DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA…
DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…
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Alla fine, il combo formato dalla commissaria agli Affari finanziari, la portoghese Maria Luis Albuquerque, e da quella alla Concorrenza, la spagnola Teresa Ribera è riuscito a tirar fuori dal cassetto di Ursula von der Leyen la lettera che formalizza la procedura di infrazione contro il governo Meloni per il Golden Power che ha stoppato l’Opa di Unicredit su Banco Bpm, istituto padano caro alla Lega del ministro Giorgetti.
ursula von der leyen giorgia meloni conferenza sulla ricostruzione dell ucraina. foto lapresse
Per non mandare in tilt gli otoliti della Ducetta, la procedura è arrivata annacquata e senza riferimento al caso specifico dell’operazione di Andrea Orcel. Ma come ha sottolineato Claudio Tito su “Repubblica”: “Si tratta di una scelta singolare se si considera che il golden power è stato applicato al settore bancario solo una volta, ossia questa. E che il dossier è aperto da diversi mesi. Con uno scambio di informazioni con il governo italiano puntato proprio sul quel tentativo di scalata”.
giorgia meloni e giovanbattista fazzolari
Di riffa o di raffa, l’Armata BrancaMeloni ha fatto, sul risiko bancario, l’ennesima figura di merda. Di sicuro, non potrà più far ridere i polli blaterando che Unicredit è una banca straniera, e quindi, per salvaguardare la sicurezza nazionale, vietava di ridurre l'operatività Bpm in Italia, con vincoli sulla clientela, dal momento che Bruxelles ha fatto presente che l’istituto guidato da Andrea Orcel opera nel mercato unico europeo e ha sede a Milano, in piazza Gae Aulenti.
Ergo: l'intervento del governo italiano è stato considerato dai funzionari europei del tutto sproporzionato rispetto alle eccezioni previste dall'art 21/4, che ammette deroghe soltanto per motivi di sicurezza pubblica. Cioè in un ambito molto ristretto, che non comprende, per esempio, la tutela del risparmio nazionale.
Come, del resto, aveva tuonato indignato Orcel quando presentò il ricorso al Consiglio di Stato contro il golden power del governo che, di fatto, ha bloccato la scalata a Bpm: “Non possiamo accettare l’affermazione secondo cui saremmo una minaccia per la sicurezza nazionale”.
E sulla prescrizione che imponeva l'uscita di Unicredit dalla Russia entro nove mesi, ha risposto recentemente da par suoal al 'Sixth ECB Forum on Banking Supervision 2025' a Francoforte, il Ceo Orcel ricordando che quando è iniziata la guerra "avevamo circa il 6% dei nostri prestiti e prestiti locali e depositi in Russia. Avevamo quattro miliardi e mezzo di prestiti transfrontalieri alle aziende russe”.
“Se si passa rapidamente ad oggi, abbiamo lo 0,2% dei nostri prestiti in Russia, circa 700 milioni, di cui 4.500 sono mutui. Altri 200 probabilmente diminuiranno e poi si fermeranno lì e non li rinnoviamo ". Inoltre, "non abbiamo concesso nuovi prestiti dal momento dell'invasione’’, ha aggiunto Orcel.
Gestire le sanzioni sulla Russia, ha spiegato Orcel , "richiede uno sforzo galattico di conformità per assicurarsi di non commettere errori. È una sfida enorme. La seconda sfida, almeno per noi, è quella di non essere nazionalizzati. Io non ho intenzione di fare regali ai russi. Perché se commettessimo quegli errori consegneremmo legalmente su un piatto d'argento i 3,8 miliardi di capitale che ho lì dentro. E non ho alcuna intenzione di farlo".
Se prossimamente il baldo Orcel, con la questione Russia ultimo ostacolo in via di soluzione, avrà mani libere per scegliere quale banca papparsi tra i tre/quattro dossier che ha sulla scrivania (“Siamo la banca con più opzioni m&a ma il capitolo Bpm è chiuso”), nei prossimi due mesi i geni di ‘’Pa-Fazzo” Chigi e di via XX Settembre avranno i neuroni molto impegnati per rispondere con una modifica della legge che, a giudizio dell'esecutivo di Roma, consentirebbe di superare le obiezioni di Bruxelles.
Per la scelta tra le varie opzioni di acquisizioni che frullano nella testa di Orcel, occorre attendere notizie da Berlino, dove il governo Merz ha stoppato e messo a bagnomaria le ambizioni di Orcel su Commerzbank, di cui Unicredit è socio al 26% con facoltà di salire al 29,9%.
Orcel ha risposto ingaggiando addirittura Christian Lindner, l’ex-ministro delle Finanze che non si oppose alla vendita delle prime quote pubbliche di Commerz alla banca italiana, facendo incazzare ancor di più Berlino con Merz che si è messo alla ricerca di conflitti di interesse dell’ex ministro.
Comunque vada, lo scorso settembre Orcel ha dichiarato che l'istituto potrebbe vendere la sua partecipazione in Commerzbank a un acquirente extra-UE se ci fosse un'offerta adeguata e gli azionisti di piazza Gae Aulenti fossero d'accordo. In tal caso, una volta intascato il ricco bottino, le opzioni sarebbero senza frontiere e, dopo la smentita di un interessamento su Bper, nulla vieterebbe a Unicredit di lanciare una ricca Opa su Mps di Lovaglio-Caltagirone con obiettivo finale Generali, massima rivincita sul governo smandrappato del golden power).
GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE
Come il risiko italico, anche questo tedesco, se ne fotte sonoramente delle parole della commissaria europea agli Affari finanziari, Maria Luis Albuquerque, che all’ultimo Ecofin cinguettava: “Dobbiamo creare un mercato unico per i servizi finanziari. Pertanto, affronteremo tutte le questioni che possono impedire l'attuazione corretta delle regole concordate: quelle che bloccano la prestazione transfrontaliera di servizi, le fusioni e così via” (ciao core!).
crollo dell insegna generali torre di zaha hadid a milano citylife 3
unicredit in russia
UNICREDIT IN RUSSIA
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