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Michela Allegri per "Il Messaggero"
Soldi destinati ai partiti di ogni schieramento, per garantirsi un appoggio costante negli affari. Ma anche mazzette mascherate da incarichi professionali e denaro riciclato per nascondere le dazioni sospette.
Ci sono nuove accuse che appesantiscono la posizione giudiziaria dell'imprenditore Luca Parnasi, già a processo insieme ai suoi collaboratori e ad alcuni politici capitolini con ipotesi che vanno, a seconda delle posizioni, dall'associazione a delinquere alla corruzione, per il giro di favori e tangenti legato alla realizzazione del nuovo stadio della Roma.
Ieri il costruttore è stato rinviato a giudizio ancora una volta, insieme ad altre 12 persone. L'imputazione principale riguarda il finanziamento illecito alla Lega e al Pd, fatto tramite l'Associazione Più Voci e la Fondazione Eyu, e attraverso i rispettivi tesorieri di partito, Giulio Centemero e Francesco Bonifazi, ora senatore di Italia Viva.
A processo, però, il costruttore dovrà difendersi anche dalla contestazione di autoriciclaggio e da nuove ipotesi di corruzione, per le quali sono già finiti alla sbarra l'ex presidente dell'Assemblea capitolina, Marcello De Vito, e il suo socio, l'avvocato Camillo Mezzacapo. Nel procedimento si sono costituiti parte civile, fra gli altri, Campidoglio e Regione Lazio.
I PAGAMENTI
Per quanto riguarda i finanziamenti alla politica, le pm Giulia Guccione e Luigia Spinelli contestano l'irregolarità del pagamento di 150mila euro alla Fondazione Eyu, riconducibile al Pd, e i 250mila euro dati all'associazione Più Voci, presieduta, in quegli anni, da Centemero.
francesco bonifazi in dolce compagnia foto di bacco (4)
Al tesoriere della Lega, al commercialista Andrea Manzoni, attuale revisore legale del gruppo Lega-Salvini al Senato, e a Parnasi, la Procura contesta anche l'autoriciclaggio per le somme trasferite a Radio Padania.
La Procura sottolinea nel capo di imputazione che Parnasi, tramite la società Immobiliare Pentapigna, avrebbe erogato, nel dicembre 2015 e nel febbraio 2016, due bonifici da 125mila euro all'Associazione Più Voci, senza che il denaro venisse annotato nel bilancio come finanziamento alla Lega.
Il denaro, si legge negli atti, era poi stato trasferito con altri sei bonifici sul conto di Radio Padania e utilizzato per il pagamento di fornitori e stipendi. Per Bonifazi, invece, c'è anche la contestazione di emissione di fatture per operazioni inesistenti: il contribuito da 150mila euro alla Fondazione Eyu sarebbe stato fatto passare come pagamento di uno studio intitolato Casa: il rapporto degli italiani con il concetto di proprietà.
Di questa accusa, oltre a Parnasi e a Bonifazi, devono rispondere anche Gianluca Talone - commercialista dell'imprenditore - e Domenico Petrolo, responsabile del fundraising di Eyu. Nel corso dell'udienza del 16 novembre scorso, il senatore di Iv aveva respinto gli addebiti: «Nessuno dei 150mila euro versati da Parnasi è finito al Pd».
I PROGETTI
Dopo l'udienza preliminare di ieri, diventano più pesanti anche le imputazioni a carico del politico che per cinque anni è stato alla guida dell'Aula Giulio Cesare, nonostante l'arresto. Sfruttando la sua posizione di potere, Marcello De Vito, insieme a Gian Luca Bardelli, avrebbe indotto i fratelli Claudio e Pierluigi Toti ad assegnare un lucroso incarico professionale - da 110.620 euro - allo studio di Mezzacapo, per sbloccare il procedimento amministrativo relativo alla riqualificazione degli Ex Mercati Generali, che era in una fase di stallo.
marcello de vito aderisce a forza italia
Nel capo di imputazione si legge che, dopo il pagamento, Mezzacapo avrebbe trasferito 48mila euro sul conto della Mdl, riconducibile a lui e a De Vito. Si tratta di una società che, per l'accusa, sarebbe una sorta di cassaforte usata dal politico grillino per incassare le tangenti.
alessandro di battista marcello de vito paola taverna davide barillari
Per questa vicenda il reato a carico dei Toti è stato dichiarato estinto dopo la messa alla prova con i servizi sociali. A processo c'è anche l'imprenditore Giuseppe Statuto: l'accusa è corruzione.
marcello de vito torna in aula dopo la sospensione dei domiciliari 20
Avrebbe dato a De Vito e al socio 24.582 euro - sotto forma di incarico professionale allo studio Mezzacapo - per velocizzare l'iter amministrativo relativo ai permessi legati alla trasformazione dell'ex stazione di Trastevere in un albergo di lusso. De Vito, Mezzacapo e Bardelli sono stati rinviati a giudizio anche per traffico di influenze illecite.
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