FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Laura Anello per “la Stampa”
I terroni che puzzano? I professori meridionali da buttare fuori dal Nord «a calci in culo»? La gente del Sud «feccia del terzo mondo»? Ma no, acqua passata. Adesso il leader della Lega Nord Matteo Salvini arriva a Palermo indossando una felpa bianca con la scritta «Sicilia», elogia il cannolo («Non smetterei mai di mangiarne») e dice perfino che tiferà per i rosanero nella sfida contro l’Inter.
a napoli carta igienica salvini
SALVINI SICILIA 1SALVINI CONTESTAZIONE 1
«D’altronde, sono un milanista». E il passato? Fa ammenda. «Se abbiamo avuto toni eccessivi in questi anni sul Sud e i meridionali, chiedo scusa, cercheremo di evitare di ricadere negli stessi errori, ma se da qui ci chiamano a migliaia vuol dire che il problema è la forma, non la sostanza».
I siciliani entusiasti
E a vedere la sala gremita dell’Hotel des Palmes, l’albergo storico salvato l’anno scorso dall’annunciata chiusura, l’albergo che tutto ha visto - dal fallimento del milazzismo alle adunate democristiane - viene da dire che ha ragione. Che lo sbarco in terra straniera e disprezzata, nonostante le contestazioni fuori dall’elegante hall, sia un successo. In sala si fa a pugni per entrare, l’aria è torrida, gli animi caldi, i nasi tesi a fiutare, come da secoli, dove adesso tiri il vento. Arabi, normanni, spagnoli, francesi, borboni, sabaudi: tutti stranieri.
Tutti disprezzabili. Tutti potenti utili. Grillini delusi, facce della vecchia politica in cerca dell’ennesimo carro su cui saltare, storici esponenti della destra come l’ex deputato di An Guido Lo Porto («Salvini non mi dispiace») e Francesco Vozza di CasaPound, ma anche Dc di lungo corso come Angelo Attaguile, ieri fan dell’ex governatore autonomista Raffaele Lombardo e oggi coordinatore siciliano dei salviniani. E gente comune che si spella le mani per applaudire l’un tempo nemico che attacca l’euro e chiama alla rivolta collettiva.
I siciliani che contestano
In sala sono quattrocento, altri duecento bazzicano nei corridoi e nelle sale, mentre fuori il movimento «Orgoglio terrone» nato su Facebook tira uova e ortaggi, intona slogan, alza cartelli: «Meglio terrone che leghista coglione», «Salvini, sei nuovo come Berlusconi», «Lega ladrona, Palermo non perdona», «Je suis Terun». Ragazzi dei centri sociali, ma soprattutto giovani dei licei bene della città, pensionati, indignati scesi in strada spontaneamente.
Gente con il perdono meno facile di chi sta dentro ad applaudire, gente che ha tirato fuori da Internet le vecchie frasi della Lega. Il «terroni sporcaccioni e sputacchiosi schifosi» di Radio Padania, i «meridionali sanguisughe» dell’ex presidente della Provincia di Treviso Leonardo Muraro. Saranno duecento.
C’è il presidente dell’associazione omosessuale Articolo 3 Luigi Carollo: «Io sono qui - spiega - perché la linea della Lega sui diritti Lgbt non cambia. Stanno esplorando territori nuovi, ma è un’operazione di facciata». Ci sono i ragazzi che sventolano bandiere del Regno delle Due Sicilie, tirando fuori vecchi armamentari: «Dall’Abruzzo in giù è tutta Sicilia». «Garibaldi? Altro che eroe». «Salvatore Giuliano? Un patriota».
Contro euro ed Europa
Dentro, Salvini e i suoi suonano tutt’altra musica. I nemici sono unici, ormai, da Nord a Sud. L’euro, «moneta da rottamare e superare». L’Europa. La vecchia politica. Gli affari sull’accoglienza agli immigrati. Lo spiega il responsabile economico della Lega, Claudio Borghi: «Nel mondo della lira c’era contrapposizione, allora non aveva senso fare la Lega italiana, ma adesso siamo in guerra». Annuncia: «Quando saremo al governo, raderemo al suolo tutto».
Salvini liquida il presidente della Regione Crocetta e la sua «autonomia fallimentare» come una calamità naturale. Attacca Renzi: «Il peggiore centralista dal ventennio a oggi. A breve vedrò Berlusconi per capire se ha compreso che sta occupando ogni poltrona possibile». Conclude come qui concludono i politici da mezzo secolo: «La Sicilia potrebbe essere una miniera d’oro». Applausi.
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