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Paolo Mastrolilli per La Stampa
Il presidente Obama riforma e limita lo spionaggio digitale, ma non rinuncia a difendere l'America. Parlando ieri al dipartimento della Giustizia, per arginare lo scandalo provocato dalle rivelazioni dell'ex agente Snowden, il capo della Casa Bianca ha annunciato che da ora in poi la National Security Agency (Nsa) non potrà più raccogliere a tappeto le informazioni telefoniche, dovrà chiedere l'autorizzazione dei giudici per consultarle, e smetterà di spiare i leader stranieri. Però «abbiamo nemici da cui difenderci, e per riuscirci è necessaria la sorveglianza digitale». Tutti i Paesi la usano, del resto, e quindi «noi non ci scuseremo solo perché i nostri sistemi sono più efficaci».
Il presidente ha ricordato che l'intelligence è stata sempre alla base della sicurezza degli Usa, dai tempi dell'indipendenza. Quindi ha sottolineato gli indizi mancati negli attacchi dell'11 settembre, e le critiche che riceverebbero i servizi se errori simili si ripetessero. La sorveglianza della Nsa protegge il Paese e gli agenti «non stanno abusando della loro autorità , per leggere le vostre e-mail private o ascoltare le vostre chiamate».
Detto questo, Obama ha riconosciuto che la fiducia del pubblico è stata scossa e bisogna ricostruirla. Come prima cosa, intende «mettere fine al programma bulk metadata come esiste oggi, secondo la Section 215». Significa che la Nsa non potrà più raccogliere i dati telefonici a tappeto, conservarli e consultarli a piacere.
Questa attività , però, è indispensabile per garantire la sicurezza dell'America, e quindi va continuata con nuove modalità : un'ipotesi è chiedere alle compagnie telefoniche di conservare i dati, ma sono riluttanti; un'altra è creare un'autorità esterna che li custodisca, consentendo all'intelligence di consultarli quando serve.
La via da seguire è ancora incerta, ma Obama ha chiesto al dipartimento della Giustizia e alle altre parti di portargli proposte concrete entro il 28 marzo, quando il programma scadrà . In questa fase di transizione, le intercettazioni verranno fatte solo sulle chiamate che distano due contatti dalle persone sospette, e servirà l'autorizzazione dei giudici. Il presidente poi vuole creare una commissione di «public advocate», che dovrà difendere gli interessi dei cittadini.
Sul piano internazionale, Obama ha promesso di garantire a tutti la stessa privacy degli americani, interrompendo lo spionaggio sui leader amici. Colloqui sono in corso con gli alleati, Italia inclusa, per gestire le indagini su persone sospettate di attività terroristiche o criminali. Gli Usa, però, non rinunciano a raccogliere informazioni sui governi stranieri, pur stabilendo paletti.
La sorveglianza verrà condotta per obiettivi di sicurezza come controspionaggio, anti terrorismo, proliferazione nucleare, difesa cibernetica, protezione delle truppe americane e alleate, lotta alla criminalità internazionale, inclusa l'evasione. Sarà vietata invece per sopprimere il dissenso, penalizzare persone sulla base di razza, sesso, etnia o religione, e acquisire vantaggi nel settore economico. Queste condizioni hanno il chiaro intento di distinguere le azioni americane da quelle di Paesi come Cina e Russia, a cui «nessuno chiede conto della loro trasparenza». Dagli Usa invece si pretendono standard superiori, e Obama è disposto ad accettarli, senza però «disarmarci».
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