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Pierluigi Battista per il “Corriere della Sera”
Ilda Boccassini, parlando della nuova legge sulla responsabilità civile dei giudici, dice di «temere la cattiveria» dei suoi colleghi. Se la teme lei, figurarsi noi. Pensi alla cattiveria con cui qualche suo collega, sicuro dell’impunità accordata a chi non è costretto a pagare per il suo «dolo» e per la sua «colpa grave», ha messo in galera gente innocente senza validi motivi, o ha perseguitato qualche cittadino non per un banale errore giudiziario ma per un accanimento sadico.
Ora finalmente un magistrato incapace, o che ha volontariamente commesso degli abusi, potrà pagare per la sua pessima condotta. E a deciderne le sorti non sarà certo un grottesco tribunale del popolo, o qualche organismo arbitrario, ma un collegio di altri giudici, che valuteranno con accuratezza e in base alla legge se qualche collega si è comportato male e deve essere sanzionato. Se poi i giudici colleghi della Boccassini sono «cattivi» e vendicativi, di chi mai potremmo fidarci?
Finalmente c’è una legge di risposta a un referendum vinto plebiscitariamente da chi proponeva che un giudice comportatosi con dolo e colpa grave fosse perseguibile come un chirurgo distratto che abbia dimenticato una pinza nella pancia del poveraccio appena operato, o come un ingegnere che con i suoi calcoli sbagliati sia responsabile del crollo di un ponte. Chi si oppone a questa legge continua a sostenere che sarebbe un bavaglio per i magistrati coraggiosi, un modo per dissuaderli dal compimento di un preciso dovere, un regalo per i ricchi che possono mobilitare stuoli di avvocati per far pagare i magistrati che li avevano perseguiti.
GIULIANO FERRARA CANTA CON LA PARRUCCA ROSSA IMITANDO ILDA BOCCASSINI
Le parole della Boccassini rimettono la questione nei suoi giusti binari. Saranno dei giudici a valutare il comportamento eventualmente doloso di colleghi che da adesso in poi dovranno pagare non per i loro errori, è bene ribadirlo, ma per le colpe commesse in indagini condotte con spirito persecutorio. Quindi nessuna vendetta. Ma la Boccassini dice qualcosa di più: che i giudici non sempre valutano le cose con spirito disincantato, senza cedere alle meschinità degli esseri umani, applicando esclusivamente la legge. Dice anzi che i giudici sono «cattivi» e che finalmente hanno in mano uno strumento per far pagare qualche collega rivale, qualche collega antipatico, qualche collega che appartiene a un mondo diverso dal suo. L’avesse detto qualcun altro si sarebbe gridato alla «delegittimazione» dei giudici. Senza cattiveria, almeno stavolta.
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