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DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA…
Francesco Bei per "la Repubblica"
Il treno è partito. Prima stazione il 17 novembre a Roma con la Convention convocata da Italia Futura e da una lunga serie di personalità cattoliche e della società civile. à un treno destinazione Monti, con tutta evidenza, anche se quella presentata ieri non è (ancora) la lista Monti. à il nocciolo duro di un nuovo movimento che ha comunque al suo interno il più "politico" tra i ministri tecnici in carica.
Il fondatore di Sant'Egidio, Andrea Riccardi. Altri, da Lorenzo Ornaghi a Corrado Passera, potrebbero aderire in seguito al manifesto. In Parlamento si lavora già a un gruppo parlamentare "per Monti" e per un "grande centro", con i deputati vicini al presidente della Ferrari, anche se ora la legge è cambiata e non basterebbe questo escamotage per evitare di raccogliere le firme.
Se nasce la "lista Monti" è inevitabile anche contare le adesioni che mancano sotto quel documento, alimentando così un piccolo giallo. Non c'è Emma Marcegaglia, che pure alla festa dell'Udc era parsa sul punto di scendere in politica. Così come si nota l'assenza di Luigi Abete, di Oscar Giannino e degli aderenti a "Fermare il declino". Raccontano infatti che si sia creata già una prima frattura tra "montezemoliani" e "liberisti".
Con Marcegaglia, Abete e Giannino contrari ad aderire a un manifesto senza riferimenti a privatizzazioni e liberalizzazioni. E troppo sbilanciato sul sociale. Così come mancano i nomi di Giorgio Guerrini, presidente di Confartigianato, e di Luigi Marino, leader di Confcooperative. Entrambi ci sarebbero rimasti male per essere stati messi di fronte al fatto compiuto. Inoltre Guerrini guarda più a destra, a un rassemblement che ricomprenda tutto l'arco di forze del Ppe, Pdl compreso.
Ma il vero punto di domanda è quale sarà il rapporto tra i firmatari del manifesto e la "Lista per l'Italia" di Casini e Fini. Ieri nell'Udc non si scaldavano troppo per la notizia dell'appello, tutt'altro. Al massimo si accreditava l'ipotesi che i cattolici di Todi e i montezemoliani avessero fretta di costituirsi in movimento «per arrivare più forti al tavolo della trattativa con noi». Casini non vuole perdere la leadership dei moderati. L'obiettivo dei centristi è arrivare a una lista unica, mentre gli esponenti della società civile vorrebbero allearsi mantenendosi però distinti e distanti dai «vecchi politici».
La differenza è tutta lì. «Non moltiplichiamo le cose piccole - è l'invito di Rocco Buttiglione - bisogna piuttosto fare una cosa più grande, che potenzialmente sia il primo partito. L'Udc è in campo e non si può saltare». Benedetto Della Vedova ha fretta: «Dobbiamo rompere gli indugi e lanciare subito un'iniziativa unitaria. Non è possibile che persino il Pdl si sia rimesso in moto e solo noi, che Monti l'abbiamo sostenuto più di tutti, restiamo fermi».
Tic tac, il tempo scorre. Le elezioni si avvicinano. Anche per questo il manifesto arriva ora. Prima che i partiti si riorganizzino. Già Bersani, intuita la manovra, ha iniziato
un deciso riavvicinamento al presidente del Consiglio, confermato ieri da Parigi: «Assieme a lui, se tocca a noi, valuteremo quale può essere il miglior contributo che potrà dare».
Ma soprattutto gli aderenti al manifesto hanno avuto il sentore di un clima di eccessiva cordialità tra Alfano e Casini, propiziato dal passo indietro di Berlusconi. «Con la nostra iniziativa - spiega uno dei promotori - impediamo anche l'operazione che vuole portare avanti una parte della Chiesa, quella di mettere insieme tutti i partiti del Ppe».
Una possibilità , quella di un'unione dei moderati basata su Pdl e Udc, tutt'altro che campata per aria. Bastava leggere ieri l'editoriale del direttore di Avvenire, che salutando l'addio del Cavaliere si augurava la riunificazione «dell'intero campo politico che si usa definire "moderato" e "riformista"». Un articolo che non a caso ha raccolto il plauso di piedillini come Fitto, Quagliariello e Frattini. Per gli aderenti alla lista Monti invece il Pdl non esiste più. Esistono solo milioni di elettori che votavano Berlusconi e ora sono di nuovo sul mercato.
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