
FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI…
a cura di COLIN WARD (Special Guest: Pippo il Patriota)
1 - NON AVRAI ALTRA LEGGE CHE IL CODICE IBAN
Ed eccole qui, le famose privatizzazioni dell'Italietta legata mani e piedi alla Troika e agli interessi trans-nazionali. "Lo Stato vende per 12 miliardi", annuncia a tutta prima la Stampa, "dalle quote di Fincantieri al 3% di Eni, c'è il via libera alle dismissioni". C'era da aspettarselo: Bruxelles ha fatto rifare i compiti sulla Manovra ad Aspenio Letta e oggi non si poteva certo mandare il povero Saccomanni, detto Er Gelatina, a farsi massacrare dall'Eurogruppo.
Ora il dibattito si sposterà sull'annosa questione "svendere o non svendere" (Renzie ci si è già buttato sopra), ma è tempo perso perché lo sanno anche i pupi che se vendi in periodo di crisi, e con tutti i possibili compratori perfettamente a conoscenza del tuo stato di bisogno, sarai costretto a fare i saldi. Il governo sogna di incassare 12 miliardi, ma solo la metà andrà alla riduzione del debito pubblico (un modesto 0,35%), perché 6 miliardi andranno a finanziare i "piani industriali' della Cassa depositi e prestiti.
E allora, per capire chi si avvantaggerà del piano Letta, bisogna leggere con attenzione le ultime righe del pezzo di Alessandro Barbera sulla Stampa: "Parte di questi fondi serviranno ad aumentare le garanzie per le banche italiane dai rischi di crediti insoluti delle imprese: è quel che prevede uno degli emendamenti alla legge di Stabilità . Un modo per tentare di sostenere la crescita ed evitare alle banche gli ulteriori contraccolpi della crisi aiutandole ad aggirare le regole europee oltre che le nuove severissime regole sui requisiti di capitale. Ma così fan tutti, a partire dai tedeschi" (p. 3).
Allora, sommate queste cosiddette privatizzazioni alla rivalutazione delle quote di Bankitalia ed ecco che avrete la prova dell'ennesimo governo delle banche, affidato ad Aspenio Letta e al suo maestro Abramo Bazoli. E la domanda che andrebbe posta ai nostri augusti economisti da talk show è una sola, semplicissima: siamo di fronte a una crisi del debito pubblico o siamo di fronte a una crisi del debito privato?
2 - IL ROTTAM'ATTORE
Il principino Matteo continua a scalciare in direzione di Re Giorgio, sommo garante del principio "Elezioni quando lo dico io. Cioè mai". E naturalmente ne fa le spese Lettanipote, attaccato sulla difesa di Nonna Pina e sulle privatizzazioni, che per Renzie "saranno una svendita". La Stampa avverte: "Il nuovo Renzi non chiede ministri ma vuole un governo che si muova. Dal 9 dicembre punta a una nuova legge elettorale. Chi darà la sua linea a Montecitorio? Richetti in calo, salgono Boschi e Lotti" (p. 4). Preoccupato il Corriere della Stabilità (bancaria): "Dopo il caso Cancellieri il no sull'economia. Renzi incalza il governo. Ma il sindaco: non cerco un rimpasto".
Già , il caso Cancellieri. A Matteuccio ancora non va giù che Lettanipote abbia tenuto la ministrona sulla cadrega. E allora occhio ad Alberto Statera, su Repubblica, che con la scusa di raccontare da par suo "il network della famiglia Ligresti" e "quella scuderia di prefetti amici, dalla Cancellieri a Lombardi", conclude così l'articolone di giornata: "Volete vedere che il caso Cancellieri non è affatto chiuso?" (p. 9). Se lo dicono da Largo Fochetti, non è chiuso di certo.
3 - IL TERZO TEMPO DI RUBY
Escono le motivazioni della sentenza Ruby Uno e, diciamolo, le prove schiaccianti sono un'altra cosa. "I giudici di Milano: âBerlusconi sapeva dell'età di Ruby'. L'ex premier viene definito il âregista del sistema prostitutivo' di Arcore. Sospetti di inquinamento delle prove: âVersati a Karima circa 5 milioni, 80 mila euro a settimana" (Stampa, p. 6).
Ma il vero cetriolone milanese, quello che, codici alla mano, potrebbe anche far scattare le manette ai polsi del Cainano e dei suoi cari, riguarda i presunti maneggi per nascondere il bunga bunga nei due processi Ruby.
Con il deposito delle motivazioni di ieri, come spiega Luigi Ferrarella sul Corriere (p. 6), il tribunale trasmette gli atti alla procura guidata da Edmondo Bruti Liberati "perché valutino eventuali false testimonianze rese nel processo anche dall'attuale viceministro degli Esteri, Bruno Archi; dalle parlamentari Maria Rosaria Rossi e Licia Ronzulli; dal loro collega Valentino Valentini, ex segretario di Berlusconi; dal giornalista Carlo Rossella (di cui le giudici scrivono che âva stigmatizzata la deposizione' in aula, immemore di una circostanza invece nitida a parere del tribunale); la poliziotta Giorgia Iafrate, che oggi dirige le Volanti a Milano; il caposcorta Giuseppe Estorelli e il cantante Mariano Apicella".
E il due dicembre si raddoppia, con il deposito delle motivazioni della condanna al trio Fede-Mora-Minetti, in cui il tribunale dovrà spiegare perché ha trasmesso alla Procura gli atti a carico dell'ex premier (che rese dichiarazioni spontanee) e dei suoi avvocati Piero Longo e Niccolò Ghedini. E' per questo che intorno al cane Dudù, da qualche tempo, la paura fa novanta.
E sempre a proposito dei processi del Banana, il Messaggero offre oggi una piccola soddisfazione al decadendo di Hardcore: "Il pg della Cassazione accusa Esposito. Azione disciplinare per il magistrato: violò con un'intervista il dovere di riservatezza" (p. 1).
4 - NANO DECADENCE
I lealisti di Fitto e la pitonessa Santadechè rischiano di non raccogliere i frutti della partenza di Angelino Jolie Alfano. E qualcuno spiffera a Repubblica il nome di un pericoloso concorrente per la guida di Farsa Italia: "La svolta del Cavaliere: âNon voglio politici al vertice, il coordinatore sarà Adreani. Il leader forzista vuole l'ad di Mediaset per guidare il nuovo partito. Fitto e Verdini pagano la scelta dell'ex premier: non avranno ruoli chiave" (p. 4).
In concorrenza con Adreani sembra muoversi anche Giovanni Toti, preclaro esempio di giornalista italico: "Il Cavaliere, e ciò mi onora, negli ultimi mesi mi ha chiesto più volte se avessi intenzione di entrare in politica. In generale non lo escludo, e comunque non siamo ancora arrivati a discutere di alcun dettaglio".
Il degno ciuccessore di Emilio Fede alla guida del Tg4 (e di Studio Aperto), intervistato dal Corriere, racconta così i suoi meeting con il Cainano: "Parliamo spesso di politica e mi onoro che ascolti ciò che ho da dire. Se vuole imprimere vigore a Forza Italia, gli ho spiegato che il rilancio dev'essere sostenuto da una campagna virale che lo veda in primo piano: deve stare a centrocampo e tenerlo". Poi, già che c'è, lancia messaggi: "Se dovessi lasciare la guida di due telegiornali non sarebbe per fare esclusivamente il capo della comunicazione" (p. 8).
5 - E RE GIORGIO SI DA' ALLA FUGA (DAVANTI ALLA GIUSTIZIA)
Non abituato a una corte che non sia la sua corte, Re Giorgio prova ancora a evitare di dover testimoniare al processo di Palermo sui vertici di maggioranza Stato-mafia dei primi anni Novanta. Lo racconta serenamente a pagina 25, ripetiamo 25, il Corriere: "La lettera di Napolitano ai giudici: ecco le mie risposte, inutile sentirmi. Il rischio dello scontro istituzionale. Oggi saranno letti i contenuti della missiva. I pm potrebbero non accontentarsi e convocare il capo dello Stato".
E Bella Napoli potrebbe sollevare un nuovo conflitto d'attribuzione, spostando la partita tra le mura amiche della Corte costituzionale. Al di là del merito, fa un po' ridere che giornaloni moralisti, sempre pronti a indicare l'esempio virtuoso di politici del Nord Europa che prendono la metropolitana, o si comportano come comuni cittadini, non facciano una piega di fronte a un capo dello Stato che fa tante storie per una testimonianza in tribunale. Immaginate per un attimo se al Quirinale ci fosse ancora Sandro Pertini. Sarebbe già andato a fare il suo dovere e sugli stessi giornali che oggi tacciono per timore di dispiacere Re Giorgio leggereste commosse e plaudenti articolesse in onore del Presidente-di-tutti-che-non-ha-paura-della-verità .
6 - LA BELLA POLITICA
"Anche ai renziani suggerisco cautela: chi si mette contro di me non ha un futuro roseo. Porta male, insomma. Non so se è chiaro". Il compagno Mirello Crisafulli, signore delle tessere e dei voti a Enna, lancia messaggi dalle colonne di Repubblica (p. 14). Prova a rottamarli, i 110 chili di Mirellone vostro.
Belle storie anche dall'altro capo delle Larghe intese. E arrivano dal "sobrio" Piemonte: "in bus da Berlusconi, pagava la Regione. Mastrullo: 13 mila euro per partecipare al congresso del Pdl. Scontrini anche per cravatte e tartufi. Il consigliere ammette "regali come profumi e vestiti' ai supporter del partito" (Stampa, p. 9). Ma quanto può durare ancora il povero Cota?
7 - NON SONO STATO, IO
Molto istruttiva l'intervista del sindaco di Olbia, Gianni Giovannelli, che alla Stampa dice: "Ho 16 quartieri abusivi e non posso sanarli. I soldi ci sono, ma il patto di stabilità li ha congelati" (p. 11). La colpa ovviamente è dell'Europa, e non di chi ha consentito i 16 quartieri abusivi. Poi apri Repubblica e t'imbatti nel commercialista di Berlusconi, quel Cappellacci che i sardi si sono allegramente votati come presidente della Regione, capace di dire: "Non rinuncio a cemento e campi da golf, troppi vincoli ci impediscono di crescere" (p. 17).
8 - AGENZIA MASTIKAZZI
Impressionante paginata della Stampa messa a disposizione della Boldrinmeier. Che tutta seria conciona così: "Donne, cominciate a ribellarvi da bambine. Io e mia sorella l'abbiamo fatto con i nostri fratelli maschi e abbiamo vinto" (p. 20). Ma vinto cosa? Boh.
9 - ULTIME DA UN POST-PAESE
Il Giornale gode con le nomine del governino. "L''idraulico' amico di Letta diventa capo degli enti lirici. Il commissario Pinelli piace anche a Bray ma ha alle spalle una carriera da ingegnere. La battuta: di musica non capisce un tubo" (p. 2).
colinward@autistici.org
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