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da “corriere.it”
LA SIRIA TRA ISIS REGIME E RIBELLI
L’Isis avanza (ancora) in Siria. E attacca Aleppo. I jihadisti stanno avanzando nella regione settentrionale siriana contro posizioni di insorti locali. Si aspetta la contromossa delle forze russo-siriane, che potrebbero essere presto l’unica alternativa agli estremisti islamici.
Gli Stati Uniti hanno infatti messo fine al programma del Pentagono da 500 milioni di dollari, volto ad addestrare ed equipaggiare i ribelli siriani, riconoscendo che ad ora non ha prodotto i risultati sperati per contrastare l’Isis sul terreno. Lo scrive il New York Times citando fonti dell’amministrazione Obama.
Si va dunque verso uno scontro finale tra le truppe di Assad aiutate dai russi e l’Isis. Secondo Halab Today, una rete di giornalisti della seconda città della Siria, l’Isis nelle ultime ore è avanzato da est verso ovest conquistando posizioni a nord di Aleppo, tenute da miliziani anti-regime, come Tel Qarrah, Fafayn, Tel Suysan, Maarrat, Kfar Qaris.
Nella notte, inoltre, almeno 14 militanti dell’Isis sono morti in seguito a una forte esplosione avvenuta nella notte a Raqqa, roccaforte dei terroristi nel nord della Siria. Al momento non è chiaro se l’esplosione, avvenuta poco prima della mezzanotte locale (le 23 in Italia), sia stata causata da in raid della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti o dall’aviazione russa. In un altro attacco di origine sconosciuta avvenuto stamattina, uno dei capi dei militanti è stato ucciso quando un missile ha colpito il veicolo su cui viaggiava nel quartiere al-Meshleb di Raqqa.
Durante gli scontri ad Aleppo, è stato ucciso un generale iraniano, comandante di spicco dei Pasdaran. Secondo cui Hossein Hamedani è stato ucciso alla periferia di Aleppo mentre lavorava come consigliere dell’esercito di Damasco. La tv di Stato iraniana non ha fornito ulteriori elementi, oltre a precisare che Hamedani è morto giovedì sera. Il generale iraniano era da più parti indicato come il responsabile in Siria delle Forze al Quds, il reparto speciale dei Pasdaran, da tempo impegnato nel paese arabo.
Il nome di Hamedani è anche associato alla brutale repressione compiuta dalle autorità iraniane contro manifestanti pacifici a Teheran nel 2009. L’Iran è da decenni uno stretto alleato del regime di Damasco e dal 2012 ha sostenuto l’afflusso di miliziani libanesi, iracheni, afgani a fianco delle forze governative contro l’insurrezione armata seguita alla repressione di Damasco delle proteste popolari scoppiate nel 2011 nel Paese.
E prosegue anche oggi, venerdì,la massiccia offensiva di terra delle truppe governative siriane sostenute dai raid aerei russi nella Siria centro-settentrionale. Secondo quanto riferito dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), i governativi e miliziani libanesi e iraniani tentano di aprirsi varchi lungo il fronte tra Hama e Idlib, nelle località di Atshan, Kfar Nabbuda e Khan Shaykhun.
Intanto la Turchia non ha richiesto alla Nato di inviare forze militari nel suo territorio per la nuova escalation della crisi siriana. Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Ankara, Tanju Bilgic, citato dal quotidiano Hurriyet, precisando che comunque prosegue il dialogo con l’Alleanza sul rafforzamento dei suoi sistemi di difesa.
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