DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI…
Alessandro Feroldi per “la Verità”
«Se in Lombardia e Veneto l' affluenza al referendum sarà del 40%, Roma dovrà tenerne conto». Così si esprime il politologo Roberto D' Alimonte, professore ordinario di sistema politico italiano e direttore del dipartimento di scienze politiche della Luiss di Roma.
Berlusconi dice che tutte le Regioni, non solo Lombardia e Veneto, dovrebbero fare un referendum per l'autonomia, come interpreta questa dichiarazione?
«Berlusconi "deve" sponsorizzare tutte le Regioni, soprattutto al Sud. Lui è leader di una destra moderata, deve barcamenarsi con la concorrenza della Lega al Nord e del M5s al Sud. Deve mostrare di stare con tutti, promessa elettorale come quella assolutamente effimera che non farà mai un governo con il Pd».
E invece?
«E invece è impossibile che non si allei con Renzi, perché i numeri lo obbligheranno a farlo. Tra proporzionale e maggioritario per avere la maggioranza di 316 seggi alla Camera occorrono percentuali troppo alte: il minimo è 40% di voti con il proporzionale e 70% con il maggioritario. Percentuali impossibili per qualunque partito».
Quindi come finirà?
«Finirà con due scenari da fantapolitica, scriva proprio così, "fantapolitica". Ipotesi uno: Renzi-Pd e Berlusconi-Forza Italia insieme raggiungono la maggioranza. Ipotesi due: non la raggiungono, e Berlusconi porta la sua coalizione (che starebbe al 35%) con Salvini, Meloni, animalisti. Il che significherebbe che Berlusconi deve convincere Salvini a entrare al governo delle larghe intese con il Pd!».
Due galli in un pollaio?
GRILLO SALVINI RENZI BERLUSCONI
«Improbabile che siano solo Renzi e Berlusconi ad avere la maggioranza. Per cui, se e ammesso se, Berlusconi portasse il 35% con la sua coalizione, non ci sarà competizione Renzi-Berlusconi, perché Berlusconi portando Salvini otterrà di nominare l'uomo per Palazzo Chigi, per esempio Tajani. Ma è fantapolitica pensare a Salvini al governo con il Pd».
Maliziosamente possiamo dire che il Rosatellum è stato pensato per obbligare le larghe intese?
Indubbiamente, perché la matematica non è un' opinione e i numeri non ci sono per alcun partito candidato a governare. Renzi e Berlusconi hanno voluto una legge elettorale (aspettiamo il voto al Senato, ma ci sarà probabilmente) che desse a loro il potere, a metà ma pur sempre potere».
L'Italia ha un continuo cambio di leggi elettorali come nessuno al mondo. Come si spiega?
«Assistiamo al cambio radicale di un' era politica. Fino a un certo periodo in qualche modo, anche se parziale, gli elettori potevano scegliere chi li rappresentasse in Parlamento. Poi con Porcellum, Italicum e Consultellum è finito il potere dell' elettore di esprimere un' effettiva preferenza, siamo da anni nel regno dei nominati dai partiti».
Hanno un senso i due referendum per l'autonomia lombarda e veneta?
«Non conosco la situazione amministrativa-burocratica delle due Regioni, ma so per esempio che in entrambe la sanità è un primato di eccellenza. Dal punto di vista giuridico, per avere effetto concreto, il Sì che molto probabilmente vincerà potrà concretizzarsi solo con una successiva legge di riforma costituzionale.
Quindi i referendum in Lombardia e Veneto hanno un senso, comprensibile, per gli abitanti delle due Regioni, ne hanno meno per il resto d' Italia dove l' istituzione regionale è vista con sfiducia, la stessa sfiducia che nel Centro Sud si nutre verso la politica e lo Stato centrale».
Referendum in Catalogna, in Lombardia e in Veneto. Sono legali?
«In Catalogna no e in Italia sì. In Catalogna no perché la Costituzione dello Stato spagnolo vieta espressamente l' indipendenza di una regione senza una legge a monte, quindi senza una modifica costituzionale. I catalani vogliono una vera autonomia subito. Invece in Lombardia e in Veneto sono referendum consultivi, cioè si chiede agli elettori di quella parte della nazione se vogliano maggiore autonomia, soprattutto nei settori di spesa, di fisco e di risorse tra Stato centrale e Regione. Ripeto, indispensabile sarà una riforma costituzionale per attuare le scelte referendarie».
Attenzione allora a non confondere la Catalogna con Lombardia e Veneto?
«Esattamente. Fra l' altro in Lombardia domenica prossima non sarà necessaria la maggioranza degli elettori, mentre in Veneto occorrerà il 50% più uno perché il referendum sia valido.
Noi abbiamo l' esempio che attira delle Regioni a statuto speciale, ben cinque (Val d' Aosta, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Sicilia, Sardegna), dove mediamente la spesa pro capite è doppia che nelle Regioni ordinarie. La Lombardia e il Veneto insieme rappresentano il 30% del Pil italiano e hanno 16 milioni di abitanti.
Per ora la stima di affluenza ai referendum è del 40/45%.
Se sarà inferiore sarà meno influente il peso politico dei Sì, se sarà superiore l' azione non si fermerà alla consultazione e diventerà una richiesta stabile e istituzionale allo Stato centrale. Come per le prossime elezioni politiche: conteranno i voti ma conterà molto anche l' affluenza. Il cui trend negli ultimi anni è costantemente in calo».
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