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L’EUROPA SOVRANA – SALVINI E ORBAN SFIDANO BRUXELLES, “L’ELITE FINANZIATA DA SOROS E RAPPRESENTATA DA MACRON” E LANCIANO LA CAMPAGNA ELETTORALE PER LE EUROPEE: “MOLTE COSE CAMBIERANNO” – MA L’UNGHERIA CONTINUERÀ A NON PRENDERSI NEMMENO UN MIGRANTE E IL PREMIER UNGHERESE NON LASCERÀ IL PPE (VUOLE SOLO SPOSTARLO MOLTO A DESTRA): "SONO LEALE A BERLUSCONI"
Alberto Mattioli per “la Stampa”
Si sa: Matteo Salvini è in campagna elettorale permanente. Ieri ha iniziato quella delle Europee di maggio. Primo spot, l' incontro a Milano, in Prefettura, con il premier ungherese Viktor Orban, l' uomo nero dell' Europa. Ed è stato subito un evento mediatico, con decine di accreditati, perfino la tivù giapponese, mezza Milano blindata e l' ulteriore pubblicità dalla concomitante manifestazione di protesta della sinistra boldriniana nella vicina piazza San Babila (storicamente, però, di destra pure questa).
Dopo un' oretta di colloquio, ovviamente costruttivo e cordiale, la conferenza stampa congiunta è stata un lungo scambio di complimenti. Orban dice che Salvini «è il suo eroe e da lui dipende la sicurezza dell' Europa» e Matteo replica che l'«amico Viktor» è un «punto fermo» per il continente. Poi Viktor assicura che lui e Salvini «sono compagni di destino» e Matteo chiosa: «Solo politicamente, però». E, sempre Orban, «Salvini in Ungheria è popolarissimo e se si candidasse vincerebbe le elezioni».
Dal caso Ppe ai migranti Minuetti, anzi czarde a parte, l' Ungheria continuerà però a non prendersi nemmeno uno dei migranti che l' Italia vorrebbe spedire in Europa. Né Orban lascerà il Ppe, «sono leale a Berlusconi e l' ho informato di questa visita», ma in realtà vuole conquistarlo e spostarlo a destra: «È in corso un dibattito sull' immigrazione nel quale spero prevalgano le nostre tesi».
Il no netto all' immigrazione è il vero punto d' incontro. E permette ai due di glissare sull' altro no, quello a ogni ridistribuzione dei migranti dei Paesi del Gruppo di Visegrad. La tesi di Orban è semplice: non bisogna trasferire i profughi, ma impedire loro di entrare.
Lui l'ha fatto alzando i famosi muri: «L' Ungheria ha dimostrato che l' immigrazione può essere fermata, sia sul piano giuridico che sul piano fisico. Grazie a Salvini, l' Italia sta facendo lo stesso nel Mediterraneo. Adesso si tratta di dimostrare che è possibile anche rimandare a casa gli immigrati».
La sfida europea In comune, i due hanno anche il nemico, «l' élite europea finanziata da Soros e rappresentata da Macron - e questo è Salvini - sempre bravo a dare lezioni, ma cui chiedo di riaprire il confine di Ventimiglia. Se arrivasse questo esempio, anche i Paesi di Visegrad potrebbero seguirlo».
Intanto però l' Europa c' è, e Salvini spiega che le trattative con i tedeschi per riportare i migranti «secondari» nei Paesi dove sono arrivati (leggi l' Italia) sono in corso, ma che per Roma possono solo essere a saldo zero: «Tanti ne tornano, tanti ne partono».
La vera partita, è chiaro, si giocherà alle elezioni europee. I sondaggi sorridono ai sovranisti, e loro già pregustano la vittoria: «Molte cose cambieranno - giura Orban -. Avremo una nuova Commissione e un nuovo Parlamento che si impegneranno nella difesa dei confini europei. Le alleanze si faranno dopo il voto». Salvini è più enfatico: «Escluderemo la sinistra dal potere, sarà una svolta storica a livello continentale».
Intanto conferma che Tria è in Cina a «cercare sostegno fuori dai confini Ue» per il previsto autunno caldo dei mercati, mentre lui, annuncia, andrà in Nordafrica, Israele e Russia perché «vogliamo avere buoni rapporti con tutti e una politica estera a 360 gradi» (occhio, però, che dopo un giro di 360 gradi si torna al punto di partenza).
E gli alleati di governo che dicono? «Ci sentiamo, ma non ho bisogno di permessi. Ognuno fa la sua parte». A proposito: l' amico Viktor è un modello anche dal punto di vista economico: «La crescita ungherese è del 4%, la disoccupazione inferiore al 3,5, la flat tax del 15 % per le persone fisiche e del 9,5 per le imprese. La dimostrazione che un Paese cresce investendo e non tagliando».
Però nel colloquio Orban gli ha spiegato che «io non ho i sindacati italiani», sic. Nell' attesa di applicare anche qui il keynesismo all' ungherese, ancora strette di mano, sorrisi e complimenti: «Il popolo italiano è un grande popolo, l' Italia è molto più forte di quanto voi stessi pensiate», il bouquet di Orban, che per l' occasione inalberava una cravatta in perfetto verde Lega. Un vero blitz: sbarcato alle 14 a Linate, il magiaro ha mangiato risotto giallo e ossobuco a Brera, ha visto Salvini e alle 18.30 era già ripartito per l' aeroporto.
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