandoz, specializzata nella produzione di farmaci ormona-li, e il titolare di due società che organizzano convegni. Le accuse sono di corruzione, istigazione alla corruzione, truffa ai danni del servizio sanitario nazionale, falso.
Un'associazione per delinquere, secondo i pm, che aveva ramificazioni un po' dappertutto. I militari hanno perquisito mezza Italia: Ancona, Ascoli Piceno, Bari, Brescia, Cagliari, Caserta, Chieti, Ferrara, Firenze, Frosinone, Genova, Lucca, Mantova, Messina, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Pavia, Perugia, Pescara, Roma, Terni, Torino, Trento, Trieste, Verona e Viterbo. Era in queste province che esercitavano i camici bianchi compiacenti, quelli che prescrivevano terapie ormonali in cambio di denaro, di gadget tecnologici o di qualche vacanza (da cui, peraltro, tornavano con certificati di partecipazione a
convegni mai tenuti).
Spese che la casa farmaceutica giustificava come consulenze o sperimentazioni. Ma per gli inquirenti non è così: dietro quelle gratificazioni si nascondeva l'accordo di consigliare i loro ormoni. Una "pubblicizzazione" che alla Sandoz sarebbe costata 500mila euro. E non sempre, tra l'altro, i medici erano contenti: è capitato spesso che qualcuno si sia lamentato per compensi troppo bassi.
Ora toccherà ai Nas di Bologna, diretti dal capitano Sabato Simonetti, avviare gli accertamenti sui pazienti che sono stati "anabolizzati" indebitamente. Quelli già noti e quelli che i carabinieri sperano di scoprire dalle cartelle sequestrate ieri. BisognerÃ
vedere se e quali danni questi pazienti hanno avuto dalle terapie.
Intanto Sandoz, che già l'anno scorso era stata al centro di un'inchiesta sul doping, si difende, precisando di aver «sempre collaborato con le autorità e adottato le più severe misure disciplinari nei confronti dei dipendenti coinvolti. L'azienda ha inoltre avviato nuovi ed ancora più stringenti controlli interni». Parole che non placano l'ira del Tribunale per i diritti del malato e del Codacons che ha chiesto «provvedimenti durissimi nei confronti dei medici, i quali devono essere radiati a vita dall'albo, ma anche nei confronti dell'azienda farmaceutica Sandoz i cui farmaci, qualora sia accertata l'avvenuta corruzione, devono essere cancellati dalla fascia A».
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